Il Blog di Radio IULM vi propone ogni sabato “Facciamo il punto“: una rassegna di alcune delle notizie più rilevanti della settimana. Attraverso un viaggio che si snoda in tutto il mondo ripercorriamo assieme i fatti che hanno occupato le pagine delle principali testate giornalistiche.
La NATO approda a Tokyo
Secondo quanto riportato dai media, NATO e Giappone hanno concordato l’apertura di un ufficio di collegamento della NATO a Tokyo nel 2024. Si tratterebbe della prima sede di collegamento della NATO in Asia. L’ufficio faciliterà le consultazioni regolari tra la NATO e i suoi partner regionali, tra cui Giappone, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda. Il piano è stato concordato da entrambe le parti durante la visita del Segretario Generale della NATO Jens Stoltenberg in Giappone nel gennaio 2023, occasione di rafforzamento dei legami tra la NATO e il Giappone.
Con questo accordo, la NATO spera di ottenere un primo “ancoraggio” nella regione Asia-Pacifico, il Giappone spera di rafforzare la propria influenza regionale e gli Stati Uniti sperano di stimolare nuove alleanze militari. Tuttavia, tali azioni potrebbero provocare dispute e tensioni nella regione.
La Cina ha già criticato il Giappone per il progetto di ospitare un ufficio di collegamento della NATO a Tokyo, affermando che l’alleanza militare guidata dagli Stati Uniti interferisce negli affari regionali.
Esortiamo il Giappone a trarre lezioni dalla storia, a rimanere impegnato sulla strada dello sviluppo pacifico e ad evitare di fare cose che potrebbero smantellare la fiducia e compromettere la pace e la stabilità nella regione.
Wang Wenbin – portavoce del Ministero degli Esteri cinese
Per approfondire:
- Reuters: NATO to open Japan office to enable Indo-Pacific consultation, Nikkei Asia reports
- Japan Times: NATO planning to open office in Tokyo, Japan’s envoy to U.S. says
- South China Morning Post: Nato office in Japan risks further entangling ties with China: analysts
La tecnica EIT a Guantanamo: diffusi i disegni del detenuto Abu Zubaydah
Nonostante il governo federale, in particolare la Central Intelligence Agency (CIA), abbia cercato di nascondere le prove dell’effettivo funzionamento delle “tecniche di interrogatorio rafforzate” (EIT) impiegate sui detenuti nei “dark sites” e a Guantanamo Bay, un numero sempre maggiore di rivelazioni ha fornito una visione senza precedenti del programma di tortura.
Una delle più significative è la pubblicazione dei disegni del detenuto Zayn al-Abidin Muhammad Husayn, detto Abu Zubaydah: una serie di 40 disegni che rappresentano le torture subite tra il 2002 e il 2006, insieme a un resoconto dettagliato delle brutalità inflitte su di lui e altri detenuti.
I disegni, inviati al suo avvocato e mai visti prima d’ora, sono presentati in un rapporto intitolato “American Torturers: FBI and CIA Abuses at Dark Sites and Guantánamo“, accompagnati dalle parole di Zubaydah. Denbeaux, uno degli avvocati del detenuto, ha definito questi disegni come un “definitivo ripudio del fallimento e degli abusi della tortura“.
ATTENZIONE: le immagini contenute nel documento, sebbene si tratti di disegni, sono profondamente esplicite e potrebbero urtare la vostra sensibilità
Abu Zubaydah viene definito il “prigioniero eterno” in quanto non è stato accusato di alcun reato, ma non gli è mai stata offerta alcuna prospettiva di rilascio. La settimana scorsa un organismo delle Nazioni Unite ha chiesto il suo rilascio immediato, ritenendo che la sua detenzione, tuttora in corso a Guantanamo, possa costituire un crimine contro l’umanità.
Per approfondire:
- ANSA: Prigioniero Guantanamo denuncia con disegni le torture Usa
- The Guardian: ‘The forever prisoner’: Abu Zubaydah’s drawings expose the US’s depraved torture policy
- NBC News: CIA destroyed tapes despite court orders
- Al Jazeera: The secret diaries of Gitmo detainee Abu Zubaydah
- REPORT of the SENATE SELECT COMMITTEE ON INTELLIGENCE COMMITTEE STUDY of the CENTRAL INTELLIGENCE AGENCY’S DETENTION AND INTERROGATION PROGRAM together with FOREWORD BY CHAIRMAN FEINSTEIN and ADDITIONAL AND MINORITY VIEWS (2014)
Caro affitti: gli studenti universitari campeggiano per protestare
In Italia il caro affitti è un problema che riguarda molte città, in particolare quelle universitarie dove gli studenti faticano a trovare una sistemazione adeguata a prezzi accessibili. Nel corso degli ultimi anni, il prezzo degli affitti è aumentato in maniera significativa, spingendo molti studenti ad abitare in alloggi condivisi o in case molto lontane dalle sedi universitarie.
A causa di questa situazione, negli ultimi anni si sono verificate diverse proteste di studenti in molte città italiane, come Roma, Milano, Firenze e Torino. Gli studenti hanno chiesto al governo di intervenire con politiche per contrastare il caro affitti, come la costruzione di alloggi per studenti a prezzi accessibili e la regolamentazione dei prezzi degli affitti.
Negli ultimi giorni, in seguito al primo episodio di Ilaria Lamera, studentessa del Politecnico di Milano, molti studenti in tutta Italia hanno iniziato a protestare dormendo in tenda. Gli affitti sono in effetti arrivati a toccare dei prezzi esorbitanti, con una media di 800 euro di affitto per una stanza singola.
Palazzo Chigi comunica l’autorizzazione alla presentazione di un emendamento per confermare l’immediata operatività delle misure che destinano 660 milioni di euro all’acquisizione della disponibilità di nuovi posti letto presso alloggi o residenze per studenti delle istituzioni della formazione superiore, stanziamento di cui si parla già dal 2022.
Per approfondire:
- ANSA: Da Nord a Sud, studenti in tenda contro il caro affitti
- L’Espresso: Gli studenti in tenda sono il nuovo nemico della Destra: «Vadano a lavorare, i “tendini” sono come i gretini»
- Corriere della Sera: Storie di studenti fuorisede: «Noi, universitari accampati in tenda»
- Sky tg24: Studentati, 8.500 posti letto dal Pnrr ma i prezzi raggiungono anche gli 800€ al mese
- Il Sole 24ore: Caro affitti, il governo sblocca 660 milioni per gli alloggi universitari
- Il Sole 24ore: Studenti, la protesta delle tende contro il caro affitti: il precedente del 2011 a Tel Aviv