Non è facile essere Bob Dylan. Forse è anche un po’ noioso. D’altra parte, questa è la croce dei numeri uno.
Nemmeno parlare di Bob Dylan è facile però e questo vale per tutti. Per questo Gonna Rock IULM Out ha invocato il soccorso di un “dylaniato”, il Prof. Luca Mastrantonio.
Ascolta il Prof. Mastrantonio nella puntata di Gonna Rock IULM Out su Bob Dylan
La musica al di là del mito
Quando hai scritto Like a Rolling Stone e Blowing in the Wind, è comprensibile che tu ti senta una spanna sopra il resto del mondo. Quando poi hai anche rivoluzionato il Folk Rock e la musica in generale, puoi addirittura permetterti di non ritirare il Premio Nobel.
Se infine non solo Slash e Axel Rose, ma addirittura Mick Jagger e Jimi Hendrix ti devono qualcosa, a quel punto puoi essere solo Bob Dylan.
Diciamoci la verità: non accetteremmo da nessun altro un concerto suonato completamente di spalle. A colui che ci ha condotto a bussare alle porte del paradiso (Knock Knock Knocking on Heaven’s door) possiamo perdonare qualsiasi cosa.
La svolta elettrica
Eppure i primi fan di Dylan non la pensavano proprio allo stesso modo. Quando nel 1965 il menestrello si esibì al Newport Folk Festival, realizzando quella che è unanimemente riconosciuta come la svolta elettrica, il suo pubblico lo fischiò. Lo appellarono addirittura come Giuda, traditore.
Robert Allen Zimmerman, in arte Bob Dylan, era di origine ebraica. Dunque se la prese parecchio. Quella era una menzogna. Tuttavia la sua risposta fu la stessa che diede poi a qualsiasi altra critica nella sua carriera: la musica. Suonate più forte!
Bob Dylan, il menestrello
Talvolta odiato, molto più spesso amato. Deve essere noioso starsene seduto sull’Olimpo, attendendo che qualcun altro ti raggiunga.
Bob Dylan ce lo immaginiamo così: chitarra in mano, a strimpellare distrattamente qualche melodia che ha cambiato la storia. Rigorosamente rimodernata però. Non sia mai la musica cessi la sua evoluzione.
Poesia e storie tristi
Ogni tanto qualche chiacchiera con i suoi pari, gente come Arthur Rimbaud. Perché non anche Dylan Thomas?
I due hanno in comune persino un pezzo di nome, oltre ai versi. Condividono la capacità di raccontare i fantasmi dell’anima e gli enigmi celati nella quotidianità struggente.
Le violenze delle lotte sociali e dei racconti di vita si cullano, allo stesso tempo dolci e mordaci, in un genere ibrido. Così, noi accettiamo di farci narrare quelle storie soltanto dalla voce nasale e sgradevole di Bob Dylan. La ragione? Non la sappiamo. The answer is blowing in the wind.
Bob Dylan o l’arrivederci di Gonna Rock IULM Out
Questo dissacrante ritratto di Bob Dylan ci accompagna per mano alla conclusione dell’avventura di Gonna Rock IULM Out. Solo per quest’anno però. Dunque, finiamo in bellezza.
Dopotutto, parlare di musica è un modo per tutti noi (Mr e Miss Lonely) per sentirci un po’ meno spaesati, Like a Rolling Stone. Per riflettere su tutte quelle risposte, che il vento ci sta allontanando, o forse avvicinando? Per raccontarci storie di uomini, donne, droghe, lottatori e rapinatori.
È un modo per darci, con una lacrimuccia, il Farewell. Ci rivedremo a Ottobre. We’ll meet another day, another time.