La crisi del Covid-19 si sta evolvendo di ora in ora. Così la comunicazione la deve seguire. QuarAntenna ne ha discusso con il Prof. Stefano Rolando, esperto di comunicazione pubblica e fondatore dell’Osservatorio di comunicazione in tempo di crisi IULM.
Ascolta l’intervista di QuarAntenna al Prof. Rolando sulla comunicazione di crisi
La crisi, un tempo per riflettere
Quando il Corona Virus ci costringe a casa e sospende gli impegni della nostra vita quotidiana, è il momento di riflettere. Da questa esigenza nasce l’Osservatorio della comunicazione in tempo di crisi IULM.
Si tratta di uno spazio online nel quale vengono caricati i contenuti di vari esperti della comunicazione riguardanti i diversi temi sollevati dalla diffusione del Covid-19.
In situazioni normali difatti la comunicazione pubblica si occupa di leggi, giustizia sociale. Insomma, di tutto ciò che permette la trasformazione di una comunità.
Le situazioni di crisi invece richiedono una reazione competente, senza margini di errore. L’applicazione di misure già sperimentate nella teoria, che deve essere integrata nella pratica. Questo vale anche per la comunicazione di crisi.
Gli studenti, ma non solo
La situazione è drammatica e riguarda tutta la cittadinanza italiana. Non soltanto gli studenti. Per questo l’Osservatorio del Prof. Rolando, dopo essersi inizialmente rivolto agli studenti, ora è disponibile sul sito IULM per tutta la comunità.
Gli studiosi di comunicazione hanno difatti la possibilità di offrire un grande servizio di divulgazione. Oltre che di studiare gli esiti del dibattito pubblico riguardo al Covid-19 sul campo.
Come gli studenti di medicina stanno sperimentando il virus, anche come possibilità di laboratorio, allo stesso modo lo può fare chi se ne occupa dal lato della comunicazione.
A che punto siamo con il dibattito?
Nelle prime fasi di questa crisi il divario tra le opinioni della comunità scientifica era netto. Da una parte i sostenitori della gravità del Virus, dall’altra quelli che lo liquidavano come una banale influenza.
Si è poi aggiunto al dibattito il coro degli economisti, preoccupato delle conseguenze a lungo termine del Covid-19 sulla vita del nostro paese.
Oggi gli scienziati sono riusciti a coalizzarsi e le ragioni della salvaguardia della salute pubblica si sono imposte persino sulle preoccupazioni economiche.
Certo la disputa rimane, tuttavia comunicati come la recente lettera degli anestesisti e dei rianimatori italiani hanno ridimensionato la portata della crisi.
Si dovrà scegliere chi salvare?
Durante emergenze come questa, la medicina è costretta a operare come in tempi di guerra.
Ciò significa che la pressione è enorme, dunque i piccoli gesti di responsabilità, come spostarsi il meno possibile, sono fondamentali.
L’allarme degli operatori sanitari d’altra parte è stato chiaro: se le terapie intensive continueranno ad essere sovraffolate a causa dei contagi, l’eventualità del Triage si farà sempre più concreta.
In quel caso, bisognerà salvare chi ha più motivazioni di vita e questa scelta non penalizzerà soltanto gli anziani.
Il problema è di tutti
Le recentissime misure del Decreto ministeriale del 9 marzo non usano mezzi termini. Il contagio deve essere fermato da tutti, giovani e vecchi, senza abbandonare il sorriso nè la voglia di imparare dalla crisi.