Festival di Sanremo 2023: quali look e quali messaggi ci attendono? 

È risaputo l’importante impatto visivo che crea il Festival sanremese, durante il quale ogni anno moda e musica convergono diventando un unicum. Non è solo il brano che si decide di portare al Festival di Sanremo a poter presentare caratteristiche lungimiranti, creative, anticonvenzionali, bensì anche i look indossati dai cantanti, e i corrispettivi messaggi che trasmettono, hanno un ruolo rilevante. 

Durante la scorsa edizione, Gucci e Valentino hanno catturato una certa attenzione vestendo rispettivamente i Måneskin e Blanco. Gucci presentò tailleur in raso, camicie in organza, pantaloni in pelle, il tutto firmato dal Direttore Creativo Alessandro Michele. Valentino invece, grazie al Direttore Creativo Pierpaolo Piccioli, optò per t-shirt in chiffon, cappa in cady lunga, romantiche camicie in pizzo e organza.

Ma cos’hanno in comune i due brand così distanti tra loro? In fondo adottano codici estetici diversissimi.

Riccardo Fabbriconi, in arte Blanco, in Valentino sul palco dell’Ariston con un mazzo di fiori, febbraio 2022
Fonte: https://www.amica.it/gallery/blanco-mahmood-sanremo-2022-brividi-look/ANSA/ETTORE FERRARI

Look genderless

Ciò che ha legato le due firme è stato il fatto che per una volta al Festival i look maschili hanno dominato la scena maggiormente rispetto a quelli femminili e, in aggiunta, c’è stata la volontà di promuovere una tendenza genderless abbattendo per sempre i confini e le consuetudini che ci tengono prigionieri all’interno di confini stereotipati. I testi dei brani, che parlano di amore senza regole, pregiudizi e confini, si rispecchiano visibilmente sui loro capi. Genderless è stata anche la scelta del presentatore Amadeus di consegnare a tutti, sia uomini che donne, i fiori tipici del paese ligure.

Tuttavia, rispetto a questa volontà di sfumare i generi, di abbattere le dicotomie e i pregiudizi, di marcare la presenza di una gioventù più consapevole delle problematiche sociali e ambientali, c’è chi contesta e spera in un ritorno a una moda rigorosa ed ”elegante”.

Ma la questione è: che cosa indica concretamente la nozione di “eleganza”?

Il termine deriva dal latino eligere, che significa “scegliere”, ovvero “saper scegliere”. Si può scegliere in maniera inconsapevole o consapevole, quando scelgo inconsapevolmente lo faccio attraverso una trasmissione intergenerazionale del patrimonio culturale. È un processo che subisce indubbiamente delle variazioni poiché ogni individuo adatta ciò che ha appreso alla sua soggettività. Il successo dello stile italiano evidenzia la capacità di innovazione in una tradizione di grandi firme ed è duraturo poiché le mode passano, ma lo stile resta.

Viceversa, quando studio consapevolmente la moda ho la volontà di nutrire a livello culturale la mia testa di immagini, storia e regole. Successivamente alla comprensione arriva il momento di attribuire dei significati ai fenomeni appresi per consentirmi di avere una visione critica del mondo in cui vivo. Le regole assimilate mi consentono di stravolgerle al fine di comunicare un messaggio a livello sociale, culturale o politico. 

Da questo punto di vista ritengo che la più grande stravolgitrice di dettami fu la designer inglese, venuta a mancare di recente, Vivienne Westwood. La Westwood, tra spille da balia, tartan scozzese, tacchi vertiginosi e t-shirt strappate, rivisitò in chiave punk lo stile new romantic e fu una delle prime a sottolineare l’importanza di una moda più etica e sostenibile.

Chissà quest’anno cosa avrà in serbo per noi il Festival di Sanremo 2023 e soprattutto quali look ci ammalieranno maggiormente. Ciò che è importante sono gli ideali che verranno trasmessi con l’augurio che quest’ultimi vengano compresi da parte degli spettatori. 

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