Due secoli fa, l’Inghilterra del Nord, precisamente la città di Manchester, fu sconvolta da un episodio di violenza che tutt’oggi viene ricordato come uno degli avvenimenti europei più tristi della storia moderna.
Il massacro di Peterloo (nome che richiama la battaglia di Waterloo di qualche anno prima), si consumò nella piazza di St Peter’s Fields. Ci fu un pacifico raduno di decine di migliaia di persone, che chiedevano riforme politiche contro i crescenti livelli di povertà.
Purtroppo, diventò occasione di repressione violenta delle masse da parte del governo inglese. E questo film, diretto dal regista britannico Mike Leigh, lo racconta.
Non da subito, però. Prima il regista, vincitore della Palma d’oro a Cannes nel 1996 per Segreti e bugie, ci tiene a farci ambientare nell’epoca in cui la storia è avvenuta. Con i suoi personaggi, dall’aristocratico al proletario, i suoi dialetti, i suoi costumi, le sue città e campagne.
Un’epoca in cui le differenze tra classi erano abissali e, da una parte come dall’altra, si lottava per i propri ideali e per il proprio status sociale. Mike Leigh, a tratti quasi più da pittore che da regista, ritrae alla perfezione quest’epoca. Lo fa anche grazie a mesi di preparazione e documentazione insieme al cast.
Uno dei protagonisti è sicuramente il politico Henry Hunt, realmente esistito ed interpretato dall’attore Rory Kinnear. Egli, dalla parte della folla, seppur con lo stesso temperamento dei ricchi, è rappresentato come un personaggio scorbutico e troppo sicuro di sé. Ricordato tutt’oggi, però, anche come un grande oratore e un pionere dell’unione alla lotta per l’emancipazione della classe operaia.
Lui, come tutti i manifestanti che lo circondano, rivendica i principi di un rinnovamento della società. Migliori condizioni per gli operai e meno povertà. Una manifestazione che, come anticipato, sarà ricordata per ben altri motivi.
I morti furono più di una decina e i feriti centinaia. Questo non può che portare la storia a focalizzarsi, tra i vari temi, sul concetto di democrazia. Non solo letteralmente, ma anche in senso lato.
Dal film emerge anche la grande presenza, già allora, di tantissimi giornali, da chi scrive della verità a chi scrive falsità.
Un film molto attuale, che non manca quindi di lanciare, pur essendo ambientato nel 1819, messaggi che riguardano il nostro stesso presente. E che, si spera, possa invitare lo spettatore a riflettere sulla natura della democrazia, del potere e della ricerca della verità.
Presentato all’ultima mostra del cinema di Venezia, adesso al cinema.