È arrivato nelle sale cinematografiche dell’Anteo Laggiù qualcuno mi ama, il film documentario realizzato da Mario Martone in occasione del 70esimo anniversario dalla nascita di Massimo Troisi
Il futuro di Troisi non si è ancora consumato
Così il regista Mario Martone inizia la presentazione di Laggiù qualcuno mi ama, fornendo qualche curiosa anticipazione su ciò che sarà mostrato sullo grande schermo da lì a poco.
Il docu-film inizia sulle note di Ij so Pazz di Pino Daniele, con un panorama napoletano in bianco e nero. La casa dove Troisi ha passato gran parte della sua vita, il teatro dove è nato il trio La Smorfia e i diari in cui teneva nota di ogni cosa. Ma soprattutto Napoli, la città, la cultura e la popolazione che Massimo Troisi ha preso nella sua forma di cartolina, per modellarla nei suoi film nelle forme più iconiche e disparate.
Il documentario segue un itinerario preciso, Troisi viene raccontato nel suo ruolo di regista e, come se si trattasse di un pittore del ‘400, si parte dalle opere dell’artista per conoscerlo, ossia dai i suoi film.
Mario Martone ricostruisce la carriera di questo meraviglioso personaggio, alternando spezzoni di film al ritrovamento di appunti personali. La narrazione è arricchita da qualche aneddoto di persone che, anche senza conoscerlo in prima persona, sono state ispirate dalla sua figura.
Sulla locandina compaiono i nomi di Francesco Piccolo, Paolo Sorrentino, Ficarra e Picone, che sul suo esempio hanno basato la loro carriera. Ma anche critici che lo hanno studiato, come Goffredo Fofi e la rivista Sentieri selvaggi, e due tra gli artefici del film Il postino, Michael Radford e Roberto Perpignani. L’unica eccezione tra questi nomi è Anna Pavignano che scriveva con Troisi i film e che Martone incontra per indagare i processi creativi da cui scaturivano.
I due si erano innamorati verso la fine degli anni ’70. Ai tempi lei aveva partecipato a tutti i moti politici nella fase del femminismo meno radicale. Questa sua visione rivoluzionaria ha aiutato Troisi a portare la femminilità sul schermo in tutta la sua brutale onestà. Il pubblico dell’epoca, abituato ad un certo tipo di cinema, era ancora abituato alla figura femminile angelica del Dolce Stilnovo, alla femme fatale. Troisi invece tra le novità dei suoi film traspone le donne come personaggi reali, dal carattere forte e potente che impongono la loro volontà.
Massimo non le insegue, ma le segue…
Dice ancora Mario Martone, questa volta in voice over.
Un cinema che ha la forma della vita
Le pellicole di Troisi appaiono come un unico discorso cinematografico pieno di frammenti e vuoti, ora accesso e ora stanco. Era un cinema che aveva la forma della vita.
E per vita si intende quella spontanea, un po’ maldestra al cui centro c’era l’amore che Troisi descrive come “semplicemente esasperante”.
Nell’epoca dei nuovi comici, come Moretti, Verdone, Benigni, la comicità di Massimo Troisi è una tragicità che fa ridere. Massimo viene descritto da Francesco Piccolo come una figura dolcemente ribelle.
Massimo Troisi è da sempre un personaggio divertente ma straziante. Uno dei talenti di Troisi era mostrare e mostrarsi come una persona al di sotto delle possibilità e questo lo avvicinava al suo pubblico.
Lui era un’anima fragile e rispetto a questa sua fragilità fa un passo indietro nei suoi film, mostrandosi in tutta la sua mortale umanità. La comicità di Massimo Troisi è sempre stata al servizio dei sentimenti e del cinema non il contrario. Quindi questa volta è giusto che sia il cinema a restituire il favore a Troisi. E Martone riesce perfettamente in questo intento.
Ti presento Massimo Troisi: una risata spontanea
Io ho conosciuto Massimo Troisi grazie a mia mamma, che mi ha mostrato qualche sketch del trio La Smorfia. Avevo all’incirca sette anni quando ho visto un giovane Lello Arena vestito da angelo Gabriele che annunciava alla donna sbagliata (vestita dai panni di Massimo Troisi) una miracolosa gravidanza. Io e mia mamma abbiamo iniziato a piangere dalle risate. Mi aveva raccontato la storia di questo grande comico, amico di Pino Daniele che purtroppo era morto giovane per problemi al cuore.
Dopo il film di Martone ho pensato fosse ironico che la parte più bella di Troisi fosse stata la causa della sua dipartita. Proprio lui che il suo cuore lo ha mostrato in ogni film, forte e palpitante di passione. Il cuore di Troisi batte ancora attraverso i suoi film, e noi lo vediamo messo in scena ogni volta con una sfumatura diversa. La vita che Mario Martone ci racconta è uno spettacolo che fa sorridere.
Prendete qualche ora del vostro tempo e vi chiudete in sala incuriositi per finire con le lacrime agli occhi.
Del resto Massimo lo aveva detto che a noi Non ci resta che piangere.