Sabato 25 Gennaio, Torino, Biblioteca civica musicale Andrea Della Corte. Durante la quarta edizione del Japan Days, organizzata da Animanga, sono intervenuti tre dei più importanti nomi della scuola di doppiaggio italiana: Valentina Mari, Ivo de Palma e Fabrizio Mazzotta.
Il costante ritorno del remake: I Cavalieri dello Zodiaco
Ivo de Palma ha donato la voce a Pegasus ne I Cavalieri dello Zodiaco (1985). In sua presenza non si è potuto fare a meno di discutere della decisione di Netflix di realizzare il remake dell’anime cult. Quello che ha disturbato gran parte del pubblico è stato dettato dalla scelta estetica per il remake: la totale ricostruzione dell’anime non più in 2D ma in 3D. La scelta ha nettamente diviso i fan storici, lasciandone indignati la maggior parte.
Ad ogni modo, quello de I cavalieri dello Zodiaco è solo uno dei tanti casi che si stanno presentando sulla stessa piattaforma di streaming (Netflix). Ricordo infatti il nuovo Ghost in the Shell diretto da Kenji Kamiyama e Shinji Aramaki, i cui primi dodici episodi esordiranno il prossimo aprile.
Nel caso de I Cavalieri dello Zodiaco lo stesso Ivo De Palma ha parlato della ricerca di un nuovo pubblico da parte di Netflix. La strategia è quella di prendere un anime storico e riproporlo, riadattandolo a un nuovo target con una fascia d’età compresa tra i 10 e 14 anni. Cosa c’è di più accattivante per le nuove generazioni se non l’utilizzo di nuove tecniche come quella del 3D e della CGI?
Ad ogni modo, il punto non è opporsi alla possibilità di nuove riletture o interpretazioni di storie che ci hanno già appassionati. È giusto porsi delle domande. Cosa viene lasciato indietro? Cosa invece rimane? La voce di Ivo de Palma è rimasta, e anche qui le critiche non si sono risparmiate.
Il problema vero sorge nel momento in cui il nuovo prodotto non solo perde di qualità, senza che si noti un miglioramento del suo predecessore, ma nuoce anche alla credibilità dell’opera stessa. Diversi e numerosi sono gli esempi di remake che, per quanto abbiano modificato l’opera originale da diversi punti di vista (registico o estetico), hanno mantenuto un’integrità che non ha leso la validità dell’opera originale.
Caso esemplare: il Devilman Crybaby, prodotto proprio da Netflix e diretto da Masaaki Yuasa. Anche in questo caso, numerosi fan del maestro Nagai non hanno mancato di esprimere il loro disaccordo riguardo al totale stravolgimento di due elementi. In primis, la caratterizzazione dello stile di disegno di Yausa. In secondo luogo, la nuova interpretazione della connotazione psicologica dei personaggi.
Il caso de I Cavalieri dello Zodiaco, dunque, ci permette di comprendere che problema non sta nell’idea del remake. Bisogna tentare di capire che il tutto dipende da come l’opera originale viene rimaneggiata e poi riproposta. Il remake apporta sempre qualcosa di nuovo. Questa novità non riguarda solo l’opera in sé, ma anche il pubblico a cui la si vuole mostrare. È il caso del nuovo Cavalieri dello Zodiaco, che vuole rapportarsi con una generazione lontana da un certo tipo di animazione e di storie.
Importanza e complessità dell’adattamento: Evangelion
IL 2020 si presenta come un anno ricco di novità per l’animazione giapponese. Ciò è dovuto ai numerosi titoli che ci attendono e che sono in arrivo nel nostro paese. Tra gli anime già confermati, speriamo che possa aggiungersi il quarto e ultimissimo film che concluderà la serie che ha segnato tutti gli appassionati di animazione. Ebbene sì, stiamo parlando di Neon Genesis Evangelion (1995).
I lunghi mesi di attesa e trepidazione che hanno preceduto l’arrivo di Evangelion sulla piattaforma Netflix sono stati indimenticabili: tutti erano estremamente eccitati. Emozionati dall’idea di un nuovo viaggio alla scoperta di noi stessi grazie all’immersione nei flussi di coscienza di Shinji, Asuka e Rey. E non solo poterlo rivivere, ma farlo addirittura con il cast originale. Sto parlando di quelle voci che anni fa avevano donato un’anima ai nostri meravigliosi amici in 2D. Anche a personaggi che non ne avevano una per davvero (alludo a Rey Ayanami).
Poi, però, la tragedia. Una sommossa incredibile che, come ha sostenuto Valetina Mari (doppiatrice di Rey Ayanami), dimostra che il doppiaggio è un servizio di cui molti non vogliono privarsi. Netflix ha infatti rimosso il doppiaggio dopo le numerose critiche rivolte all’adattamento. Questa scelta ha pienamente evidenziato un diverso ruolo dello spettatore e l’importanza da lui acquisita. Colui che, in quanto cliente e abbonato pagante, non solo ha fatto valere la propria opinione, ma ha fatto sì che quest’ultima fosse accolta dalla piattaforma streaming.
Sono state le critiche dello spettatore a permettere che un provvedimento fosse preso al più presto: l’eliminazione, per l’appunto, del nuovo doppiaggio. Sicuramente in questo processo i social hanno contribuito ad amplificare il dissenso collettivo e a spargere la notizia il più velocemente possibile. Questo è accaduto anche e soprattutto perché, come detto poc’anzi, la serie ancora oggi riscontra grande apprezzamento da parte del pubblico.
Durante l’incontro, lo stesso Fabrizio Mazzotta (direttore del doppiaggio nel nuovo adattamento di Evangelion proposto da Netflix) ha raccontato la fase della lavorazione. I doppiatori hanno trovato enormi difficoltà nel comprendere appieno le parti che stavano recitando. Ciò è accaduto specialmente negli ultimi episodi che diventano pirandellianamente complessi – chi ha visto la serie sa di cosa sto parlando. Come si può pretendere di recitare bene se non si capisce cosa si sta leggendo?
Remake e adattamento sono due pratiche evidentemente legate all’opera originale a cui fanno riferimento. Dunque, devono tener conto di ciò che è stato fatto prima. Si tratta delle finalità, delle ragioni e di tutta una serie di elementi che obbligatoriamente condizionano qualsiasi tipo di opera futura si voglia creare. Compito del remake è cercare di rispettare il lavoro che è stato fatto in precedenza, ma allo stesso tempo apportarvi qualcosa di diverso e innovativo.