L’amavo più della sua vita: intervista alla professoressa Ilenia De Bernardis

In occasione della giornata nazionale contro la violenza sulle donne, l’Università IULM ha deciso di organizzare un evento che mira a sensibilizzare sul tema, con il coordinamento del comitato per le pari opportunità d’Ateneo alla prova con il suo primo evento. Il 25 novembre alle ore 17:00 in aula dei 146 verrà proiettata la pièce L’amavo più della sua vita di Cristina Comencini e, in seguito, si terrà una tavola rotonda per parlare approfondire gli spunti che emergeranno.

Abbiamo raccolto la voce di Ilenia De Bernardis, ricercatrice di Letteratura italiana presso la nostra università, organizzatrice dell’evento.

Quest’anno l’Università come ha scelto di celebrare la giornata contro la violenza sulle donne?

Quest’anno noi della IULM abbiamo deciso di proiettare uno spettacolo teatrale. Si tratta di un testo di Cristina Comencini che si chiama L’amavo più della sua vita. È un testo che è stato scritto qualche anno fa e che è stato messo in scena in diversi teatri italiani, scuole e università. Due o tre anni fa è stato anche proiettato alla Sapienza di Roma, per esempio.

È un testo teatrale che ha girato l’Italia e, in genere, dopo la messa in scena, ci rendevamo conto che c’era un grande bisogno di parlare e di partecipare. Quello che proponiamo in IULM domani pomeriggio alle 17:00 in sala dei 146 è proprio la proiezione della pièce teatrale di Cristina Comencini e, a seguire, un dibattito in cui ci saranno sia uomini che donne.

Questo è molto importante perché della violenza maschile contro le donne non si può parlare solo in un gruppo separatista di tre femministe. Bisogna incontrarsi, parlarne, uomini e donne insieme, e quello che ci interessa tanto è sentire i ragazzi, gli studenti e le studentesse. Ci piacerebbe che, da parte della platea, ci fossero domande, condivisioni di sé, sensazioni, osservazioni. Ci piacerebbe che questo fosse un dibattito intergenerazionale.

Come fare per partecipare?

È necessario compilare un form è disponibile sul nostro sito dell’università. Inoltre, è obbligatorio il Green Pass per accedere alla sala dei 146.

Quello che a me piacerebbe è che si potesse creare quella situazione per cui le persone che sono in sala quel giorno prendano parola, quindi mi piacerebbe, domani pomeriggio, vedere tante manine alzate e sentire le vostre osservazioni e i vostri commenti.

Dopo lo spettacolo ci sarà una tavola rotonda per discutere dei temi che emergeranno, in cosa consisterà?

Ci saranno più interventi da parte di due colleghi Mauro Ferraresi e Fabio Vittorini, docenti della nostra università. Sarà presente, inoltre, la delegata al rettore alle pari opportunità, Vanessa Gemmo che introdurrà e interverrà durante la tavola rotonda, e Marina Calloni, professoressa di Filosofia Politica e Sociale dell’Università Bicocca, impegnata da sempre sul tema della violenza contro le donne.

Mi sembra importante che ci sia l’esponente di un’altra università milanese perché è bello, idealmente, pensare che le università di Milano siano tutte sullo stesso fronte; quindi, avere Marina Calloni per noi è particolarmente felice ed è una presenza preziosa.

Lei cosa si immagina e cosa si aspetta dai ragazzi dell’università? Il loro comportamento e le loro reazioni allo spettacolo in programma.

Lo spettacolo è molto toccante ed emozionante. Dall’esperienza che ho all’inizio si rimane un po’ gelati, perché è molto forte dato che le luci sono i riflettori su un funerale. Il funerale di una ragazza che è stata uccisa dal ragazzo che diceva di essere follemente innamorato di lei. È quindi una storia dove l’identificazione è immediata. Chi di noi non ha avuto un fidanzato innamorato follemente, super geloso, protettivo?

Inoltre, è molto profondo perché tocca le corde più intime delle ragazze, ma anche dei ragazzi, perché porta ad una riflessione sulla gelosia e le sue derive.

Quello che mi aspetto è innanzitutto un coinvolgimento emotivo, e su questo sono abbastanza ottimista. Poi mi piacerebbe anche che questa fosse la prima tappa di qualcosa che si può costruire insieme in IULM. Potrebbe essere un primo tassello di un puzzle che possiamo comporre insieme, in maniera intergenerazionale come docenti, studenti, studentesse, ma anche donne del personale tecnico amministrativo. L’università, nelle sue componenti, che si impegna a fare un lavoro insieme.

Ascolta l’intervista completa qui:

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