In Iran continuano le proteste. Contrariamente a quanto sostenuto dalle previsioni iniziali, le manifestazioni hanno dimostrato di essere piuttosto resistenti causando sempre più tensioni internazionali.
Sono passati ormai più di 100 giorni da quando le manifestazioni sono scoppiate in tutto l’Iran in seguito alla morte di Mahsa Amini, arrestata dalla polizia morale per presunta inosservanza del codice di abbigliamento imposto alle donne dal governo. Nonostante l’altissimo bilancio delle vittime (le organizzazioni per i diritti umani hanno contato più di 500 uccisioni durante i disordini), la dura repressione del governo e almeno due esecuzioni capitali legate alle proteste, quest’ultime non sembrano volersi fermare, causando sempre più tensioni a livello nazionale ed internazionale.
Sfida al regime
Dall’inizio delle proteste sono sempre più i civili che sfidano il regime con atti che esprimono il dissenso nei confronti delle dure leggi del paese. I gesti che hanno fatto e fanno più parlare, aizzando ulteriormente i manifestanti contro il governo iraniano, sono quelli di personalità con un alto rilievo sociale come ad esempio le sportive: abbiamo assistito infatti a numerosi guanti di sfida lanciati in nome della libertà.
Sara Khadim al-Sharia non è la prima, e non sarà probabilmente l’ultima, a contrastare il regime non indossando l’hijab durante una competizione internazionale. Tuttavia alcuni precedenti mostrano come sia essenziale agire con cautela anche quando si professa il proprio dissenso.
È il caso di Elnaz Rekabi, l’arrampicatrice che ha deciso di competere in Corea del Sud senza indossare il velo. L’atleta sarebbe stata accolta in Iran al suo ritorno, ma una notizia di IranWire, ripresa anche da CNN, riferisce come la casa della sua famiglia sia stata distrutta dagli ufficiali.
Casi meno noti ma altrettanto rilevanti sono quelli della pattinatrice Niloufar Mardani, salita senza velo sul podio dopo una gara in Turchia, e Parmida Ghasemi, arciera che ha tolto l’hijab di fronte ai funzionari della federazione durante la premiazione della Tehran Tirokman League.
Tensioni internazionali
Le proteste hanno notevolmente danneggiato le relazioni tra Teheran e l’Occidente: Stati Uniti, Unione Europea, Regno Unito, Canada, Australia e Nuova Zelanda hanno imposto sanzioni in materia di diritti umani in risposta a quella che hanno definito come una brutale repressione dei manifestanti. In risposta, l’Iran ha affermato che questi paesi non sono qualificati a condannare violazioni di diritti umani considerata la loro storia e ha imposto le proprie sanzioni a funzionari ed entità americane ed europee.
L’analista politico Diako Hosseini ha annunciato in un’intervista rilasciata ad Al Jazeera che gli oppositori al ripristino dell’accordo nucleare tra Iran e le potenze mondiali stanno spingendo sempre più affinché l’amministrazione del presidente USA Joe Biden abbandoni i negoziati, in stallo da settembre. Gli Stati Uniti hanno pubblicamente affermato che i negoziati per ripristinare l’accordo abbandonato unilateralmente nel 2018 non sono ad ora una priorità per via dell’imperversare delle proteste in Iran.
Sta al governo degli Stati Uniti decidere se vuole cedere a questa pressione politica e lasciare a sé stesso un Iran proiettato verso il nucleare, accettandone i rischi, o se mettere a tacere gli errori di valutazione circa le proteste in Iran e il loro futuro tornando a un accordo che possa ripristinare la stabilità strategica delle relazioni bilaterali e della regione
Diako Hosseini ad Al Jazeera
Anche le relazioni dello stato iraniano con l’Italia si stanno incrinando considerevolmente. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha infatti convocato il nuovo ambasciatore iraniano Mohammad Reza Sabouri, inviato degli ayatollah, a Roma.
“Ho convocato l’ambasciatore dell’Iran per manifestargli l’indignazione e la preoccupazione dell’Italia per ciò che sta accadendo in quel Paese” ha dichiarato Tajani a proposito dell’incontro. Ha continuato dicendo di aver chiesto con grande fermezza la sospensione delle condanne a morte, il blocco immediato delle esecuzioni, la sospensione della repressione violenta delle manifestazioni e che “le autorità politiche aprano un dialogo con i manifestanti” ricordando che “non è una questione di ordine pubblico uccidere una bambina di 12 anni, una bambina di 14 e un ragazzo di 17”. (video del discorso di Tajani)
Iran controbatte all’Italia: basta intromissioni
Il governo iraniano si è mostrato indignato dell’accaduto e, a poche ore dalla convocazione di Sabouri alla Farnesina, le autorità iraniane hanno a loro volta convocato l’ambasciatore italiano Giuseppe Perrone a Teheran. Il ministero degli Esteri iraniano ha espresso, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Irna, il forte dissenso dell’Iran nei confronti degli atti e le osservazioni di alcuni funzionari italiani. Questi continuerebbero infatti a intervenire negli affari interni della Repubblica islamica dichiarando inaccettabili politiche selettive e contrastanti messe in atto dall’Italia rispetto ai diritti umani. Teheran imputa all’Italia la colpa di aver danneggiato gli interessi della nazione iraniana e violato i suoi diritti con l’imposizione di sanzioni illegali, un comportamento che non sarebbe compatibile con i rapporti storici tra i due paesi.
La stessa presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha commentato la situazione in Iran durante la conferenza stampa di fine anno definendola inaccettabile.
“Abbiamo fin qui avuto un approccio dialogante ma è inevitabile che, se queste repressioni nei confronti dei manifestanti non dovessero cessare (…), l’atteggiamento dell’Italia dovrà cambiare” annuncia Meloni.