Comunicazione responsabile (o forse no) ai tempi del Covid-19: che direzione seguire? QuarAntenna ha lasciato la parola al Prof. Guido Cornara, docente di Linguaggi e Strategie della comunicazione pubblicitaria, presso l’Università IULM.
I due lati della medaglia
Non è la prima volta nella storia dell’advertising che la pubblicità, si trova ad operare in contesti di crisi. Mettere a punto le scelte più opportune non è sicuramente un gioco da ragazzi!
La comunicazione pubblicitaria ha sempre avuto una sfumatura “irresponsabile e azzardata” e le provocazioni sono state spesso e volentieri all’ordine del giorno. Ad oggi la medaglia viene ribaltata: da un’usuale trasgressione si va verso un profondo senso di responsabilità, che mette un freno alla libertà espressiva delle imprese.
“Siamo di fronte al cosiddetto crisis management” ha spiegato il professore. Quello a cui si riferisce è un processo che la maggior parte delle aziende sta attuando, al fine di limitare le conseguenze negative della crisi.
Chi si aggiudica il primo posto?
In questi giorni il tempo sembra non passare mai. Noia e senso di solitudine vengono colmati (in parte) dai continui messaggi che veicolano i diversi media. Ma quali tra questi è in grado di colpire meglio la nostra attenzione?
Il riconoscimento del medium migliore è in funzione dell’obiettivo finale. Nella scaletta attuale troviamo al primo posto gli innumerevoli social media, i cui protagonisti continuano a diffondere messaggi in modo ripetitivo. “Tormentoni” li ha definiti giocosamente il professore, presentandoci l’esempio più lampante del #iorestoacasa.
Tale approccio sembra essere quindi il più efficace per la scena attuale, un ottimo veicolo di awareness, di sensibilizzazione, di responsabilità ed educazione sociale.
In questo contesto di emergenza, è logico dal punto di vista tecnico, sfruttare l’alto grado di visibilità e di raggiungimento del target che i social media offrono, realizzando Campagne Educational.
Prof. Cornara
Questo è quello di cui ora abbiamo bisogno.
Il ritorno dei medium tradizionali
I protagonisti del momento sono indubbiamente i social media, ma perché svalutare il passato? Il palcoscenico potrebbe avere un “nuovo“ personaggio in scena.
Recenti studi statunitensi dimostrano come alcune grandi aziende, ad esempio Procter & Gamble, abbiano rivalutato la propria strategia di comunicazione, considerando il potere rilevante dei mass media.
“È opportuno rivedere l’utilizzo dei media tradizionali” commenta il professore. “Anche perché in questo momento, siamo quasi forzati ad esservi esposti”. Conseguenza indiscussa della quarantena è, effettivamente, l’aumento del nostro tempo di fronte alla televisione, mass media numero uno per eccellenza.
La soluzione migliore? Un connubio tra passato e presente.
WeRoad: anti – quarantena
Se da un lato abbiamo imprese che sentono sempre più il dovere di sensibilizzare i propri interlocutori, dall’altro troviamo chi fa di provocazioni e umorismo il proprio punto culminante.
Prendere questa direzione non è da tutti, ma sicuramente è una tipica azione che ci si può aspettare da WeRoad. L’agenzia ha infatti dimostrato ancora una volta il suo “animo ribelle”, con l’ultima iniziativa di real-time marketing. Quattro affissioni sparse nel cuore di Milano incoraggiavano le persone a viaggiare in Italia, da loro definito il “Paese più bello del mondo”. Sui manifesti, un semplice sfondo nero e un’emoticon con una mascherina al centro.
“A livello creativo è una campagna interessante, io stesso sono favorevole alle trasgressioni e alle più svariate provocazioni. Ma da un punto di vista sostanziale?“ queste le parole del Prof. Cornara in merito alla delicata questione presa in considerazione.
La comunicazione ha un’enorme responsabilità sociale. Se non è chiaro questo, allora non si è compreso il senso della comunicazione stessa. Quindi occorre domandarsi: “È questo un atto responsabile?”