Ogni giorno leggiamo e guardiamo passare nei telegiornali notizie di nuovi casi di abuso, violenza, stupro a danni di donne. E questa violenza molte volte viene raccontata cercando implicitamente di giustificare l’aggressore. Si guarda anche al più piccolo dettaglio che possa scagionare il comportamento dell’uomo. È ora di dire basta!
La realtà giornalistica in Italia
Il 25 Novembre i giornali di tutto il mondo, così come tutte le piattaforme di social media e le conversazioni, intime o formali che siano, si sono animate in supporto alla lotta contro la violenza sulle donne. Personaggi pubblici, e non, si sono fatti portavoce del problema che tocca ormai più del 30% della popolazione femminile in Italia. Purtroppo, però, a differenza della copertura mediatica che si diletta in questi dibattiti principalmente, o solamente, in questo preciso giorno dell’anno, questa problematica affligge più di 6 milioni di Italiane anche nei rimanenti 364 giorni dell’anno. Periodo in cui, spesso e volentieri, non solo si lascia in secondo piano, ma rischia di essere oscurata da titoli di giornale che supportano lo stesso patriarcato che crea il problema in sé.
Purtroppo, infatti, non si tratta solo di quanto questa tematica venga trattata, ma soprattutto, di come questa venga riportata.
“Un Vulcano d’idee che non si è fermato un attimo e che, per un momento, è stato spento.”
“A causa della forte gelosia, il fidanzato che faceva uso di sostanze stupefacenti, uccide la compagna: l’amavo davvero.”
“Minigonna e tacchi spillo per una serata con le amiche: sono stata stuprata!”
Questi sono solo tre delle centinaia di casi in cui alcuni tra i giornali più letti ed influenti in Italia hanno distorto la narrativa. Da agghiaccianti esperienze di abuso sulla donna, a giustificazione per l’aggressore e condanna per la vittima.
La risposta social all’ingiustizia sociale
Giulia Pigoni, consigliere regionale dell’Emilia Romagna, infatti dice: “Credo ci sia la volontà di far emergere dei dettagli che spingano le persone a giustificare. Ad esempio quando leggiamo di come era vestita una ragazza prima di essere stuprata piuttosto che di un imminente divorzio come giustificazione all’atto violento da parte dell’uomo, finanche all’omicidio della donna stessa, stiamo davanti ad un’alterazione della realtà nel momento in cui questo viene raccontato come giustificazione.”
Nonostante ciò, se il principale terreno di gioco per questi giornalisti pro patriarcato si è rivelato essere i social media, lo stesso è stato riscattato dai propri sovrani. Influencers e bloggers hanno deciso di lottare contro istituzioni affermate come La Repubblica e Il fatto quotidiano per fare prevalere la voce della giustizia.
“Non ci interessa la dinamica della storia, per quante botte tu abbia ricevuto non sarai mai creduta fino in fondo… giornali d’Italia: VERGOGNA!”. Così risponde la giovane giornalista fiorentina Carlotta Vagnoli, subito supportata dalla celebre fashion influencer Chiara Ferragni, e la fondatrice del profilo Instagram femminista seguito da più di 180 mila followers, Spaghettipolitics.
La speranza nel futuro
il 2020 è stato un anno in cui una pandemia globale ha sottolineato ancora di più quanto forte e importante sia il potere della condivisione. In questo periodo non solo i leoni da tastiera hanno utilizzato la propria presenza digitale per lottare contro problematiche sociali di primaria rilevanza. È stato l’anno del Black Lives Matter, l’anno della lotta per l’ambiente e l’anno in cui le vittime di violenze sulle donne hanno trovato la forza di opporsi ad una scorretta copertura mediatica.
Personalmente, essendo una studentessa di soli vent’anni, mi rendo conto che il presente che questi giornalisti, perlopiù di mezz’età, descrivono non è nemmeno lontanamente paragonabile al futuro che sogno per me e le future generazioni. Per questo motivo è non solo importante, ma assolutamente necessario farsi sentire e sfruttare il potere di uno sforzo collettivo. Oggi come non mai è indispensabile credere che l’unione faccia la forza. Essere imparziali e non condannare attivamente queste ingiustizie è tanto grave quanto supportarle.