“L’Europa non ha lasciato in pace il mondo” Massimo Cacciari in IULM

Massimo Cacciari, filosofo, intellettuale tra i più importanti del nostro tempo, è il protagonista del primo ciclo di incontri dedicati al tema “La Nostra Europa”, che si terranno in IULM in occasione del cinquantesimo dalla nascita dell’ateneo.

Ragionare sull’Europa è già qualcosa di profondamente europeista, specialmente in un periodo di crisi dei valori e degli stessi ideali che hanno ispirato i padri fondatori.

Ma come sottolinea il Prof. Massimo Cacciari, la “crisi” dell’Europa non è un fattore nuovo. Un’unione di popoli non può non riconoscere nella “crisi” la sua forza e insieme la sua debolezza.

L’Europa è più di un mercato comune o una moneta unica: “L’Europa è pluralità in se stessa, ha l’alterità in se stessa”. E solo un ragionamento storico-filosofico può portarci ad affermare che un’identità europea esiste in un rapporto antitetico tra varie identità. Allora potremmo forse capire meglio che cos’è l’Europa: soffermandoci su cosa quest’ultima non sia già.

L’Europa non è sicurezza

L’ansia di scoprire, la storia di popoli che hanno attraversato violenza, guerre, ma anche sviluppo e progresso, rende l’Europa un continente “insicuro”.

Anche se ciò che salda il legame tra questi popoli è racchiuso nel concetto di “foedus” romano. Un patto, un’amicizia storica fatta da persone che lavorano insieme, nonostante le difficoltà, per risolvere il conflitto.

Luogo di scontro, di battaglie e di guerre che l’hanno resa tale, l’Europa nasce per garantire la “pace” e rafforzare un patto, sancito sulla vita di milioni di morti.

Dunque, il tentativo di assicurare l’Europa può solo fallire perché – “L’Europa non ha lasciato in pace il mondo” – lo ha agitato e ridefinito. Ha segnato una rotta e una spaccatura. L’Europa della “crisi” e della curiosità non può assicurarsi, non può non curarsi o rimanere indifferente di fronte le sfide e i problemi del nuovo millennio. “Assicurare” significherebbe andare contro il discorso dei padri fondatori, vorrebbe dire spegnere definitivamente il faro europeo.

L’Europa non è una vera unione politica

La Comunità Europea ha disposto durante gli anni ’50-’60 di grandi margini di miglioramento, irripetibili: si pensi al miracolo economico, determinato anche dall’assenza di grandi competitori internazionali, con gli USA pronti a sostenere il disegno europeo.

Ma quel disegno di Comunità, di libero scambio e mercato unico all’interno dei paesi aderenti, non si è mai realizzato sul serio. O meglio, non è mai diventato un’unione politica a tutti gli effetti.

Lo si vede oggi: la comunità difficilmente si muove in blocco su questioni di politica estera o di economia. Così, in uno scenario in cui gli States si muovono con maggiori difficoltà, la Russia afferma la sua autocrazia e la Cina inizierà ad usare la sua influente potenza economico-politica non rimane da chiedersi: “L’Europa? Cosa fa? Pensa a recintarsi per difendere il suo benessere?”

Cosa non sarà l’Europa

E’ difficile immaginare cosa non sarà l’Europa o cosa diventerà tra una decina di anni. Potremmo però qui ragionare su cos’è l’UE adesso. Che cosa ci ha permesso di realizzare e su quali battaglie continua ad impegnarsi.

Cosa vuol dire per l’Italia un’Europa più debole? La partita si svolge adesso. Tra qualche mese assisteremo ad un riassestamento degli equilibri interni al Parlamento Europeo. Con lo spettro di un’Europa sovranista alle porte e di una Gran Bretagna morbosa di sapere cosa la aspetta al di fuori dell’unione.

Ma sarà bastato lo spauracchio della Brexit a placare gli animi dei populisti nel nostro paese?

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