Dalla generazione New Woman alla premiazione degli Oscar, ecco alcune donne che hanno aiutato la figura femminile ad essere riconosciuta nella sua interezza nell’industria cinematografica.
I woman’s film
Fin dalle origini della settima arte, l’industria cinematografica è sempre stata influenzata dal contesto sociale e storico-culturale. Per questo motivo il cinema non rappresentò fin da subito la figura della donna nella sua interezza. Solo grazie ai primi movimenti femministi notiamo un notevole cambiamento della condizione femminile con la nascita della nuova generazione New Woman. Nel cinema moderno vediamo questo cambiamento nella messa in discussione degli stereotipi femminili fondati dal cinema classico. Ciò avviene in particolar modo negli anni ’30 -’40 del novecento grazie ai woman’s film, ovvero narrazioni con protagoniste femminili che si incentravano sul loro punto di vista, avvicinando gli spettatori a tematiche come la maternità, la vita domestica e i problemi emotivi delle donne, rendendo questi personaggi tridimensionali.
Il doppio della figura femminile
Il documentario Essere donne (1965) di Cecilia Mangini (la quale ha fatto la storia nel panorama cinematografico italiano essendo la prima donna ad aver realizzato documentari in Italia) analizza la discrepanza tra l’immagine della donna rappresentata nei film, quindi bella, felice e fiduciosa, e la realtà della condizione familiare e lavorativa delle donne, rendendo protagoniste le figure che si siedono in sala. Sfortunatamente, dopo l’uscita, il documentario fu boicottato e censurato.
Uno sguardo femminile
La prima metà del ‘900 è stata essenziale per l’emancipazione femminile all’interno dell’industria, facendo diventare alcuni nomi eterni. Alcuni esempi sono Greta Garbo, tra le prime femme fatale, la prima sceneggiatrice donna Julia Crawford e Cleo Madison, la prima regista ad andare controcorrente portando sullo schermo tematiche legate all’oppressione e alla discriminazione sessuale dal punto di vista femminile.
Alice Guy Blaché è la primissima regista donna della storia cinematografica che, con il suo film La Féè aux Choux (1896), si aggiudicherebbe anche il primato come ideatrice del film narrativo, se non fosse che il corto è andato sfortunatamente perso.
La statuetta in mani femminili
Anche gli anni 2000 hanno cambiato e variegato il panorama cinematografico, aggiudicando per la prima volta nel 2010 a Kathryn Bigelow la famosa statuetta come miglior regista grazie alla pellicola The Hurt Locker, vincendo altri 6 premi, tra cui miglior film. Nel 2021 Chloé Zhao riceve due premi Oscar come miglior film e miglior regista grazie a Nomadland, rendendola la prima asiatica a raggiungere questo risultato.
Con questo articolo l’obiettivo non è “festeggiare” la figura della donna solo durante la ricorrenza dell’8 Marzo, ma lanciare un messaggio di speranza. Speranza per tutte quelle donne che ricevono i fiori solo questo giorno e restano invisibili per tutto il resto dell’anno. Un messaggio di incoraggiamento per tutte coloro che si affacciano ad una società che piano piano sta cambiando in meglio, anche se a volte delude. Un messaggio a tutti coloro che rispettano, aiutano e amano almeno una donna nella loro vita. Che questa giornata ci serva a spronarci per creare un futuro migliore, prendendo ispirazione da queste grandi donne che hanno preferito combattere la società piuttosto che stare in silenzio.