Donne, Vita, Libertà

Cresce il risentimento nei confronti del governo iraniano: migliaia di manifestanti si riversano nelle piazze di tutto il mondo al grido di “donne, vita, libertà”. Inoltre, attacchi hacker minano la stabilità stessa del governo iraniano.

Le proteste contro il regime islamico in Iran imperversano

Donne, vita, libertà” – questo lo slogan che risuona nelle piazze del mondo a seguito della morte di Mahsa Amini, 22enne curda deceduta sotto la custodia della polizia religiosa di Teheran. La giovane aveva infatti subito un arresto il 13 settembre scorso con l’accusa di aver indossato l’hijab in maniera non conforme alla legge. 

L’episodio ha sollevato non poco risentimento, scatenando proteste a Teheran, la capitale, che si sono poi estese a tutto il paese. La notizia dell’accaduto ha velocemente monopolizzato i social (e di conseguenza i notiziari) in tutti i continenti, suscitando l’ira di uomini e donne di ogni etnia e nazionalità.

Da Tokyo a Washington, da Sydney a Roma folle di manifestanti si stanno riversando in strada per esprimere il loro dissenso riguardo la situazione iraniana. Sabato 22 ottobre a Berlino, a esempio, si è tenuto un corteo dove le forze dell’ordine hanno contato circa 80 mila adesioni. Tra i manifestati erano presenti anche molti iraniani residenti all’estero, volenterosi di mostrare il loro supporto ai connazionali seppur da lontano. 

Minata la stabilità del dominio ayatollah in Iran

Questo incessante perpetuarsi di proteste ha certamente arrecato danni alla stabilità della Repubblica islamica guidata dagli ayatollah. Tali danni sono accentuati da eventi come l’attacco hacker alla tv di Stato, durante il quale i telespettatori si sono trovati davanti all’immagine della Guida Suprema Ali Khamenei circondato da fiamme e con un mirino puntato al volto. Un ulteriore attacco hacker ha causato la diffusione di informazioni relative alle attività nucleari iraniane ottenute dalla società affiliata all’AEOI (Organizzazione per l’energia atomica). L’attacco è stato rivendicato dai Black Reward, gruppo di hacker iraniano.

Il gruppo aveva dato venerdì 21 ottobre un ultimatum di 24 ore alle autorità iraniane, esortandole a liberare tutti i prigionieri politici e i manifestanti arrestati. L’organizzazione ha tuttavia parlato di “inutile chiasso mediatico” aggiungendo che si trattasse solo di “messaggi tecnici di ordinaria amministrazione”, e Teheran continua a negare di essere alla ricerca di un’arma nucleare. 

Da settimane la situazione dello stato iraniano è altamente instabile e le novità si affollano sui notiziari, rendendo quasi impossibile orientarsi e fornire un resoconto completo dei fatti. Le cause di tali rivolte, tuttavia, sono sicuramente da ricercare molto più indietro nella storia del paese rispetto all’ultimo mese.

Se foste interessati ad approfondire l’argomento potete iniziare con l’articolo di Radio Farda La rivolta delle donne in Iran, pubblicato e tradotto dal settimanale di attualità Internazionale.

Autore

1 Commento

  • Pubblicato il 27 Ottobre 2022 18:13 0Likes
    Lara Porfiri

    Sarebbe davvero interessante se IULM riuscisse a proporre incontri sulla situazione attuale in Iran.
    È un argomento che ci tocca tutti

Lascia un commento