Da novembre dello scorso anno Concime ha perseguito l’idea di dare una forma e una prospettiva ai lasciti del periodo pandemico. La ricerca ha ceduto il passo a una resa di fronte al caleidoscopio della realtà. Il virus e le sue conseguenze hanno inciso su tutti e allo stesso tempo ciascuno ne ha fatto un’esperienza diversa nella propria quotidianità.
Per ogni persona che sta ricostruendo la sua vita con una nuova sensibilità, ce ne è una che non trova ancora la calce per unire i cocci dispersi. Abbiamo ancora la memoria segnata da una frattura che non potrà rimarginarsi senza che qualcosa vada perduto.
Oltre il necessario
Quando la nostra umanità ci impedisce di restare integri, la fantasia è un collante leggero. L’immaginazione è evanescente, non è cosa di questo mondo. Per questa ragione ciò che ha a che fare con la fantasia spesso non ha senso o è poco comprensibile. Ma è indispensabile.
Ripartire dal senso di necessità e dell’utile è una condanna al nostro futuro e a quello delle generazioni che verranno. Invece, è la contemplazione che abitua lo sguardo alla meraviglia e all’“oltre”. Fermarsi un passo prima significa accontentarsi, con il rischio di essere ciechi alla creatività che rende l’uomo soggetto attivo nella storia.
Nei capitoli di Concime si è fatto spesso riferimento ad attività connotandole come “arti”: il saper ascoltare, la capacità di attendere o il dare un nome alle cose. L’arte, infatti, trascende ambiti o contesti specifici. Ciascuno, a suo modo, può essere artista, e senza che ciò debba declinarsi in una professione prestabilita. È la creazione stessa a evadere confini, etichette e definizioni per essere generativa e dare un senso all’esistenza.
Scegliere
La morte è una livella. La pandemia, però, più che eliminare le differenze sociali, ha accentuato il divario segnato dal privilegio. E chi ha potuto sfruttare la situazione per trarne vantaggio, lo ha fatto.
Questo è il tempo di scegliere e discernere. La pandemia e le modalità di gestione della crisi sanitaria, economica e sociale hanno attivato e promosso delle idee e dei comportamenti che in nessun caso apporterebbero delle risorse per il bene comune e personale. Ora la responsabilità di ogni individuo consta nel ricordare quello che è accaduto, trarre insegnamento dagli errori e impedire il radicamento di visioni che limitino la libertà e i diritti.
Epilogo
Concime si conclude in gratitudine. Grazie a chi ha partecipato alle conversazioni che hanno fatto da matrice agli articoli pubblicati. Grazie a coloro che hanno condiviso spunti, critiche e visioni che i vari capitoli hanno suggerito loro, rendendoli un testo vivo. Nella fiducia reciproca abbiamo creato degli spiragli perché le storie e le esperienze degli altri potessero lasciarci un segno. Scegliere di ascoltare invece del mero sentire è possibile.
Non so se ciò che abbiamo vissuto in questi mesi potrà diventare concime. Nel dubbio, innaffio ogni giorno i desideri che ho seminato.
In momenti simili era facile credere che l’acqua servisse soprattutto per benedire, e solo secondariamente per far crescere le verdure o lavare i panni
Marilynne Robinson, Gilead