The climate is a-changin’. Piazze piene in più di 100 paesi

15 marzo, Piazza della Scala: un maestro ricorda alla sua classe cosa vuol dire “non c’è un pianeta b” e perché sui loro volti ci sono dei segni verdi.

Nel frattempo, i tamburi e le grida annunciano l’arrivo del corteo, che ha preso il via alle 9.30 in Largo Cairoli. “Siamo troppi, in Piazza della Scala non ci stiamo, chiudiamo il corteo, andiamo in Duomo!”

There is no plan(et) B

A marciare per le vie di tutto il mondo sono bambini, studenti, genitori, insegnanti, tutti coloro che hanno accolto il messaggio di Greta Thunberg e hanno deciso di fare da eco alla sua voce.

Da agosto, la sedicenne non va a scuola di venerdì per protestare di fronte al parlamento svedese. Il suo obiettivo è quello di portare agli occhi dell’opinione pubblica ciò che gli scienziati annunciano da anni: il disastro ecologico non è così lontano come alcuni ci vogliono fare credere.

Tra dodici anni il riscaldamento globale potrebbe superare la soglia di 1,5 gradi stipulata dall’Accordo di Parigi. Nel 2050 il nostro paesaggio quotidiano potrebbe comporsi di devastanti siccità e uragani.

In Duomo, i giovani hanno promesso di seguire lo sciopero della scuola iniziato da Greta e di scendere in piazza ogni venerdì, lasciando vuoti i banchi.

Il corteo si sposta verso Piazza del Duomo

Le voci dei giovani

“Noi vogliamo un futuro” viene gridato dal risciò alla testa del corteo.

“Ci siamo rotti i polmoni”, “There is no planet B”, “Il tempo stringe”, “The planet is hotter than my boyfriend”. Queste le scritte sugli striscioni.

Gli innumerevoli slogan in inglese ribadiscono la globalità dell’evento, sottolineano che a mobilitarsi non sono tanto i singoli quanto il mondo intero. In Italia sono stati organizzati 235 raduni, ma internazionalmente se ne contano oltre 2000 in più di 100 paesi.

La richiesta di provvedimenti immediati viene rivolta al governo e alle multinazionali. La mobilitazione unisce persone con idee e mentalità diverse che condividono il sentimento di urgenza riguardo ai cambiamenti climatici. Ogni tanto è bello gustare a pieno della ricchezza della società liberale.

Una questione di punti di vista

In tanti hanno scritte sui palmi che mostrano alle macchine fotografiche dei giornalisti: il destino del pianeta è nelle nostre mani, addirittura su di esse.

Se le politiche per il clima andranno avanti ad essere l’equivalente di medaglie al valore sui petti gonfi dei partiti, allora non ci si muoverà dall’attuale condizione. La speranza è che si passi dalla chiacchiera all’azione, da pseudo-filosofie a una concretezza che parli di filosofia. L’entusiasmo dei manifestanti può essere ciò che indica e apre questa strada.

Perché qualcosa cambi, è necessario che lo sguardo si allarghi e che gli occhi si alzino dal proprio ombelico. È una questione di punti di vista, e ad allenare la flessibilità mentale si può imparare.

Non siete abbastanza maturi per dire le cose come stanno, anche questo fardello lo lasciate a noi bambini. Noi siamo qui per farvi sapere che il cambiamento sta arrivando, che vi piaccia o no.


Greta Thunberg alla Conferenza delle Parti sul Clima di Katowice

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