Garipalli è una start-up italiana nata nel 2021 dalla collaborazione di Luca De Bellis, Simone Mezzenga, Simone Radaelli e Carlo Knol. Radio IULM ha avuto il piacere di intervistare il suo ideatore Luca De Bellis.
Il nome Garipalli nasce dall’unione delle prime quattro lettere di Garibaldi, “Gari”, e dalla parola “Palli”, che in coreano significa veloce, immediato.
Garipalli è perciò un’esperienza per conoscere l’Italia in modo veloce interattivo e immediato”
Luca De Bellis
Come è nato il progetto Garipalli?
L: All’epoca, 4 anni fa circa, mi trovavo all’estero in Corea, quando, grazie al confronto con persone provenienti ormai da tutto il mondo, mi sono reso conto che molti stranieri non conoscevano bene i luoghi italiani da loro visitati, se non come “lista della spesa”. Alla domanda, “come è stata la tua esperienza in Italia?” loro rispondevano con un elenco scritto, senza particolari esperienze o vissuti culturali alla base. E questo genere di risposte si ripeteva come un pattern, un leitmotiv. Da lì, ho iniziato a pensare che tutto ciò fosse una grande perdita per il nostro Paese, perché le nostre città hanno molto da raccontare in termini di patrimoni culturali e artistici, ma anche dal punto di vista sociale.
Luca punta l’attenzione sul fatto che la non conoscenza non sia una colpa, quanto più una mancanza di strumenti che permetta loro di scoprire più in profondità tutto ciò.
Che cos’è Garipalli?
Tornando dai viaggi all’estero, Luca si confronta con amici italiani e si rende conto che questa lacuna non riguarda solamente le persone straniere, “ma anche noi italiani.” Ovviamente, in termini diversi.
L: Noi magari abbiamo sì, le conoscenze storico e artistiche, ma non le opportunità. Un esempio ipotetico potrebbe essere un ragazzo ventenne che da Napoli decide di visitare Venezia. Lo farà per una o due notti, ma purtroppo non di più, per questioni di tempo o ragioni economiche, magari. Questa problematica l’avevo a cuore e mi sono chiesto: posso fare qualcosa?
Da qui nasce il progetto Garipalli. Di cosa si tratta? Bhe, difficile da descrivere. É una city escape? É una visita guidata? É un vagabondare per la città, sperando di incontrare un monumento magnifico dopo aver girato l’angolo? No, nessuna di queste risposte è quella corretta.
Garipalli è un’esperienza da provare e vivere, è un connubio tra digitale e reale, tra antico e moderno, tra cultura e gioco per cui è letteralmente impossibile non essere interessati. Una nuova realtà per scoprire, conoscere e valorizzare il patrimonio culturale del nostro Paese e, soprattutto, è totalmente dedicata ad un target di giovani.
Dopo aver avuto l’idea, come hai fatto a concretizzarla?
L: Dal tardo 2019, dopo aver concluso gli studi universitari, volevo immergermi in questo progetto e creare qualcosa che coinvolgesse le storie e il gioco perché sono tematiche che, bene o male, piacciono a tutti in modo universale. Creare e dare una forma base, simile alle city escape, ma non totalmente uguale. Ho deciso poi di creare un team, da solo non ce l’avrei mai fatta, perché immaginavo una cosa su grande scala! Ora siamo in quattro. Io, due sceneggiatori e un ingegnere informatico. Il progetto vero e proprio è iniziato nel 2020.
La prima domanda che ci siamo posti, dopo aver definito la forma, fu: “Dove?”. Il budget era inesistente. Perciò partimmo da una città che fosse per noi comoda ed economica. Decidemmo Bergamo, perché è la mia città e la conosco bene. In tutto, però, ci impiegammo un anno, a causa anche situazione della pandemia e rallentamenti per i lockdown. Considera che adesso ci impieghiamo un mese, un mese e mezzo non di più. Nel giugno 2021 partì il progetto vero e proprio aperto al pubblico.
I ragazzi, dopo il successo del lancio, non si sono fermati, inglobando altre città tra cui Milano, sede della nostra università, ma anche Venezia, Firenze, Verona, Brescia, e molte altre, con diversi cicli in base alle tematiche che la città offre, ad esempio letterari, storici, artistici, e via dicendo.
Perché un’applicazione?
L: Ci sono stati dei criteri per dar forma all’idea, anche nel modo con cui abbiamo deciso di proporla al pubblico. Dopo l’acquisto, l’esperienza viene proposta sotto forma di chat ed essa permetterà al giocatore di dialogare con un personaggio storico, come se vi steste scambiando dei messaggi. Ci sono molte alte componenti oltre all’applicazione che vi permetteranno di interagire con la vita reale, tra cui scambi di informazioni con commercianti della città, ma anche oggetti di scena creati ad hoc. Abbiamo stabilito degli aggettivi: altamente interattiva, accurata, non convenzionale e vicina al territorio. L’applicazione ha giocato un ruolo fondamentale in questo.
Accurata, perché non ci siamo limitati solo a romanzare le informazioni ma, alla base dell’interazione tramite chat, c’è uno studio accurato e approfondito del patrimonio storico artistico della città, per proporre informazioni ovviamente vere ma, soprattutto, di nicchia, piccole chicche che magari si trovano in piazze secondarie e che pochi conoscono.
Non convenzionale, perché non è un tour da guide turistiche fatto tramite applicazione, bensì una vera e propria esperienza di cui il giocatore ne è protagonista non spettatore.
Vicina, perché sostiene il dialogo e la promozione con gli esercenti della città, ma anche con i comuni. Si è obbligati ad interagire con le persone del posto per completare l’esperienza. Per ogni città che lanciamo stringiamo contatti con due o tre librerie e caffetterie: qualcuno che ha aperto qualcosa con coraggio e di diverso, per supportarsi, insomma. Siamo infatti molto fieri e grati per le relazioni che abbiamo instaurato con tutti i collaboratori che ci sostengono e che noi sosteniamo. Questa è una ricchezza e un contributo che noi offriamo alla città, ma di conseguenza che anche la città offre a noi. É uno scambio e ne siamo felici.
Il connubio tra digitale e reale è evidente, come reputi tu i commenti riguardo la nostra generazione e l’utilizzo di social media? Pensi che usandoli ci tolgano la possibilità di vivere la vita reale?
L: Il digitale fa parte di noi. Siamo cresciuti con le chat e i computer, è inevitabile il confronto con il digitale in quest’epoca. Va saputo sfruttare e non farsi limitare dallo strumento.
A: Garipalli ne è una prova.
L: Sì e ti dirò di più, tanti giocatori a fine esperienza ci riportano feedback come: “Ma che diavolo ho fatto?”. Si ritrovano in una realtà spazio temporale non bene definita, e sono al momento disorientati. Tentano di associare l’esperienza fatta a qualcosa che hanno già vissuto, o già esiste, ma ci sono tanti elementi che la differenziano e la contraddistinguono come esperienza a sé stante, e alla fine si arrendono e rimane solo la ricchezza di aver vissuto qualcosa di unico.
A: Volevo ringraziarti e farvi i complimenti per essere riusciti a mettere in armonia tutti questi elementi, creando qualcosa di unico e, soprattutto, a concretizzarlo e vedere un responso positivo dal pubblico. Tutto ciò è un grande stimolo per noi giovani, vedere una start up che, come si suol dire, prende il volo, è entusiasmante e ci da anche quel pizzico di sicurezza in più, magari per provare anche noi ad osare un po’ di più e a credere nelle nostre idee. Aspetteremo con ansia altre città!
L: Grazie a te, contateci, forse anche all’estero un giorno, chissà!