Web, o scenario di tutti gli scandali. Perché vero o presunto, estremamente delicato o a tratti comico, ogni caso che susciti scalpore nasce ormai nella connessione tra due PC.
E poteva, la nostra Università, restare a guardare nei mesi in cui le prime pagine di tutto il mondo parlano dell’imbarazzo di governi nazionali ed imperi dei social media per un certo uso delle reti informatiche?
Tra il serio e il faceto si potrebbe pensare che il prestigio, per il nostro Ateneo, andasse difeso con una qualche cyber-azione, che non è passata inosservata agli utenti della rete internet del campus.
Il firewall interno, nello scorso inverno, ha infatti bloccato l’accesso ai siti della categoria Sex, a cui non è più possibile accedere connettendosi alla rete Wi-Fi negli edifici dell’università, residenze incluse.
E che il blocco imposto ai contenuti pornografici sia stato notato, eccome, lo testimoniano alcuni curiosi messaggi apparsi sui social. Oltre che una lettera (proposta di seguito) proveniente dalle camere di Via Santander, indirizzata a Radio IULM * per commentare così il “porngate” che tiene l’Università IULM al passo con la cronaca di tutto il mondo.
Mi appello a voi, lettori di Radio IULM!
Non mi vergogno di dire, con sommo rammarico e dispiacere, che la situazione corrente è a dir poco drammatica. Parliamo del residence IULM, via Santander 5. Residence in cui lo scrivente stesso vive e alloggia.
Compagni, colleghi, fratelli e sorelle, ci hanno bloccato i porno. Il Wi-Fi del campus funziona, ma il firewall dell’università blocca i siti della categoria Sex da ben 3 settimane. E’ un atto ignobile, vergognoso e autoritario, probabilmente voluto dai poteri forti della IULM!
La notizia non è esplosa subito tra i ragazzi del campus. Forse per pudore, forse pensando in buona fede che tutto si sarebbe sistemato da sè, nessuno ha detto nulla le prime settimane. Ma gli sguardi tra gli studenti nelle cucine e nelle sale studio erano eloquenti. Un silenzio, che diceva tutto.
Solo martedí 20 marzo alle ore 16:46, un giovane coraggioso ha confessato il problema. I siti porno sono
bloccati. C’è da capirlo: due settimane di sola fantasia sono dure per tutti. Subito dopo il primo post, una rabbia indignata ha preso il sopravvento sulla massa.
Alcuni hanno provato a trovare un diversivo, tipo il calcetto. Riscuotendo lo stesso successo di Casapound alle recenti elezioni. Altri, disperati, si sono rivolti direttamente alle autorità competenti del settore, senza risultati.
Il tempo stringe! Ormai tra i corridoi del residence si sente odore di testosterone impazzito, di feromoni primaverili in libera uscita. “Colui che attende una rivoluzione sociale pura non la vedrà mai.” avrebbe detto Lenin in questi casi. I ragazzi cantano Kalinka, leggono gli scritti di Marx e marciano coi pugni chiusi. Quest’ultimo dato è fraintendibile.
Tutti si chiedono, a ragione, per quale motivo abbiano voluto censurare i siti hard. È una punizione? Occorre vincere una borsa di studio per navigare su Brazzers? Pornhub ha rotto l’abbonamento con l’università? Cosa è successo? Il sottoscritto, acuto pensatore contemporaneo, geniale testimone del suo tempo e altre considerazioni narcisistiche e onanistiche (tanto per rimanere in tema) ha provato a capire e a darsi risposta.
La prima motivazione possibile riguarda la crisi delle nascite. Seguite bene il sillogismo e ditemi se torna. In Italia c’è un calo demografico. Ciò è dovuto a un progressivo abbassamento della natalità. Se calano le nascite, calano gli iscritti all’università. Per cui, dato che anche la IULM è un’università, tra qualche anno potrebbe vedere un sensibile calo delle iscrizioni. A meno che non si cominci a figliare come scimmie bonobo nella stagione degli amori. E allora, forza ragazzi, basta porno, spargete il vostro seme! Nuovi Iulmini devono iscriversi. E pagare.
Altrimenti, il vile boicottaggio potrebbe essere stato perpetrato dal corso di Televisione, Cinema e New Media. Si sa, la IULM è un covo di futuri cineasti. E chi vive di cinema, apprezza solo ed esclusivamente quello buono. Per capirci, Il genere porno ha una pessima fotografia, scenografie scadenti, per non parlare della sceneggiatura. Ma come? Il Paese che ha dato i natali a Flaiano e Sorrentino, si rincretinisce guardando film come Johnny stai chino o Eiaculazione da Tiffany? Quando Rocco Siffredi & company saranno in grado di girare piani sequenza alla Paul Thomas Anderson, ricominceremo a considerare la categoria sex. Fino ad allora, no porno.
Infine, e con questa audace provocazione rischio l’ergastolo nei sotterranei della mensa, potrebbe essere un complotto della Compagnia di Gesù. Proprio così, una congiura dei Gesuiti, l’ordine monastico che ha reso il bigottume cattolico famoso nel mondo. La IULM è la loro roccaforte meneghina, e noi non lo sapevamo! Multinazionali e industrie (culturali e non in linea con la scuola di Francoforte) questi sono pesci piccoli. È il Vaticano che comanda. Sant’Ignazio da Loyola sarà il nostro nuovo patrono. Insieme a Gianni Canova, obviously. Attendiamo con ansia il ripristino del Tribunale dell’Inquisizione. Nel frattempo, quello della Sacra Rota farà da intermediario.
Insomma, lo avrete intuito, queste sono ragioni tutte possibili e realistiche. Rimane il fatto che questa censura al porno è inaccettabile. I ragazzi del residence non hanno intenzione di arrendersi. La nostra generazione, idealista e romantica, combatterà per la libertà sessuale e per la sua conseguente forma di intrattenimento. L’istituto dovrà comprendere le nostre ragioni, venirci incontro, darci una mano. Solo in senso figurato.
* Radio IULM, che ha tra le sue finalità quella di rappresentare gli studenti dell’Ateneo, ha dato spazio all’intervento di cui sopra senza farsi parte in causa. La redazione di radioiulm.it è infatti pienamente disponibile ad interessarsi ed informare riguardo le dinamiche di gestione della rete informatica interna, dunque della policy aziendale per la sicurezza e la privacy applicata dall’area IT.
Per il momento, non resta che riflettere su questa piacevole lettura offertaci dal nostro lettore. E lasciare agli internauti l’ardua sentenza.