Il festival di Sanremo è senza alcun dubbio l’evento più atteso dell’anno dagli spettatori italiani.
In seguito alle numerosi sollecitazioni da parte degli studenti, la professoressa Daniela Cardini, in collaborazione con Radio IULM, ha permesso di poter seguire la diretta della prima serata del festival proprio in università. Grazie ai suoi contributi, a quelli dei professori Mauro Ferraresi e Fabio Vittorini, ai collegamenti con il professor Giovanni Sibilla e all’inviata di radio IULM Arianna ulivi, c’è stato un intenso e istruttivo scambio di opinioni.
Gli aspetti tecnici
I pareri sullo stile registico utilizzato per questa settantesima edizione sono stati contrastanti. Certamente c’è una grande differenza tra la regia di Stefano Vicario di quest’anno e quella dell’anno scorso di Duccio Forzano. Nel corso della serata gli studenti stessi hanno espresso numerose osservazioni confrontando i due modi molto distanti di raccontare le canzoni. L’intento dovrebbe essere quello di caratterizzare il più possibile ogni esibizione. Così facendo, lo spettatore potrebbe comprendere al meglio la canzone stessa, cercando di valorizzarla.
L’inviata di Radio IULM Arianna Ulivi ha avuto l’occasione di intervistare la professoressa Cardini dopo la conclusione del Festival 2020. Diversi sono gli elementi che hanno reso “discutibile”, secondo la professoressa, la scelta di alcune tecniche registiche. La scenografia ha riscosso gran successo, anche nel corso della Sanremo IULM night, per la sua ricca e particolare configurazione. In ogni caso, forse proprio questo eccesso ha prodotto un effetto stancante e “stucchevole”. Ancora, l’utilizzo delle luci non è stato variegato: gli unici due colori utilizzati sono stati il rosso ed il blu, creando un monotono effetto di ripetizione.
Queste diverse scelte hanno contribuito a rendere l’intero apparato tecnico registico poco curato e senz’altro poco originale. La pecca dunque è la mancanza di creatività. Di questo ne hanno risentito specialmente le stesse esibizioni, anche se c’è stato chi non ha mancato di colpire il pubblico autonomamente, senza l’aiuto della regia. Daniela Cardini propone esempi come Piero Pelù, Tosca, Le Vibrazioni o i Pinguini Tattici Nucleari.
Le nuove proposte e la qualità musicale
Sanremo rappresenta un trampolino di lancio eccezionale, una grande occasione per giovani artisti pronti a spiccare il volo verso il successo. Di conseguenza, il modo in cui i concorrenti vengono giudicati è sicuramente d’estrema importanza. Quest’anno è nuovamente cambiata la modalità di giudizio per le nuove proposte.
Daniela Cardini ha espresso il suo disappunto sulla scelta di far scontrare i concorrenti a due a due: “Eliminando subito un gruppo come gli Eugenio in via di gioia, che a mio parere poteva funzionare molto bene. C’è sempre la sensazione che i giovani vengano tirati da questi meccanismi e non sempre valorizzati“. Infatti questo tipo di approccio penalizza i giovani, che già partono svantaggiati. Ciò è dovuto sia al fatto di essere sconosciuti alla grande maggioranza del pubblico, sia perché gli spettatori sono più interessati ad ascoltare le nuove canzoni dei grandi nomi della musica italiana.
I grandi artisti avranno mantenuto le aspettative dei loro fan? Le canzoni di quest’anno rimarranno nella memoria degli spettatori? “Quello che mi ha stupito, a differenza degli altri anni, è che ad oggi non c’è un pezzo che mi sia rimasto addosso più degli altri. Devo dire però che la qualità media mi è sembrata di ottimo livello“.
Cosa resterà di Sanremo 2020?
La domanda sorge spontanea: cosa ricorderemo di Sanremo 2020? Certamente alcuni concorrenti hanno saputo darsi un tono autonomamente, senza l’aiuto di un certo tipo di regia o conduzione. Le esibizioni di Achille Lauro hanno fatto storcere il naso ai vecchi conservatori e tradizionalisti, che non sono riusciti ad accettare il cambiamento di una generazione che sembra urlare libertà. Lascio ora la parola alla professoressa Cardini, che ha espresso la sua opinione sugli aspetti negativi e positivi di questa edizione, dimostrando che nonostante i suoi settant’anni, questo evento rispecchia l’andamento della televisione generalista italiana.
“Ascolti altissimi e un successo già annunciato dalle polemiche iniziali. Si possono individuare due possibili chiavi di lettura per il festival. La prima è l’horror vacui: scalette infinite, un numero impressionante di ospiti e canzoni. Questo dimostra la volontà di eliminare i rischi del vuoto da parte del direttore artistico, di Amadeus e dei suoi autori. La seconda è il termine “nazionalpopolare”, inventato da Pippo Baudo, la cui conduzione è stata spesso paragonata a quella di Amadeus, e non so se sia un bene. È stata un’edizione che dimostra lo stato di salute della televisione generalista italiana: solida, di ottima qualità per certi aspetti e di una tradizione da cui non vuole staccarsi. Un’edizione che parla ad un pubblico adulto e rischia poco”.
Innovazione e cambiamento. Saranno questi gli elementi che mancano oggi, non solo nello storico festival rappresentate della musica italiana, ma in generale nella nostra televisione generalista?