Il Blog di Radio IULM vi propone ogni sabato “Facciamo il punto“: una rassegna di alcune delle notizie più rilevanti della settimana. Attraverso un viaggio che si snoda in tutto il mondo ripercorriamo assieme i fatti che hanno occupato le pagine delle principali testate giornalistiche.
Riforma pensioni in Francia: le proteste
Il popolo francese continua ad opporsi alla riforma sulle pensioni: lo sciopero nazionale di giovedì ha visto scendere in strada più di un milione di persone. Le proteste vanno ormai avanti da settimane, diventando progressivamente sempre più violente. Solo durante gli scontri di giovedì sono state fermate 457 persone, mentre si registrano 441 feriti nelle forze dell’ordine e 900 possibili incendi nella città di Parigi. Data la criticità della situazione, l’Eliseo ha comunicato il rinvio della visita prevista per la prossima settimana di re Carlo III in Francia.
La riforma tanto contestata prevede il passaggio dell’età minima per andare in pensione da 62 a 64 anni e l’annullamento di regimi speciali per determinate categorie di lavoratori. Ciononostante, la Francia continuerà a stare sotto la norma europea e di molte altre economie sviluppate, dove l’età in cui si applicano le prestazioni pensionistiche complete è di 65 anni, soglia che si sta spostando sempre più verso i 67 anni.
Per approfondire:
- Il Foglio: Un milione di persone in piazza contro la riforma delle pensioni di Macron
- Sky tg24: Proteste in Francia, incendiato portone del municipio di Bordeaux
- Rai News: Proteste a Parigi e in tutta la Francia per contestare la riforma delle pensioni
- France24: Réforme des retraites : nuit incandescente à Paris et dans plusieurs villes de France
- Le Figaro: Réforme des retraites : une nouvelle soirée de tensions à Paris et en région
- Euronews: Sciopero dei netturbini, a Parigi intervengono le ditte private
- Huffpost: Scontri e incendi in Francia dopo la riforma delle pensioni, più di 100 manifestanti fermati a Parigi
Maternità surrogata, la proposta di Fratelli di Italia
La deputata di Fratelli d’Italia Carolina Varchi ha presentato una proposta di legge che mira a estendere il reato di maternità surrogata anche a chi ne fa ricorso all’estero. Al momento il reato è considerato tale solo se commesso all’interno dei confini italiani. Ad ora non è quindi punibile chi decide di andare in un Paese in cui la maternità surrogata è una pratica legale o dove, come nel caso di Canada e Gran Bretagna, vi si può accedere solo senza un compenso economico.
Chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro.
Articolo 12 della legge 40/2004 sulla procreazione medicalmente assistita
Il fine della proposta è quello di impedire ciò che il ministro della Famiglia Eugenia Roccella ha definito il “mercato dei bambini”. La proposta di Fratelli d’Italia prevede di estendere le pene citate nell’Articolo sopra riportato a chi decide di ricorrere a uno Stato estero.
Per approfondire:
- Il Messaggero: Maternità surrogata, reato universale: cosa dice la proposta di legge FdI e perché mette in difficoltà Schlein
- La Repubblica: Il reato di maternità surrogata: com’è punito in Italia, cosa vuole fare la destra e le controproposte della sinistra
- LaPresse: Maternità surrogata, Mollicone: “Reato più grave di pedofilia”
- La Repubblica: L’attacco di Roccella da Annunziata: “La maternità surrogata? E’ un mercato di bambini. Il nostro modello prevede una mamma e papà”
Tensioni tra Israele e Palestina: il ministro Bezalel Smotrich rincara la dose
In un periodo già caratterizzato da alte tensioni tra Tel Aviv e i movimenti palestinesi, non stanno aiutando i commenti di Bezalel Smotrich, ministro delle Finanze di Israele. Il leader del Partito Sionista Religioso di estrema destra aveva già fatto discutere molto in seguito alle sue dichiarazioni sul villaggio di Huwara, teatro di un attentato lo scorso 26 febbraio, che a sua detta dovrebbe “essere cancellato”. Smotrich ha nuovamente sollevato grande sdegno a livello internazionale dopo che, ospite a Parigi per una conferenza, ha affermato che “non si può parlare di palestinesi perché non esiste un popolo palestinese”. Secondo il leader israeliano, quella del popolo palestinese sarebbe “una finzione” ben orchestrata volta ad ostacolare il movimento sionista. Se le parole su Huwara avevano fatto inorridire perfino l’alleato americano Ned Price, il quale le ha definite “ripugnanti”, questa volta i commenti del ministro hanno spinto a rispondere l’Alto rappresentante UE per gli Affari Esteri, Josep Borrell.
Devo deplorare questi commenti inaccettabili del ministro Smotrich. È sbagliato, è irrispettoso, è pericoloso, è controproducente dire questo genere di cose in una situazione già tesa.
Borrell ha poi chiesto al governo israeliano guidato da Benjamin Netanyahu di “rinnegare queste parole e cominciare a lavorare per ridurre le tensioni”.
Per approfondire:
- Rai News: Israele, il ministro delle Finanze: “Il villaggio di Huwara va cancellato”. Gli Usa: “Ripugnante”
- Il Fatto Quotidiano: Israele, primo ok della Knesset alla pena di morte per i terroristi. Ministro delle Finanze: “Cancellare il villaggio palestinese di Huwara”
- EuNews: Borrell risponde ancora al ministro di Israele negazionista sulla Palestina: “Irrispettoso, pericoloso e controproducente”
- Il Post: Il parlamento israeliano ha votato un emendamento che permetterà ai cittadini israeliani di tornare a vivere in quattro insediamenti della Cisgiordania evacuati nel 2005
- New York Times: American Jews, You Have to Choose Sides on Israel
- Israel Policy Forum: Statement from American Jewish leaders: Smotrich should not be given a platform in our community
Uganda e l’opposizione alla comunità LGBT: approvato il disegno di legge che prevede ergastolo e pena di morte
Il parlamento dell’Uganda ha approvato una legislazione antigay che propone nuove e severe sanzioni per le relazioni omosessuali e criminalizza chiunque si identifichi come membro della comunità LGBT.
Mentre più di 30 paesi africani, tra cui l’Uganda, già vietano le relazioni tra persone dello stesso sesso, la nuova legge approvata martedì sembra essere la prima a vietare il mero identificarsi come lesbica, gay, bisessuale, transgender e queer, afferma Human Rights Watch.
La nuova legge, con la quale gli appartenenti alla comunità LGBT rischieranno dai dieci anni di reclusione all’ergastolo, e in alcuni casi persino la pena di morte, ha scatenato le proteste di Nazioni Unite, Casa Bianca e Unione Europea prima ancora di entrare in vigore. Tali istituzioni si sono infatti mostrate unite nel sollecitare il presidente ugandese Yoweri Museveni a non firmare il provvedimento. All’atto pratico questo può essere ormai bloccato solo da lui, il quale potrà porre il veto o rendere il disegno una legge a tutti gli effetti. Tuttavia Museveni ha recentemente implicato di sostenere il disegno di legge, accusando nazioni occidentali di cui non ha fatto esplicitamente menzione di “cercare di imporre le loro pratiche ad altre persone”.
Per approfondire:
- Sky tg24: Uganda, legge contro gay e lesbiche: rischiano ergastolo e pena di morte
- CNN: UN and US join chorus of condemnation against Uganda’s hardline anti-LGBT bill
- Il Messaggero: In Africa trenta Paesi contro i gay, l’ultima legge draconiana è in Uganda dove si rischiano 10 anni di carcere
- Reuters: Uganda passes a law making it a crime to identify as LGBTQ
- Internazionale: L’omofobia dell’Uganda riguarda anche l’Europa