Nella terza puntata della rubrica Oriens abbiamo deciso di prendere in considerazione un altro esordio italiano alla regia cinematografica. La timidezza delle chiome è una pellicola firmata da Valentina Bertani, presentata alle Giornate degli autori della 79ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia e attualmente distribuita da I Wonder Pictures.
Nella presentazione del film al Cinema Beltrade di Milano la regista, insieme al suo team e ai protagonisti, illustra il lungo percorso che ha portato alla realizzazione di un lavoro cui le etichette stanno strette.
L’incontro galeotto
La timidezza delle chiome è frutto di cinque anni di lavoro, tra incontri, set e viaggi. Valentina, regista che inizia la sua carriera realizzando videoclip musicali e fashion film, afferma che l’idea iniziale è nata dall’incontro casuale a Milano con Benjamin e Joshua, due gemelli omozigoti di origine ebraica. La regista racconta che un giorno, mentre stava parcheggiando la macchina, si è vista passare a fianco questi due ragazzi in divisa da calcetto che l’hanno immediatamente folgorata.
Nonostante fosse stata completamente ignorata dai due gemelli, pattern da cui ammette di essere fortemente attratta a livello visivo, ha provato a rintracciarli chiedendo informazioni ai commercianti del quartiere e, successivamente, a mettersi in contatto con la loro famiglia. Da qui nasce un rapporto profondo e sincero di conoscenza e fiducia che ha permesso a Valentina e alla sua troupe di raccontare il mondo da un punto di vista che esce dai canoni.
Documentario o film narrativo?
La timidezza delle chiome è una pellicola difficilmente incasellabile all’interno di un’unica categoria. L’unico obiettivo che Valentina si era prefissata era quello di raccontare il punto di vista dei due gemelli sulla realtà. Per riuscire nell’intento il film mescola scene riprodotte secondo quanto accaduto nella realtà a veri fatti filmati in diretta.
Il modus operandi della regista per ottenere questa narrazione anarchica, come la definisce, consisteva nel tenersi quotidianamente in contatto con la madre di Joshua e Benjamin che le narrava i fatti avvenuti giorno per giorno.
Durante la realizzazione de La timidezza delle chiome, io e i capi reparto del film abbiamo frequentato Benjamin e Joshua in modo costante per cinque anni. I gemelli sono diventati per noi come membri di una famiglia allargata. Dall’affetto che nutro nei loro confronti è nata l’esigenza di realizzare un
Valentina Bertani
documentario character driven, capace di raccontare il loro difficile periodo di passaggio tra l’infanzia e l’età adulta. […]
Credo sia un’esperienza unica per lo spettatore quella di poter osservare da un punto di vista inedito un modo di vivere poco rappresentato negli audiovisivi: quello di due adolescenti con disabilità intellettiva.
Coproduzione, rompere le righe
Il film è una coproduzione italo-israeliana. La sua natura non è esplicitata se non nella parte finale della narrazione.
I gemelli, una volta maggiorenni, hanno diritto come tutti i cittadini israeliani di partecipare alla leva militare nel loro paese di origine. Joshua, durante la cena di Natale, dichiara alla famiglia riunita che è intenzionato a prestare il servizio di leva in Israele. Benjamin, dapprima un po’ titubante, asseconda il desiderio del gemello pur di non separarsi da lui.
Tuttavia, a causa della loro condizione, sembrerebbe quasi impossibile che ciò accada ma, grazie a una grande ricerca da parte della troupe e numerosi colloqui, Joshua e Benjamin ottengono il permesso per partire e qui inizia la parte della pellicola effettivamente filmata in una base militare israeliana.
I gemelli vengono arruolati in una divisione denominata Special Uniform, che si occupa di cadetti che presentano qualche forma di disabilità, ma che una volta inseriti all’interno di una base militare sono soldati israeliani al cento per cento, con tutti gli onori e doveri che tale ruolo comporta.
La metafora delle chiome
Il titolo della pellicola fa riferimento ad un peculiare comportamento che solo alcune piante assumono. Secondo il blog biopills.net
“La timidezza delle chiome (crown shyness) consiste nello sviluppo di una volta arborea in cui le chiome dei diversi alberi non si toccano, andando a comporre quello che dall’alto è descrivibile come un mosaico. Questo fenomeno, seppur ben documentato, manca tuttavia di una spiegazione definitiva.”
I due gemelli sono da subito facilmente riconoscibili per i loro voluminosi capelli spettinati e, così come alcuni alberi, pur crescendo vicino cercano continuamente di non oscurarsi tra loro, per lasciare anche all’altro la luce, lo spazio necessario affinchè sia possibile nascere vicini e crescere insieme, in simbiosi. Perchè gli alberi non si toccano, si sfiorano.