La 91esima cerimonia degli Oscar si preannunciava diversa dalle precedenti edizioni, per più motivi. Polemiche e annunci clamorosi hanno caratterizzato i mesi di attesa precedenti all’evento: tra l’annunciata assenza di un presentatore (per la seconda volta nella storia) e le numerose proposte dell’Academy per ridurre la durata di questa edizione, a puri fini di ascolti. Ad esempio premiando alcune categorie negli spazi pubblicitari.
Quest’ultimo revocato, per fortuna, grazie anche all’intervento di registi come Guillermo del Toro e Alfonso Cuaròn, restii a lasciare trascurate categorie come il montaggio e la fotografia (tra le quattro prese in considerazione), alla base della produzione cinematografica.
I premi
Proprio Alfonso Cuaròn è stato, con Roma, uno dei protagonisti di quest’ultima edizione, con ben tre vittorie nelle categorie di miglior film straniero, miglior fotografia e miglior regia. Segno importante anche per quanto riguarda l’importanza di case produttrici come Netflix, che da tempo non si limita ad essere solo una piattaforma streaming e che ha distribuito il film sia in sala che sulla piattaforma.
L’edizione della scorsa notte è iniziata con una vivace esibizione di Adam Lambert insieme a due dei membri della band storica dei Queen, ovvero Brian May e Roger Taylor.
Questi erano presenti alla cerimonia per Bohemian Rhapsody, biopic centrato sulla figura di Freddie Mercury, loro compagno di band e amico, prima che uno dei frontman più famosi della storia della musica.
Ed è proprio interpretando lo storico leader della band che Rami Malek, ha trionfato nella categoria per il miglior attore protagonista, rilanciando nel suo discorso di ringraziamento il tema dell’emigrazione. Ha parlato di come sia lui che il cantante siano figli di emigrati, e che niente li ha fermati dal diventare ciò per cui hanno lottato e sognato.
Il film ha conquistato altri tre premi: per il montaggio, il sonoro e il montaggio sonoro. Malek è al suo primo Oscar, come anche Olivia Colman, vincente come miglior attrice protagonista per aver interpretato la regina Anna di Gran Bretagna nel film La Favorita, del regista Yorgos Lanthimos. Una vittoria meritata che ha comunque destato leggero stupore visto le aspettative su Glenn Close, attrice arrivata quest’anno alla sua settima nomination, grazie al suo ruolo in The Wife, ma che non è riuscita a vincere l’ambita statuetta.
Dopo l’esibizione, che ha scaldato i presenti sulle note di We will rock you e We are the champions, la cerimonia è proseguita con la presentazione del premio a Regina King, per la sua commuovente prova come miglior attrice non protagonista in If Beale street could talk, del regista Barry Jenkins.
E’ stato invece Mahershala Ali, in questo periodo protagonista della terza stagione della serie True Detecive, a vincere come miglior attore non protagonista. Il premio, consegnato per la sua parte in Green Book, è un omaggio non solo al personaggio che interpreta, il pianista jazz realmente esistito Don Shirley, ma anche al suo viaggio contro l’oppressione razzista degli anni ’60 in America.
Momento storico è stata la premiazione per la miglior sceneggiatura non originale a BlacKkKlansman, ultimo film di un regista, Spike Lee, che ha segnato la storia del cinema americano degli ultimi 30 anni.
Egli non ha mancato, durante il discorso di ringraziamento per il suo primo Oscar competitivo, di incitare a cambiare l’attuale clima che si respira oggi nel mondo e soprattutto negli Stati Uniti, politicamente parlando. Con chiaro riferimento alle elezioni presidenziali dell’anno prossimo.
Quattro delle cinque canzoni candidate a miglior canzone originale sono state cantate durante la cerimonia. La più emozionante è stata senza dubbio Shallow di A star is born, eseguita da Lady Gaga e Bradley Cooper, quest’ultimo anche regista del film. La canzone ha poi vinto l’Oscar, con la cantante e attrice che nel suo discorso ha ribadito la potenza dei sogni, e di chi, con disciplina e caparbietà, può arrivare a realizzarli.
Momenti di commozione sono arrivati dal consueto omaggio In Memoriam agli artisti morti nell’ultimo anno. Questo ha compreso il ricordo di tre registi italiani, ovvero Ermanno Olmi, Vittorio Taviani e Bernardo Bertolucci.
Tre premi tecnici per Black Panther, cinecomic Marvel che con i migliori costumi, la miglior scenografia e la miglior colonna sonora ha sorpreso non poco chi vedeva nel film l’outsider di turno di quest’anno.
Il finale
Il momento più sorprendente è arrivato però alla fine, dove Green Book, dopo aver vinto il premio per la miglior sceneggiatura originale, viene premiato anche come miglior film. Il regista, Peter Farrelly, è stato autore, insieme a suo fratello Bobby, di commedie come Scemo & più scemo e Tutti pazzi per Mary, e con questa vittoria segna il ritorno al successo di un film adatto al grande pubblico, che non parla solo di discriminazione, ma anche di identità e amicizia.
Altri premi importanti sono stati l’Oscar a Spiderman: Un nuovo universo per il miglior film d’animazione e il premio come miglior corto documentario a Period. End of sentence. Quest’ultimo tratta della situazione di alcune donne indiane a capo di una rivoluzione silenziosa per combattere contro lo stigma delle mestruazoni nel loro paese.