FACCIAMO IL PUNTO: le news della settimana

Il Blog di Radio IULM vi propone ogni sabato “Facciamo il punto“: una rassegna di alcune delle notizie più rilevanti della settimana. Attraverso un viaggio che si snoda in tutto il mondo ripercorriamo assieme i fatti che hanno occupato le pagine delle principali testate giornalistiche.

Incendi boschivi in Canada: cosa sta succedendo

Il fumo degli incendi boschivi scoppiati nei giorni scorsi in Canada si è diffuso a est degli Stati Uniti, in tutto il Canada e ora ha raggiunto la Norvegia, con la possibilità concreta che arrivi anche al sud dell’Europa. Nonostante possa causare nebbia e odori in Norvegia, non si prevede che rappresenti un rischio per la salute. In Canada e negli Stati Uniti orientali, il fumo ha provocato livelli di inquinamento pericolosi, con avvisi di aria tossica e varie conseguenze negative.
Si prevede che il fumo continui a influenzare la qualità dell’aria nel nord-est degli Stati Uniti e nelle regioni dai Grandi Laghi al Medio Atlantico. Sono state prese misure in diverse città per proteggere i residenti dall’aria inquinata: l’impatto degli incendi ha infatti portato al rinvio di eventi e allo sfollamento di migliaia di canadesi. 

Dal profilo Twitter del fotografo Kyle Brittain

Gli incendi non sono ancora stati domati e gli esperti avvertono che il cambiamento climatico e le azioni umane hanno reso le foreste più suscettibili ai roghi. Sebbene il loro numero sia diminuito, l’area totale bruciata quest’anno è la seconda più grave mai registrata. Squadre di vigili del fuoco provenienti da tutto il mondo sono state dispiegate per aiutare a combattere gli incendi, ma la situazione rimane difficile: alcuni potrebbero continuare a bruciare fino all’autunno.

Per approfondire:

Abuso e tortura nelle celle di Verona: arrestati i poliziotti indagati

Nell’ambito dell’inchiesta sulla Questura di Verona riguardante casi di tortura, maltrattamenti e peculato, la procura ha indagato diciassette persone. Cinque poliziotti in servizio alle Volanti sono stati arrestati e la Procura ha richiesto misure interdittive come la sospensione dal servizio o il trasferimento d’ufficio. Durante un’indagine durata otto mesi condotta dalla squadra mobile di Verona, sono stati scoperti episodi di violenza e torture all’interno della Questura.

Un ispettore e quattro agenti sono stati posti agli arresti domiciliari, accusati di abusi su persone sotto la loro custodia. Gli episodi oggetto dell’indagine si sono verificati tra luglio 2022 e marzo 2023 e gli agenti coinvolti sono accusati di comportamenti che hanno gravemente leso la dignità delle persone coinvolte. I destinatari delle misure cautelari sono stati trasferiti ad altri incarichi qualche mese fa, dopo la conclusione delle indagini. Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha sottolineato che se le accuse risultassero vere, sarebbero di enorme gravità e danneggerebbero l’onore e la reputazione della Polizia di Stato

L’arresto di alcuni poliziotti a Verona per presunti abusi e violenze è una notizia che ci colpisce profondamente. Come giustamente sottolineato dal Capo della Polizia Vittorio Pisani, saremo in grado di affrontare questo momento nel pieno rispetto della nostra missione, e già lo dimostra l’efficacia con cui è stata condotta l’inchiesta dall’interno.
E’ giusto e doveroso accertare l’esistenza di comportamenti illeciti, ma allo stesso tempo è necessario anche il massimo equilibrio da parte di ogni attore pubblico, evitando la triste pratica dei processi di piazza da parte di chi ha il vizio di attaccare le Forze dell’Ordine per partito preso.

Le dichiarazioni del Segretario generale del COISP, Domenico Pianese

Durante gli abusi, i poliziotti picchiavano, insultavano e umiliavano le persone sotto la loro custodia. Gli agenti Filippo Rifici Failla e Roberto Da Rold, insieme ad altri indagati, avrebbero picchiato, aggredito con spray al peperoncino e rinchiuso i fermati, in stato di alterazione psicofisica, senza permettergli di pulire il loro corpo dall’urto dello spray urticante, come previsto dalla legge. Gli agenti hanno negato loro il permesso di uscire dalla cella per andare in bagno e uno dei poliziotti ha istigato uno dei fermati a urinare verso l’alto affinché gli cadesse in testa. Successivamente, il giovane è stato costretto a urinare nell’angolo della cella e utilizzato come straccio per pulire le tracce. Le telecamere di videosorveglianza hanno ripreso il poliziotto mentre picchiava il giovane. Nonostante le torture subite, i poliziotti hanno dichiarato nel verbale di aver completato il turno senza incidenti, nascondendo le immagini delle telecamere.

Per approfondire:

Inondazioni in Ucraina: crollata la diga di Kakhovka

Il 6 giugno 2023 è crollata parte della diga di Kakhovka, in Ucraina, sul fiume Dnepr. Il crollo della diga è stato descritto come uno dei più grandi disastri industriali ed ecologici in Europa degli ultimi decenni, e non è chiaro se sia stato causato da un attacco intenzionale o da un guasto strutturale. Le limitate prove visive rendono difficile determinare le cause esatte. I funzionari occidentali hanno incolpato la Russia per il disastro, accusando direttamente Mosca o considerandola responsabile in quanto aggressore nella guerra contro l’Ucraina. 

Il crollo della diga ha avuto un impatto sull’approvvigionamento di elettricità, irrigazione e acqua potabile nel sud dell’Ucraina, incluso il territorio della Crimea, annessa dalla Russia nel 2014. Prima dell’esplosione, i livelli d’acqua nel bacino erano alti. Sono state avviate operazioni di soccorso per salvare centinaia di persone intrappolate nelle zone allagate. I danni hanno anche coinvolto la centrale nucleare di Zaporizhzhia, situata a monte della diga, sollevando preoccupazioni per la sicurezza.

Rilevamenti di Maxar Technologies

Nel sud dell’Ucraina, poco prima del crollo della diga di Kakhovka, si è verificata un’esplosione secondo le prove raccolte. Rapporti di intelligence provenienti dall’Ucraina e dagli Stati Uniti, insieme a dati sismici dalla Norvegia, supportano questa affermazione. I servizi di sicurezza ucraini hanno intercettato una telefonata che indica che un “gruppo di sabotatori” russo avrebbe fatto esplodere la diga. Dal 2022, questa era sotto il controllo russo a seguito dell’invasione dell’Ucraina.

La distruzione della diga ha provocato inondazioni su vasta scala, spostando migliaia di residenti e causando danni ambientali significativi. Nella telefonata intercettata, due uomini discutevano delle conseguenze del disastro, con uno che ammetteva che le forze russe avevano distrutto la diga. L’audio della telefonata è stato diffuso dal Servizio di Sicurezza dell’Ucraina (SBU), ma non sono stati forniti ulteriori dettagli né è stata verificata la sua autenticità.

Per approfondire:

Ritrovati quattro bambini dispersi nella giungla colombiana: sopravvissuti da soli per quaranta giorni

Quattro bambini, Lesly Jacobombaire Mucutuy (13 anni), Soleiny Jacobombaire Mucutuy (9 anni), Tien Ranoque Mucutuy (4 anni) e Cristin Ranoque Mucutuy (1 anno), dispersi nella giungla dall’1 maggio a seguito di un disastroso incidente aereo, sono stati ritrovati in vita. L’incidente aveva causato la morte della madre, Magdalena Mucutuy Valencia, del pilota Hernando Murcia Morales e del leader indigeno Yarupari Herman Mendoza Hernández. La scomparsa dei bambini ha dato il via a un’ampia operazione di ricerca che ha coinvolto le truppe speciali colombiane e i cercatori indigeni. Nonostante il ritrovamento di alcuni indizi come impronte, un pannolino sporco e una bottiglia, inizialmente la ricerca non aveva avuto successo.

L’operazione di salvataggio, guidata dalle forze armate, chiamata Operazione Speranza, ha richiesto sforzi considerevoli, tra cui l’uso di cani da ricerca, supporto aereo e il lancio di provviste in giro per la giungla con la speranza che i bambini le trovassero. Il Presidente della Colombia Gustavo Petro ha dichiarato che i bambini erano tutti insieme quando sono stati ritrovati, aggiungendo che “Sono figli della giungla e ora sono figli della Colombia“.

I bambini, che nelle foto appaiono emaciati, sono stati visitati dai medici prima di essere trasportati, stamani, al Comando aereo di trasporto militare di Bogotà, la capitale, su un’ambulanza aerea dell’aeronautica militare colombiana. Quattro medici, tra cui un pediatra e un neonatologo, hanno prestato le cure a bordo dell’aereo, secondo quanto riferito dall’aeronautica militare. Il salvataggio dei bambini ha portato sollievo e speranza alla nazione, con il ministro della Difesa Ivan Velasquez che ha elogiato l’esercito e le comunità indigene per il loro contributo. 

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