Il Blog di Radio IULM vi propone ogni sabato “Facciamo il punto“: una rassegna di alcune delle notizie più rilevanti della settimana. Attraverso un viaggio che si snoda in tutto il mondo ripercorriamo assieme i fatti che hanno occupato le pagine delle principali testate giornalistiche.
Donald Trump è stato incriminato, la prima volta per un (ex) Presidente
Il Grand Jury di Manhattan ha deciso di mettere sotto accusa l’ex presidente Donald Trump, candidato alla presidenza per il 2024. Non per le inchieste federali legate alle interferenze elettorali, non per l’assalto del 6 gennaio, non per i documenti classificati portati a casa in Florida alla fine della sua Presidenza, ma per aver pagato il silenzio di un’ex star a luci rosse.
Sembrerebbe infatti che l‘imprenditore statunitense avesse avuto incontri sessuali con la pornostar Stormy Daniels dieci anni prima e che, in piena campagna elettorale per le Presidenziali 2016, quell’avventura dovesse essere silenziata. Il silenzio fu pagato 130.000 dollari dall’allora avvocato di Trump, Michael Cohen, e inizialmente giustificato come “spese legali”.
L’ex Presidente, che due settimane fa aveva annunciato con un post il suo arresto e invitato i suoi sostenitori a protestare, ha reagito definendo le accuse “false, corrotte e vergognose” e denunciando l’impossibilità di un giusto processo. Da giorni Trump ha lasciato trapelare la sua intenzione di consegnarsi alla giustizia e di capitalizzare la sua vicenda legale, puntando sull’immagine dell’outsider, vessato dalla giustizia e dal “sistema”. Con questa strategia da una settimana Trump è tornato al centro della scena mediatica, il suo vantaggio tra i candidati repubblicani alla nomination è cresciuto ed ha raccolto oltre 1,5 milioni di dollari in donazioni per le spese legali.
Per approfondire:
- CNN: Donald Trump has been indicted following an investigation into a hush money payment scheme. Here’s what we know
- The Washington Post: Trump indictment follows 50 years of investigation on many fronts
- Sky Tg24: Trump incriminato, il tycoon: “È una persecuzione politica. Darò battaglia”
- AGI: “L’incriminazione di Trump è un cattivo banco di prova”
- Il Fatto Quotidiano: Donald Trump incriminato (o come dice lui ‘indicato’): chissà quali saranno le conseguenze
- Euronews: Donald Trump è il primo ex presidente della storia americana ad essere incriminato
- Huffpost: Ipotesi e paradossi del processo Trump. È candidabile, può diventare presidente, ma non darsi la grazia
Condanna dell’Ue al governo italiano per la sospensione della registrazione delle adozioni delle coppie omogenitoriali
Il Parlamento europeo ha approvato per alzata di mano in plenaria l’emendamento alla proposta di risoluzione sullo Stato di diritto in Ue. Nello specifico tale proposta “condanna le istruzioni date dal governo italiano alla municipalità di Milano di sospendere la registrazione delle adozioni delle coppie omogenitoriali”. L’emendamento, presentato dal gruppo di Renew Europe e supportato da Sinistra, Verdi e Socialisti, invita il governo italiano a “revocare immediatamente la sua decisione”.
Questa decisione porterà inevitabilmente alla discriminazione non solo delle coppie dello stesso sesso, ma anche e soprattutto dei loro figli.
Tale azione costituisce “una violazione diretta dei diritti dei minori, quali elencati nella Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del 1989” ed “esprime preoccupazione per il fatto che tale decisione si iscrive in un più ampio attacco contro la comunità Lgbtqi+ in Italia”.
Per approfondire:
- Unicef: Convenzione sui diritti dell’infanzia
- Il Sole 24ore: Coppie omogenitoriali: Parlamento Ue condanna governo italiano su registrazione figli
- La Repubblica: Il Parlamento Ue condanna Roma: “Registrate i figli di coppie gay”
- Rai News: Coppie omogenitoriali: il Parlamento europeo condanna lo stop del governo italiano a registrazioni
Riforma della giustizia in Israele sospesa: le proteste
Il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato il rinvio della riforma della giustizia a dopo l’estate. La decisione segue manifestazioni incessanti e scioperi dovuti alla proposta del governo e al licenziamento del ministro della Difesa Yoav Galant, espostosi a favore di una sospensione della riforma.
La riforma voluta dal governo di Netanyahu prevede, tra le altre cose, che il governo possa nominare i giudici della Corte Suprema, la rimozione di alcuni sistemi di controllo del sistema giudiziario sul governo e in generale una più ampia libertà dell’esecutivo sulle nomine dei giudici. In parte già approvata, tale riforma ha scatenato grande dissenso in Israele e contrasti anche nel governo.
Le proteste hanno raggiunto il culmine tra il 25 e il 26 marzo, quando 630mila persone sono scese in piazza nelle principali città israeliane per contestare la riforma. Scioperi su tutti i fronti: dall’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv alle università, dai centri commerciali alle banche, dai trasporti alle ambasciate israeliane in tutto il mondo.
Per approfondire:
- BBC: Israel’s Netanyahu delays judicial reforms after mass protests
- Reuters: Israel government to delay disputed judiciary bill amid mass protests
- Sky Tg24: Israele, protesta record contro riforma giustizia. Licenziato il ministro della Difesa
- Il Sole 24ore: Israele, cosa prevede la riforma giudiziaria che ha infiammato le proteste contro Netanyahu
- Ansa: Israele travolto dalle proteste, Netanyahu rinvia la riforma della giustizia
- Il Fatto Quotidiano: Proteste Israele, la riforma giudiziaria non piace neanche ai colossi del commercio. Ecco perché
- La Stampa: Israele, almeno 80 mila persone fuori dalla Knesset, l’estrema destra di Ben Gvir accetta di congelare la riforma della giustizia