Chi sono i Killers dopo “Imploding the mirage”?

I Killers non fanno più rock? Forse è così. Ma il rock è stato troppe cose nei pochi decenni che ne hanno fatto la storia. Perció chi puó dire che Imploding the Mirage, il nuovo album della band di Las Vegas, non sia Rock?

Imloding the mirage
L’artwork di Thomas Blackshear ha effettivamente i toni di un miraggio

Ne avevamo già parlato ad aprile, dopo l’uscita dei primi singoli Caution e Fire in Bone. Ora però, cuffie nelle orecchie, possiamo effettivamente goderci il viaggio che i Killers, insieme ai produttori Shawn Everett e Jonathan Rado, hanno tracciato per noi. Gonna Rock IULM Out torna a raccontare la musica.

Trasformarsi per sopravvivere

Questo il rock lo sa fare bene. È anche i Killers nei loro quasi vent’anni di attività hanno imparato. È un talento delle grandi band e dei grandi artisti, da Springsteen ai Rolling Stones. Ora la prova del tempo è arrivata anche per la band di Brandon Flowers.

Le strade sono due: invecchiare tentando di rimanere sempre giovani o crescere insieme alla propria musica.
L’età dopotutto determina un cambio di visione, lo avevamo già detto, e i Killers hanno scelto di farlo sentire.

Imploding the Mirage non è Hot Fuss

Non che questo sia un male. “Qualcosa è cambiato” recitava un celebre film con Jack Nicholson. La vita è andata avanti e con i loro album precedenti (Hot Fuss del 2004, Sam’s Town del 2006, Sawdust del 2007, Day & Age del 2008, Battle Born del 2012 e Wonderful Wonderful del 2017) I Killers ce lo hanno raccontato.

Dai colpi di testa della gioventù, che giungono agli eccessi della Murder Trilogy (Jenny was a friend of mine, Midnight Show, Leave the Burboun on the shelf) alle difficoltà di vivere in famiglia e mantenersi integri dinnanzi a tutti gli avvenimenti.

Two Peacocks di Thomas Blackshear accompagna Fire in Bone

Imploding the mirage si pone come un seguito ideale, a consacrare la bellezza e la malinconia della vita adulta. La stessa in cui i sogni rischiano di appassire (When the dreams run dry), ma che servono raccogliere obiettivi (Running towards a place) e certezze (Dying breed).

Senza abbandonarsi troppo al patetismo, i testi nati dalla penna, o meglio dalle note del telefono di Flowers, mostrano l’ottimismo di chi ha capito che, seppur con tanti sforzi, si deve sempre guardare avanti.

L’America dei simboli e delle ballad

Restiamo ancora per qualche istante lontani dai travolgenti riff di basso, dai sintetizzatori, dai cambi di ritmo e dai crescendo delle tastiere. Come in quasi tutti gli album precedenti, anche i testi di Imploding the mirage si prestano a più letture.

Molti hanno avvertito sia nella musica che nei testi le influenze del Bruce Springsteen più pop, quello di Born in the USA, per capirci. E, d’altra parte, per raccogliere la missione di cantastorie del loro pezzo di America, quella dei deserti e dei cowboys, i Killers hanno dovuto lavorare su più livelli.

Imploding the mirage
La copertina per il singolo Caution

Così, complici anche le dinamiche produttive, nei brani di Imploding the mirage convivono le strutture solide delle brandi ballad a stelle e strisce (Lightening field of love, My god) con intarsi onirici e surreali, ripresi graficamente anche nell’artwork dell’album.

Un album nato tra il Nevada e lo Utah

Sia musicalmente che a livello testuale probabilmente Imploding the mirage assomiglia al luogo in cui è nato: i deserti del Nevada e dello Utah. Solitario e avvolgente, mutevole ma dotato di una staticità rassicurante.

Dunque, pezzi come la title track, o ancora l’autobiografica Blowback, o più di tutt la radiofonica (l’avrete sicuramente ascoltata) My own soul warning, sono i Killers all’ennesima potenza. Eppure sono i Killers adesso.

Le tastiere, i giochi di sintetizzatori molto anni ottanta e i finali ad ampio respiro li abbiamo sempre ascoltati. Persino in Mr Brightside, il pezzo che ha consacrato la band di Las Vegas all’alternative rock. I duetti con voci femminili (K.d lang e Weyes Blood) invece il frontman di Las Vegas li aveva già sperimentati nei due album solisti Flamingo e The Desidered Effect.

Oggi li ritorviamo lontani da intro di chitarra come quelle di When You Were Young, ma senza che abbiano perso la loro potenza evocativa. E neanche il loro Rock.

D’altra parte, per crescere a volte bisogna perdere qualcosa di significativo. Brandon Flowers e il batterista Ronnie Vanucci per questo ultimo album hanno dovuto fare i conti con l’assenza di uno dei membri storici, il chitarrista e cofondatore Dave Keuning. Mentre il bassista Mark Stormer ha lavorato solo come turnista in studio.

Se è certo che sostituti illustri, come lo storico membro dei Fleetwood Mac, Lindsay Buckingham, hanno aiutato, è tuttavia naturale che l’approccio musicale della band non potesse più essere lo stesso.

Che cos’è Imploding the mirage?

Un bell’interrogativo innanzitutto. Se non ci fossero dubbi o domande non ci sarebbe però la musica.

Quindi ben vengano questi mix rarefatti di country molto soft, accompagnato dai sintetizzatori alla Depeche Mode,di struggenti ballad un po’ alla Springsteen un po’ alla Foreigners di I wanna know what love is. Questo funk che si trasforma in un crescendo rock, queste tastiere romantiche e queste storie così troppo americane.

Imploding the mirage è la musica che guarda al passato e si reinventa. L’elisir per cui i Killers, che più che uccidere questa volta hanno deciso di salvare, anche parlando di vita adulta riescono a mantenersi giovani.

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