Oltre i confini della pandemia prosegue, e il viaggio punta verso oltreoceano. Questa settimana la voce che ci farà da guida sarà quella di Stefano Maria Casella, docente di letteratura anglo-americana presso l’Università IULM.
Ci accompagnerà alla scoperta di un luogo evocativo, che si estende dal Sagamore Bridge a Race Point/Provincetown. Da una parte, secondo i veri “Cape Codders”, iniziano il Massachussets e gli Stati Uniti, dall’altra infuria l’oceano Atlantico. Benvenuti a Cape Cod.
La visione
Sulla spiaggia di Eastham, c’è una targa di bronzo che ricorda il “first encounter” dei Padri Pellegrini del Mayflower con i nativi della tribù Nauset, risalente al tardo Novembre 1620. Cape Cod è infatti un luogo importante nell’immaginario americano. Lì si uniscono i fili di storia, natura, arte e cultura.
Stefano Maria Casella ricorda la prima visione che ebbe del Capo. Fu indimenticabile. Era in aereo, e la rotta nord-atlantica inclinò verso sud.
“Subito sotto si delineò l’immensa mezzaluna del Capo, proiettata in direzione sud-nord e inarcata all’interno verso ovest, di fronte alla Boston Bay. Si vedevano le vaste parabole di sabbia scura sul lato orientale. Sul lato interno lagune e praterie sabbiose, insenature, acquitrini, distese salmastre, e boschetti. Riparati all’interno, centinaia di piccoli punti bianchi sospesi sul verdognolo delle acque: imbarcazioni attraccate o in navigazione nella baia interna.”
Sulle orme di Thoreau
Per Stefano Maria Casella, alla memoria visiva si sovrappone quella letteraria. Con i libri di Henry David Thoreau e di Henry Beston nello zaino, “qualsiasi altra guida sarebbe stata superflua”. Vi sono molti testi che raccontano il Capo. Nessuno, però, ha saputo rendere in maniera così viva, autentica, profonda e poetica quel luogo così unico come hanno fatto prima Thoreau e poi Beston.
Pensatore, scrittore, viandante. Abbiamo avuto l’occasione di conoscere il pensiero vivace e dirompente di Thoreau con La disobbedienza civile nella rubrica Last but not least. È però necessario ricordare anche la sua esperienza di isolamento sul lago Walden, ritiratosi per vivere in maniera semplice e “fino al midollo”.
Anche Thoreau ha vissuto il Capo. La sua permanenza è stata breve, circa due settimane. In quel periodo si è fatto viandante per le rive e le strade di Cape Cod. Stefano Maria Casella sottolinea questa condizione errabonda: “A Walden Thoreau rimane abbastanza fermo, mentre al Capo si muove, esplora, incontra personaggi”. Thoreau osservava i relitti dei naufragi, riflettendo sull’Oceano e rammentando i versi di Omero. Cercava di cogliere la realtà di quel luogo, e al termine del libro sulle sue peregrinazioni a Cape Cod è riportato: “Un uomo può starsene lì e gettarsi tutta l’America dietro le spalle“.
Beston e l’abbandono dell’antropocentrismo
Henry Beston scoprì Cape Cod nella seconda metà degli anni Venti del secolo scorso. Arrivava da Boston, si innamorò del Capo e lì si fece costruire un piccolo cottage di legno. Visse nella sua “dune shack” davanti alla grande spiaggia di Eastham per un anno. Chiamava la sua capanna “The Fo’ Castle“, vedendola come un castello di prua, affacciato sull’oceano.
Nel suo libro The Outermost House (1928) Beston descrive i fenomeni naturali e compone una sorta di enciclopedia ornitologica e naturalistica del Capo. Leggendolo tra le righe affiora la sua figura sfaccettata, segnata da una profondissima umanità. Egli si libera della visione antropocentrica ereditata da secoli per entrare in leggi che non sono quelle dell’uomo. L’uomo può davvero essere sé stesso solo se riuscirà a uscire dai propri schemi di valutazione mentale e capire e far proprie le leggi della Natura.
Il non rispetto per la Natura può portare anche a situazioni come quella in cui ci troviamo oggi, con la diffusione del covid-19. Beston, sebbene non faccia certo riferimento a questo flagello, ce lo ricordava già nel 1928.
Le atmosfere del Capo nelle tele di Hopper
Altro grande interprete dello spirito di Cape Cod è stato Edward Hopper, maestro del realismo americano della prima metà del Novecento. Era solito a trascorrere lì l’estate dalla metà degli anni Trenta. Le sue tele sembrano quasi la trasposizione delle immagini che Beston “dipinge” con le parole.
Luci ora abbaglianti e taglienti, ora soffuse e morbide. Ombre lunghe che si proiettano nel cavo interno delle dune. Hopper ci regala “delle atmosfere sospese e magiche“, testimoniando in maniera memorabile il fascino particolare con cui il Capo avvolge chi lo visita e lo scopre.
The Spirit of America
“C’è un equivoco. Si potrebbe avere l’impressione che Cape Cod sia una specie di Eden primigenio, inviolato e ancora vergine.” La questione della wilderness è complessa e implica un paradosso: nel momento in cui l’uomo pone piede in un luogo incontaminato, già non si può più parlare di wilderness.
Durante la sua permanenza a Cape Cod, Stefano Maria Casella vedeva ciò che lo circondava con lo sguardo di Beston e Thoreau perché guidato dalle loro riflessioni. “Dobbiamo scordarci l’immagine del luogo in cui non incontri anima viva. Bisogna chiudere gli occhi su determinati aspetti per poter focalizzarci su quello che ci hanno insegnato e fatto amare questi autori.”
Oggi Cape Cod è altamente turisticizzato. Si tratta di un luogo così denso di riferimenti e attrattive che chiama a sé persone dagli interessi diversi. C’è chi ripercorre i luoghi descritti e dipinti dagli artisti, chi è affascinato dai paesaggi, chi sente il richiamo storico dei Padri Pellegrini. In fondo, non è un caso che la targa del Massachusetts riporti il motto: “The Spirit of America“.