Non si esaurisce soltanto quando migliora gli individui o li diletta. La cultura, in tutto ciò che può significare, si lega ad altri temi profondamente centrali per la vita dei cittadini. Ed ancor di più in Italia, dove è una certa cultura di stato ad accomunare artisti, elettori, politici. Di ogni epoca ed orientamento.
Dunque, la domanda: Il pubblico ha sempre ragione? La risposta – badate – non è così scontata. Soprattutto se, a parlare di cultura, si ritrovano quattro liberali, come accaduto a Zizzania. E se, di conseguenza, un pubblico (lo Stato, coi suoi apparati ed i suoi denari) ed un altro pubblico (le persone, coi loro gusti) non hanno necessariamente gli stessi obiettivi.
Ma negli studi di Radio IULM (giù il podcast da ascoltare) ci si è chiesto se il pubblico ha sempre ragione? grazie ad un prezioso saggio appena pubblicato per IBL Libri. Il suo direttore editoriale, Filippo Cavazzoni, ne ha curato la pubblicazione, mettendo insieme i contribuiti di operatori ed opinionisti che operano nelle parti più diverse del sistema culturale italiano. Così, nel libro, si è composto il mosaico dello stato attuale delle politiche culturali, proponendo per il futuro una diversa prospettiva. In cui lo Stato arretri per far spazio agli utenti della cultura. Per diffonderne di più. E più libera.
Fondamentale, in questo senso, si è rivelato anche il capitolo scritto dal prof. Angelo Miglietta, economista ed ordinario di enterpreneuship all’Università IULM, che rilancia la proposta dei voucher culturali. Uno strumento, quello individuato già da altri economisti, per spostare il sostegno alla cultura dall’offerta alla domanda: dalle sovvenzioni a cinema, editoria o musei direttamente nelle mani dei cittadini, per acquistare i servizi e prodotti che più apprezzano.
Angelo Miglietta e Filippo Cavazzoni hanno così risposto alle domande dei conduttori di Zizzania, in un viaggio dentro le politiche culturali probabilmente inedito per il panorama italiano. Con la consueta ironia, seminando Zizzania. Per capire a quale pubblico affidare le sorti della nostra cultura.
Zizzania, puntata del 30 novembre – Ospiti Angelo Miglietta e Filippo Cavazzoni
[Di seguito un estratto testuale della puntata di Zizzania, disponibile integralmente al podcast sopra]
Dott. Cavazzoni, si legge nella prefazione di Guido Vitiello che c’era bisogno urgente di Italia di un libro come Il pubblico ha sempre ragione?, di cui lei è il curatore. Che reazioni avete avuto dalla critica con l’uscita di questa pubblicazione?
Diciamo che di libri di questo genere, che cercano di dare un’impostazione liberale a quello che trattano, ne servirebbero tanti in Italia e in diversi ambiti. Questo si occupa di cultura, un settore fortemente statizzato, dove il ruolo dello Stato è molto ampio. Noi cerchiamo di iniettare un po’ di libertà anche in questo ambito e le reazioni sono positive.
I riscontri sono positivi perché c’è interesse
Prof. Miglietta, quanto in realtà l’incidenza del “pubblico” inteso come Stato, limita la libertà di scelta dei cittadini?
Certamente la condiziona e quindi può potenzialmente anche limitarla. Il fatto che si abbia accesso in modo economicamente sostenibile solo alle iniziative che sono oggetto di sovvenzione statale in qualche modo mi condizione e in questo senso mi limita. Viceversa un approccio in cui esiste una maggior libertà di scelta del cittadino di che cosa usufruire dal punto di vista culturale ciò renderebbe più libero. E da qui la mia idea di sostenere non le istituzioni ma i cittadini che cercano di comprare a valore di marcato prodotto e fruizioni culturali.
Che cosa significa essere un editore liberale, Cavazzoni? In fondo parlate ad una ristretta minoranza, per usare un eufemismo.
Da una parte c’è un grande onore nel pubblicare testi anche di Premi Nobel come Milton Friedman, quindi un classico del pensiero liberale, con grande convinzione nel farlo e nel sostenere queste idee. Dall’altra, dobbiamo cercare il più possibile di promuovere queste idee e, contestualmente, aumentare le vendite dei nostri libri.
Ma il fisco agevola imprenditori o privati cittadini che intendo aiutare la cultura, prof. Miglietta?
A differenza di quanto si creda, la normativa a favore dell’attività “mecenatistica” è molto ben strutturata nel nostro Paese. Esistono modalità a volte complesse, che consentono a chi dona denaro per attività culturali, non necessariamente svolte dal pubblico ma anche da privati, di godere di un significativo beneficio fiscale. E quindi direi che da questo punto di vista dobbiamo dire che i governi hanno lavorato bene.