Sono poche le donne nella storia del Rock. Sia nel pubblico che tra gli artisti, questo genere pare dominato dal maschile. Qualche voce fuori dal coro tuttavia c’è. E quando c’è si fa notare. È proprio il caso di Patti Smith.
Ascolta la puntata di Gonna Rock Iulm Out su Patti Smith
Piccola premessa personale: Gonna Rock Iulm Out è un programma tutto al femminile. Dalla regia di Anna, fino alle speaker, io e Cinzia. Persino la nostra responsabile, Serena, è una ragazza.
Nonostante tutto sono molto rari i casi in cui riusciamo a raccontare di donne che hanno fatto la storia di questo genere. Perciò parlare di questa cantautrice americana è per me un’occasione davvero speciale.
Patti Smith, la madrina del Punk
Intellettuale, poetessa e rockstar. Una figura eclettica tanto nel panorama musicale degli anni ’70, quanto in quello moderno.
Con il suo primo album, Horses, è riuscita a inventare un genere, il Punk Rock. Gli esperimenti dei Clash o dei Six Pistols iniziano dalla musica di Patti Smith. Con la creatività che ha sempre contraddistinto la sua carriera, la Smith ha unito gli accordi del Rock a una recitazione Free Form.
Dicono si sia esibita per la prima volta in una chiesa. Probabilmente con la stessa irriverenza con la quale cantava il suo personale Gloria: “Gesù è morto per i peccati di qualcun altro, non per i miei” o ancora “I miei peccati sono solo miei: mi appartengono”.
Negli album successivi, però, dedica Wave a Papa Giovanni Paolo I. Dopotutto, Patti Smith amava gli ultimi. Invidiava gli emarginati. Li raccontava a suon di Rock ‘n Roll Nigger. Una delle sue raccolte più note si chiama Easter. Oggi la cantautrice è buddhista. La sua fede evolve con la sua musica.
Patti Smith, la sacerdotessa Maudite
Dovette impiegare più di una prova tangibile per dimostrare ad Allen Ginsberg di essere una donna. Il bardo della Beat Generation non ebbe però mai dubbi sulla loro affinità: Patti Smith era una Maudite. E anche una poetessa. Perché no?
Dopotutto, la Sacerdotessa di Chicago era cresciuta tra i versi di Williams Burroughs. Amava follemente le recitazioni jazz di Jack Keruac. Addirittura definì Arthur Rimbaud il “Primo poeta Punk”. Proprio l’autore di “Una stagione all’inferno” è stato il vero mentore artistico di Patti Smith. Il suo maestro maudite.
L’amore e il maledettismo nei versi pungenti
Eppure, il maledettismo di Patti si cela più nell’acredine di certi versi. La sua vita fu ricca di esperienze, ma ebbe un unico grande amore: Fred, Federik. A lui sono dedicati alcuni dei brani più commoventi della cantautrice americana. La sua morte l’ha segnata profondamente.
Tuttavia, Patti è sopravvissuta. Ha difeso nei decenni la sua arte e la sua grinta. Ha strappato da niente poco di meno che Bruce Springsteen la paternità di Because de Night. Anzi la maternità. Si è imposta come una delle poche voci femminili nell’Olimpo del Rock.
Ecco il motivo per cui è così speciale narrare la sua storia. Ecco perché Patti Smith racconta in un certo senso tutte le donne di Gonna Rock IULM out.