Per la prima tappa della rubrica Oltre i confini della pandemia, Radio IULM ha avuto il piacere di intervistare Massimo De Giuseppe, professore associato di Storia contemporanea presso l’università IULM. Destinazione: Messico.
Il professore De Giuseppe ha partecipato a diversi progetti di ricerca, ideando e coordinando numerosi convegni e seminari internazionali. Fa parte del comitato scientifico della “Revista de historia social y de las mentalidades” e dirige il comitato scientifico del Museo comunitario di Cupilco, Tabasco, Messico. Nel 2008 un suo volume ha ottenuto il premio Desiderio Pirovano per la ricerca storica da parte dell’Istituto Luigi Sturzo di Roma.
Il valore storico
La rivoluzione messicana è uno degli eventi che hanno segnato l’età contemporanea, è stata la prima grande rivoluzione del ‘900. È durata 10 anni, dando vita a uno stato che era alleato degli Stati Uniti ma allo stesso tempo indipendente, nel suo nazionalismo antigringo.
La rivoluzione è un tema comune nell’immaginario dei messicani e ancora oggi resta centrale nell’identità nazionale. Lo dimostra la UNAM (Università Nazionale Autonoma del Messico) nata intorno al processo rivoluzionario.
Il Messico è diventato uno stato simbolico, è il paese di Frida Kahlo e luogo di nascita e diffusione del muralismo di Diego Rivera. Nonostante ciò, l’immagine dei messicani attraverso il cinema hollywoodiano era ben diversa. Questo è avvenuto nel caso di Pancho Villa, uno dei protagonisti villani della rivoluzione, raffigurato come un leader ubriacone, mentre nella realtà era un uomo molto violento ma totalmente astemio.
I personaggi della rivoluzione
Zapata è stato il leader della rivolta contadina, la sua immagine è rimasta iconica per diversi anni. È stata superata solo negli anni ’60 da quella di Che Guevara. Di grande importanza sono i fratelli Serdan, tutti uccisi tranne la sorella Carmen Serdan, incarcerata e poi giustiziata, divenuta poi il simbolo della lotta femminista.
Nella rivoluzione è caratteristica questa forte presenza femminile, in cui le donne non sono soltanto nelle retrovie, come è avvenuto in Europa durante la prima guerra mondiale. Durante la rivoluzione hanno partecipato in prima linea, sono state delle staffette che si battevano, che partecipavano attivamente alla rivoluzione ideologica.
Rivivere la rivoluzione attraverso i luoghi simbolici
Molti luoghi della rivoluzione sono stati valorizzati anche turisticamente, altri, invece, si trovano in zone non molto raccomandabili, anche abbastanza pericolose, perché sono aree complicate, soprattutto quelle del nord a confine con gli Stati Uniti.
Ci sono diversi piccoli luoghi sparsi da sud a nord in cui esiste una storia locale della rivoluzione, che cambia molto a seconda del contesto che viveva ogni regione, ciò crea un ampio mosaico dell’esperienza.
Città del Messico: il fulcro della rivoluzione
Per cogliere a pieno il fulcro della rivoluzione e la storia identitaria, bisogna conoscere Città del Messico, la capitale.
El Zócalo
Il primo luogo che il professor De Giuseppe ci indica è El Zócalo, la piazza centrale della città, più grande di Piazza del Duomo di Milano. È molto importante perché ospita tutti i simboli della storia messicana sedimentati. Da un lato troviamo il Templo Mayor, che rappresenta la zona dei templi aztechi abbattuti durante la conquista spagnola. A fianco delle vestigia azteche, possiamo notare la grande cattedrale costruita dagli spagnoli con le pietre dei templi aztechi. Sull’altro lato della piazza c’è il Palacio Nacional, il palazzo del governo messicano. In questa piazza si sono svolti tutti gli eventi rilevanti della rivoluzione.
Un esempio è un avvenimento molto pittoresco che si collega al momento in cui Francisco Madero, quando ancora non era presidente, ma leader della rivoluzione del nord, arriva a città del Messico il 7 giugno 1911, ed entra accompagnato da un terremoto di magnitudo 7.8 che ha scosso l’intera città.
Palacio Lecumberri
È il carcere in cui hanno ucciso a tradimento il leader Madero. Il luogo è stato successivamente usato dalla dittatura, mentre oggi è l’archivio generale della nazione. Si tratta del sito più importante della memoria archivistica e storica del Messico. L’idea è stata proprio quella di far rinascere un ambiente legato alla leggenda nera, trasformandolo in un luogo di memoria storica e nazionale.
Palazzo del ministero dell’educazione pubblica
Fondato nel 1921 e affrescato, a fine rivoluzione, da Diego Rivera. L’idea, del primo ministro dell’educazione, era di richiamare degli artisti per dipingere la storia della rivoluzione e del passato azteco. Ciò rimanda al periodo medievale, in cui la popolazione analfabeta era istruita attraverso degli affreschi. Zapata, capo rivoluzionario ucciso da poco, appare raffigurato all’interno di un sudario, come un martire cristiano.
Un evento fotogenico
Il professore De Giuseppe definisce la rivoluzione un “evento fotogenico”. È stata uno dei primi eventi seguiti e fotografati in massa, poichè era appena avvenuta la rivoluzione tecnologica delle macchine fotografiche, rese più leggere e trasportabili.
Inoltre, in quel momento nascevano le prime agenzie fotografiche, come quella di Augustin Casasola. È grazie a questa che oggi abbiamo delle foto iconiche di donne soldato, le così dette soldateras, trascinate nella violenza della guerra che ha prodotto più di un milione di vittime.
Come poter sfruttare la storia per uscire dalla pandemia
Per quanto riguarda l’attuale situazione pandemica del Messico, è importante menzionare la piattaforma Memorica, lanciata poco prima dell’inizio del lockdown. È una piattaforma che raduna tutti i principali archivi storici del paese, anche quelli collegati alla rivoluzione messicana, con il fine di digitalizzare e quindi rendere disponibili al grande pubblico, tutta una grande serie di temi della storia.
Proprio nel mese di luglio, tutto sarà incentrato sulla storia del personale medico e degli infermieri a partire dagli anni della rivoluzione fino ad oggi. Già sono stati pubblicati molti materiali riguardanti la storia della medicina e dell’infermieristica sulla piattaforma.
Inoltre, è importante ricordare tutte le epidemie che hanno diminuito drasticamente la demografia. Si tratta delle malattie come il vaiolo ed un semplice raffreddore, esportate dagli europei nei secoli di conquista.
Quindi è interessante notare che la rete riesce a mettere a disposizione materiali e che lo fa non solo per addetti ai lavori e per esperti, ma con lo scopo di creare un dibattito pubblico condiviso.