Zombie dei Cranberries è l’inno di una generazione. Dolores O’Riordan è invece la sua voce.
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I Cranberries, tra salse e postit
Quando si parla della band di Limerick, inevitabilmente si finisce a raccontare la storia, un po’ benedetta un po’ maledetta, della sua frontman.
Sono stati infatti i virtuosismi della vocalist irlandese, unito a un estro compositivo non privo di momenti di grazia, a cogliere le migliori eredità del Celtic Rock.
Originariamente non era peró Dolores la cantante dei Cranberry Saw-us. Pare impensabile, ma a dir la verità, il compagno musicale dei fratelli Hogan (basso e batteria) era un uomo, Niall Quinn.
A salvare il gruppo, dopo l’abbandono del precedente leader, fu un postit nel quale proprio Quinn segnalava un’amica che avrebbe potuto prendere il suo posto.
Tradizione e ninnananne spensierate
Un po’ ninnananne dal sapore di Lepricauni e prati verdi. Un po’ ballad struggenti o autoironiche in stile U2, o ancora con la potenza strumentale della tradizione folk alla Dubliners. Gli Album dei Cranberries sono estremamente vari.
C’è è il crescendo sognante e un po’ malinconico di Linger, su cui attaccano chitarra e basso. Il rock speranzoso e incalzante di Dreams, un titolo fortunato nel mondo del Rock. Il lamento sorridente di Animal Instinct.
Ci sono poi le melodie leggere, quelle che fanno appello alle memorie spensierate vissute o solo immaginabili. Tra esse rientra a pieno titolo Just My Imagination.
Il sussurro carezzevole di Dolores è capace di passare da un brano all’altro senza perdere mai il proprio incantamento. Anche laddove il racconto è tutt’altro che fatato.
What’s in your head, Zombie
Uscita nel 1993, Zombie è così rappresentativa per il periodo nel quale è nata, dal momento che coglie a piene mani l’attualità.
Il pretesto del testo è la Rivolta del Pasqua avvenuta nell’Irlanda del Nord del 1916. Tuttavia, il vero motivo ispiratore è molto più vicino: l’attentato dell’IRA nella città inglese di Warrington.
La tensione tra Grand Bretagna e le frange indipendentiste dell’Irlanda era talmente sentita da ispirare almeno altri grandi pezzi della storia del Rock, da Sunday Bloody Sunday a The Town I Loved so Well di Phil Coulter del 1973.
I Cramberries sembrano voler chiudere il cerchio. Attingono infatti dall’immaginario di entrambi i testi per innestarlo in quello della guerra interna e mediatizzata degli anni ’90.
Il riff cupo del basso e il grido disperato della chitarra. E poi Dolores che entra, quietando la musica e inquietando chi ascolta. È lei, più che il testo, a narrare autenticamente il dolore di un epoca.
Dolore che incarnerà e recherà con sé fino alla fine. Che ha saputo incarnare, con la stessa efficacia con cui ci svuotava il cuore in un allegra serata di giugno. Dolores, nomen omen.