Come ci raccontiamo nel mondo? Lo facciamo tutti alla stesso modo? Di questo ha parlato ai nostri microfoni Stefano Calabrese, professore di semiotica e comunicazione narrativa presso la nostra università Iulm. Nell’intervista ci parla del modo in cui occidente e oriente si siano sviluppati in modalità completamente diverse nelle narrazioni delle storie personali di individui comuni.
Nel suo nuovo libro “Storie di vita: come gli individui si raccontano nel mondo“, ha delineato le due modalità principali, detti format, attraverso cui le persone raccontano le proprie esperienze, altrimenti dette life narratives. Ci dice dunque come occidente e oriente si siano sviluppati attraverso modalità completamente differenti, nelle narrazioni delle storie personali di individui comuni.
Attraverso l’analisi di molti studi sono state individuate delle enormi differenze tra il format narrativo occidentale e quello orientale. La principale è la contrapposizione tra il singolo e il gruppo. Nella cultura occidentale viene dato molto spazio alle idee, alle emozioni, ai ricordi ed ai progetti dell’individuo. In Oriente tutto ciò viene visto da un punto di vista collettivo. Self che si contrappone a We. Self narratives contrapposto a Family narratives.
I due format narrativi crescono assieme agli individui, in base al tipo di educazione che ricevono dai genitori. Saranno più propensi a pensare al Self in Occidente, piuttosto che al We in un contesto Orientale. Tutto questo tra life narratives, fumetti e letteratura, che come ricorda il professor Calabrese: “Non è altro che il reparto di alta sartoria delle narrazioni.”
Questo è il contesto dentro il quale il professor Calabrese analizza i modelli usati da noi tutti per raccontarci nel mondo: per definirci e quindi distinguerci.
Per saperne di più ascolta l’intervista integrale.