Cosa ci fa un filosofo su YouTube, Spotify e sulle bacheche social di fan di tutte le età? Per chi è “inciampato” nei contenuti di Rick Dufer (e farlo non è per nulla difficile), la domanda potrebbe sembrare retorica.
La voce da radiocronista mancato, l’incontenibile voglia di invitare il prossimo passante a scoprire il filosofo che è in lui, non bastano comunque da sole a spiegare il successo di uno che, nell’arena dei media senza più confini, c’è davvero piombato da un’altra galassia.
Il suo Dailycogito, disponibile per ciascun risveglio, tradisce allora la deformazione professionale di Riccardo, che parla dell’ultima faccenda che ha attirato la sua attenzione e, probabilmente senza accorgersene, introduce anche al pensiero di Spinoza.
Gli si regala anche l’epiteto di “filosofo da discount”, se ad ascoltarlo sono più impettiti colleghi rimasti chiusi nelle università, o in una torre di avorio non raggiunta dal Wi-Fi. La divulgazione è sì un FilosofarSoGood, se i filosofi lo aiutano a riempire i teatri, come nel caso di Seneca nel traffico, la sua ultima piece adesso in giro per l’Italia.
E che dire, se l’agenda del paese riguarda l’economia, o si lascia scalare dall’ultimo successo che riaccende i cinema, o le librerie?
Rick Dufer è presente anche lì, dove c’è spazio per tener viva la sua community attraverso il suo canale YouTube o le non brevi chiacchierate con Michele Boldrin, che ogni sabato arringa il filosofo… ehm, pardon, l’ex consulente finanziario che adesso gioca a sfidare i podcast più ascoltati, senza timore di dare dell’idiota (filosoficamente, ça va sans dire) al proprio lettore/ascoltatore e di condividere idee non esattamente popolari.
Ed è questo che fa di Rick Dufer un personaggio da Zizzania, come è stato possibile scoprire negli studi di Radio IULM (giù il podcast da ascoltare).
In visita a Milano, divertito e zizzanioso come sarebbe il suo Seneca nel traffico, il filosofo e divulgatore veneto, ha risposto alle domande dello show più provocatorio della radio universitaria.
Ricostruendo il suo successo spiccatamente crossmediale, diventato un vero e proprio mestiere tra media (pare) obsolescenti ed una community che ha in mezzo anche aspiranti mecenati. Dai suoi anni da studente, in cui non esistevano ancora le piattaforme che oggi abita, fino a Netflix, protagonista del suo prossimo libro. Seminando Zizzania a proposito di idiozia, filosofia, libertà. Se, come direbbe lui alla fine di ogni episodio, “non è tutto noia ciò che pensa”.
Tra le tante cose che fai, hai una scuola di “scrittura creativa”. Ma si può davvero insegnare a scrivere? D’altronde la scrittura è qualcosa che si sviluppa solo leggendo molto e, appunto, scrivendo altrettanto.
Io non insegno a scrivere, perché la scrittura tu la insegni ad 8 anni. D’altra parte, io non posso insegnarti la creatività, visto che è qualcosa di innato. Ciò che posso fare, però, è provocarti. Infatti i miei sono corsi di “provocazione”: utilizzo la narrativa per farti fare pensieri che non pensavi di poter fare. Dico sempre ai miei studenti che l’obiettivo è quello di farti uscire da ogni lezione con la consapevolezza che non avrebbesti mai pensato di poter scrivere una cosa del genere. E quando se ne escono dall’aula spaventati, so che ho fatto bene il mio lavoro.
Hai parlato, nel Daily Cogito di questa mattina, della dissacrazione dei maestri. Quali sono stati i tuoi? C’è qualcuno che proprio non riesci a dissacrare?
Spinoza è di gran lunga il filosofo che mi ha formato di più. In realtà l’ho dissacrato, perché varie volte ho scherzato su di lui. Però posso dirti che il progetto teatrale del 2020 sarà uno spettacolo, a cui lavoro da tre anni, che si intitola “Vita di Spinoza”. Tra l’altro questa che vi sto dicendo è un’anteprima assoluta, perché io non l’ho mai annunciato pubblicamente prima d’ora. Ecco, in questo spettacolo in qualche modo dissacrerò il povero Baruk, che se lo merita per quanto lui ha dissacrato me.
Dicevi anche l’altra mattina a Catteland che in fondo siamo tutti un po’ filosofi, basta saper guardare le cose da un’altra prospettiva, quindi capire che non si è idioti o intelligenti del tutto. Ma è possibile nella nostra epoca?
Il pericolo di vivere in una società in cui ci sia una certa divisione tra chi comprende i messaggi, chi li filtra e chi li riceve è grandissimo. Credo che la più grande eco chamber che stiamo promuovendo è quella dei savi e quella degli insipienti. Questa cosa è un pericolo enorme perché parte da una sfiducia incredibile nei confronti delle persone. Dico sempre che bisogna divulgare basandosi sulla fiducia che tutto ciò che verrà prodotto sarà poi utilizzato al meglio, perché se si parte pensando che le persone non siano capaci di farsi la propria idea, allora si creano le condizione per un rottura, che è quella che stiamo vivendo.
Detta a parole tue, il filosofo è quello che non ha nulla da insegnare agli altri. Tu, per altro, hai avuto la fortuna di conoscere Umberto Eco, che ti ha invitato al Festival della Comunicazione di Camogli. Dunque, cosa farai da grande?
Di certo non mi vedo tra cinque anni a fare video su You Tube, perché non lo vedo come la via maestra per il mio progetto. Mi vedo a fare podcast, a divulgare contenuti attraverso l’audio, questo sì. Mi vedo a scrivere libri: ora il mio progetto è quello di un libro all’anno entro il 2023, quindi 5 libri in 5 anni. Però il mio ambiente è il palcoscenico del teatro è una via che manterrò. Quindi, libri, podcast e spettacoli saranno le tre vie principali.