Il lato oscuro della lotta al Global Warming

Giorgia Ginaldi, laureanda in Turismo Management e Territorio all’università IULM, ha condiviso con noi la sua esperienza in merito alla sua tesi di laurea in Antropologia: “The inuit Way of life: an antropological research in the land of men”.

La sua ricerca l’ha portata per un mese nella Groenlandia dell’Est, ospitata dall’alpinista italiano Robert Peroni, per studiare la popolazione Inuit. 

Lo stretto contatto con la popolazione è stata un’esperienza di formazione incredibile che l’ha posta davanti al problema del surriscaldamento globale. Le sue parole sono la testimonianza di un’esperienza diretta sul campo. Il lato inedito di un problema ormai sulla bocca di tutti.

Da anni, ormai, si parla dei problemi che il surriscaldamento globale sta recando al pianeta : dai problemi all’ecosistema, all’aumento smisurato delle temperature.
Nelle zone artiche negli ultimi anni si è arrivati a temperature minime di -15/10° e massime di 15°. Questo ha causato una riduzione di due terzi dei ghiacciai, comportando la netta diminuzione dei pesci nella zona, sensibili agli sbalzi di temperatura. Inoltre gli orsi bianchi stanno migrando verso le zone abitate dalla gente del luogo. 
In pochi sanno quanto questo problema potrà influire sulle popolazioni indigene che abitano il nostro pianeta.

Gli inuit, comunemente conosciuti come “eschimesi”, sono una popolazione indigena che abita la regione artica della Groenlandia e del Canada. Abituati a un clima rigido, l’aumento delle temperature ha rivoluzionato le loro vite. Educati fin da piccoli ad autogestirsi, queste popolazioni vivono “alla giornata”. Gli unici sostentamenti provengono dalla pesca e dalla cacciagione di foche, balene e orsi bianchi. Condividono quello che cacciano con le famiglie del proprio villaggio e con i villaggi vicini.

Le ONG hanno sempre combattuto la caccia alla fauna che abita la zona, contrastando anche lo stile di vita di queste popolazioni costrette a cacciare per pura sopravvivenza e il semplice sostentamento del villaggio.
Per compiacere le ONG, lo stato danese ha imposto dei limiti di caccia nella regione (un massimo di 5 balene e 20/30 orsi l’anno). In compenso fornisce ai groenlandesi 400 corone di sussidio mensile a nucleo familiare, una cifra insufficiente per il sostentamento di più persone. 
A causa di questo atteggiamento di poca considerazione da parte del governo, la comunità inuit ha iniziato a soffrire di una forte crisi identitaria. Si è verificato un aumento del tasso di depressione e molti giovani e adulti di questi villaggi spendono i pochi soldi, offerti loro dallo stato, in alcool. 

E se alcune tra le misure di sicurezza per la salvaguardia del pianeta giocassero in sfavore di coloro che non possono combattere per i propri diritti?
Salviamo la vita di molti a spese di pochi, direbbe qualcuno. 

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