Last but not least: Il popolo dell’abisso

Ha inizio con Last but not Least un percorso alla scoperta di quei libri poco conosciuti – o addirittura dimenticati – che invece è necessario riportare a galla.

Superando frontiere tra paesi e generi letterari si entrerà nel cuore del messaggio che Allen Ginsberg, poeta della Beat Generation, lancia in “Kaddish and other poems”: Allargate l’area della coscienza!

Prima tappa: East End, Londra.

Jack London è un autore spesso relegato alla letteratura d’avventura per ragazzi, categorizzazione che sminuisce la sua personalità dinamica e poliedrica.

Nato da una donna che praticava spiritismo e da un padre che fuggì appena dopo la sua nascita, London si avvicinò alla letteratura da completo autodidatta.

Fu uno strillone di giornali, un pescatore di ostriche, un marinaio e un cercatore d’oro. Fervente scrittore, pubblicò più di venti romanzi e numerose raccolte di racconti. Eppure pochi oggi lo ricordano quale prolifico e instancabile fotoreporter.

Nell’estate del 1902, senza avvisare nessuno dei suoi spostamenti, London partì alla volta della capitale inglese. Il suo obiettivo era quello di discendere nell’abisso dei degradati vicoli dell’East End.

La crisi economica e l’insicurezza sugli ideali imperialistici “dell’era del dubbio“, sviluppatisi immediatamente dopo la seconda fase dell’età vittoriana, contribuirono all’alto tasso di povertà concentrato proprio nelle periferie.

Qui lo scrittore decise di vendere i propri vestiti, comprandone altri sporchi di seconda mano, per confondersi con disoccupati e prostitute.

Partecipò alle interminabili code per l’entrata alle working houses. Alloggiò nelle più sporche bettole e patì la fame al pari di coloro che lo circondavano. Le persone, guardando a lui come un compagno di sventura, concessero con poca difficoltà le loro storie alla sua penna. Così iniziò a prendere forma il reportage Il popolo dell’abisso.

Quella di London non vuole essere solo una riflessione oggettiva, fatta di dati e casistiche, ma anche il resoconto dell’esperienza di chi non si è accontentato di guardare una situazione dall’esterno.

Per comprendere l’abisso bisogna avere il coraggio di entrarci e la tenacia di resistergli. London ci passò ottantaquattro giorni.

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