Milano accoglie e sfoggia a Palazzo Reale l’opera di Giorgio de Chirico, fondatore della metafisica e dei suoi indimenticabili ”silenzi assordanti”.
La mostra
L’opera di Giorgio de Chirico torna a Palazzo Reale dopo cinquant’anni dalla personale del 1970. L’imponente mostra è aperta dal 25 settembre 2019 al 19 gennaio 2020, e riunisce più di cento opere trasportate da musei di tutto il mondo: la Tate Modern di Londra, il Metropolitan Museum di New York, il Centre Pompidou di Parigi, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma e altri ancora.
A cura di Luca Massimo Barbero e promossa dal Comune di Milano in collaborazione con la Fondazione Giorgio e Isa de Chirico, l’esposizione si propone come summa artistica inedita e completa del maestro del Novecento italiano, celebre pittore e scrittore del suo tempo, incastonato per sempre nella storia dell’arte.
Le prime opere
Il viaggio attraverso i lavori di De Chirico parte dalla Grecia della sua infanzia. L’artista nasce infatti a Volos, in Tessaglia, nel 1888, e la cultura classica che respira fin da bambino è ben visibile nelle numerose rappresentazioni di miti, ancora lontane dalle istanze delle avanguardie novecentesche. Le prime opere sono spesso intervallate da autoritratti e ritratti della madre, esponente della nobiltà italiana.
Parigi, Ferrara e la metafisica
L’itinerario procede con il soggiorno a Parigi, che avvicina de Chirico alle avanguardie degli anni dieci, e lo porta a porre le basi di una nuova corrente, figlia del fermento artistico di questi anni.
La metafisica nasce infatti per proporre una visione della realtà alternativa a quella tangibile, fisica e sensoriale. L’intuizione del maestro viene perfezionata a Ferrara, dove soggiorna negli anni del primo conflitto mondiale.
L’assenza di figure umane è un punto chiave della pittura metafisica. De Chirico rappresenta manichini, lunghissime ombre, statue, spesso in piazze italiane immense e deserte, dominate da surreali cieli azzurri o plumbei. Numerosi punti di fuga, elementi stranianti e onirici della modernità e della tradizione classica, nuova interpretazione della realtà: tutto concorre a imprigionare queste rappresentazioni in una dimensione esterna al tempo e allo spazio, con cui l’autore ha confidenza e che condivide con l’osservatore.
Oltre la metafisica
Nonostante il nome di de Chirico venga associato primariamente a questa rivoluzionaria corrente, la metafisica non rappresenta il punto di arrivo dell’artista.
Grazie anche al soggiorno a New York e a numerosi viaggi, la sua ispirazione è continuamente sollecitata. Nascono così, per citarne alcuni, la serie de I bagni misteriosi, tradotta anche in una fontana realizzata per Parco Sempione, e le numerose rivisitazioni provocatorie dei miti classici, con eroi ridotti a manichini stanchi e uomini privati di ogni virilità.
Questa dimensione onirica e alienante tipica di de Chirico attraversa anche le otto sale della mostra, che accoglie i visitatori tra pareti traforate, spazi ampi e pertugi, stanze circolari e squadrate, che si astraggono in un viaggio tortuoso nella mente altrettanto intricata di un artista affascinante, provocatorio, e attuale oggi quanto cento anni fa.