Un mese più tardi non paiono aver lasciato alcuna traccia, le elezioni di midterm. Ma c’entri la velocità con cui il tycoon si muove tra politica interna e questioni internazionali, o l’immagine degli ex presidenti riuniti davanti il feretro di un loro predecessore, gli Stati Uniti sembrano aver già assorbito il voto che ha reso l’attuale inquilino della Casa Bianca un’anatra zoppa.
Così, in gergo, la stampa politica definisce il presidente che perde la maggioranza in una camera. E se Trump condivide il destino della quasi totalità dei suoi predecessori, restano le profonde divisioni di un’America che si è scoperta ben poco consapevole di cosa la attende. Già a partire dalle elezioni di medio termine.
A caldo se ne è parlato a Zizzania, con ospite il prof. Matteo Bittanti (giù il podcast da ascoltare). Del rapporto tra media e campagne elettorali, della nuova collocazione internazionale degli USA e di cosa sta nel profondo della federazione a stelle e strisce ha riflettuto proprio il docente dell’Università IULM, che è ricercatore a Stanford da un decennio. In un’intervista ricca di punti di vista non scontati e che, da dentro, offre molte chiavi di lettura per capire gli Stati Uniti. E dove andranno, seminando Zizzania per capire se right is in middle(term). Almeno fino alle prossime elezioni.
Zizzania, puntata del 9 novembre – Ospite Matteo Bittanti
[Di seguito un estratto testuale della puntata di Zizzania, disponibile integralmente al podcast sopra]
Prof. Bittanti, le elezioni di Midterm sono state le più costose della storia americana: 5,5 miliardi di dollari investiti in comunicazione. Che ruolo hanno avuto i media, vecchi e nuovi, in questa competizione?
Osserviamo una divaricazione tra i media mainstream, seguiti da un’America più tradizionale e i social media, fruiti massicciamente dalla destra e dalle frange più conservatrici. Ci troviamo in una fase orwelliana, animata da una completa disinformazione, specie su Facebook e da un “trollismo” scatenato su Twitter. Uno stato di caos cavalcato in particolar modo dalla destra per disinformare e disorientare. La stessa Casa Bianca, giustifica la squalificazione di un giornalista CNN con un video che è stato manipolato per far sembrare che abbia aggredito un’assistente quando in realtà è accaduto esattamente il contrario.
Ma non è che i media tradizionali hanno perso credibilità quando sono stati investiti dall’elezione di Trump, nel 2016? Com’è stata vissuta, dagli americani, quella clamorosa svista?
È stato un evento scioccante, che paragono allo shock che hanno provato dopo l’11 settembre del 2001. Quello in cui viviamo adesso è un altro mondo. Nel rapporto con i media è stato inficiato in maniera completa la fiducia per gli americani, favorita da un presidente che definisce i giornalisti nemici del popolo, dove sempre i giornalisti vengono strangolati nei consolati o cacciati dalla Casa Bianca. A mio avviso è una situazione destinata a complicarsi ulteriormente.
Com’è potuto succedere che Donald J. Trump, che vive in una torre che ha d’oro persino i rubinetti, sia stato creduto e votato come uomo del popolo?
Se devo essere sincero: gli Stati Uniti sono una nazione di ignoranti, con un livello educativo bassissimo, ragion per cui dopo 10 anni che insegnavo son voluto tornare in Italia. È piuttosto facile prendersi gioco di una popolazione ignorante, cioè nella sistematica distruzione del sistema educativo americano, la distruzione del giornalismo negli ultimi 10 anni distrugge una nazione. Ci sono alcuni Stati dove di fatti non esistono più i quotidiani e le persone prendo le notizie direttamente da Facebook e Twitter. L’America è quella che l’Italia potrebbe diventare se non c’è una brusca inversione di rotta.
La storia delle campagne elettorali è la storia dei media: la TV ha dato la Casa Bianca a Kennedy, Facebook ad Obama, Twitter a Trump. Nel 2000 il presidente lo sceglierà Instagram?
Questo rapporto tra campagna elettorale e media è sicuramente indiscutibile nel caso di Trump e, anzi, ricorderei anche la sua partecipazione al reality show The Apprentice. Per ora su Instagram, l’unica candidata spendibile e fotogenica è Alexandra Ocasio Cortez, la più giovane mai eletta alla Camera. E’ un profilo che potrebbe funzionare e che è in linea col percorso di trasformazione dei democratici. La gran parte degli altri esponenti di quel partito è infatti troppo senile, non ha quella visibilità e conoscenza dei media che invece hanno i giovani. Ma oltre ad Instagram, penso che il live streaming diventerà uno dei canali privilegiati per le nuove campagne politiche. Chissà che il successore di Trump, nel 2020 o nel 2024, non si debba cercare lì.