Avvertenze: se mangi tofu e soia e non vuoi rovinarti il ciuffo, questo non è il disco che fa per te. Tira giù i risvoltini se vuoi entrare in questo mondo. Tenere fuori dalla portata degli skrt skrt.
Una Timberland limited edition in un oceano di Balenciaga e Nike Off White. Si può riassumere così Young Bettino Story, il nuovo album di Gionni Gioielli, rapper veneto membro della crew Adriacosta Records.
Una modalità di produzione che non si sentiva da anni nel rap italiano, affogato ormai nell’autotune e nella codeina del Mumble rap. Beat campionati autoprodotti, zero censure, suono grezzo nostalgico, zero ritornelli. Si: zero ritornelli, solo vagonate di barre dai primi quarti fino agli ultimi, impregnate di denuncia e ironia verso il mondo italiano musicale e non. Con la libertà di chi vuole fare musica che piace senza influenze delle mode odierne.
Suoni e immaginari nostalgici dovuti dal concept principale dell’album: Bettino Craxi e l’Italia del decennio a cavallo tra gli anni ‘80/’90. 11 tracce intitolate con nomi, avvenimenti e città chiave del periodo storico in questione: da Gualtiero Marchesi alla pornodiva Moana Pozzi, dal caso diplomatico di Sigonella fino a Umberto Smaila – re del trash sessuale della televisione italiana della fine degli anni ’80 –,dal ministro amante delle serate, Gianni De Michelis, al magistrato Antonio di Pietro, da Giorgio Armani al palestinese Yasser Arafat.
Per rispettare l’essere un vero e puro album hip hop sono presenti una intro, Craxi Era, un’outro, Hammamet, e tantissime skit tra un brano e l’altro che riportano l’ascoltatore indietro nel tempo grazie agli spezzoni di audio di documentari Rai sul governo Craxi, interviste a Moana Pozzi e Berlusconi, audio dello night show Colpo Grosso. Tantissimi anche i featuring: Egreen,Nex Cassel e Gionni Grano in Sigonella, la rapper Loop Loona e la produzione di Saint Luca Spanish in Umberto Smaila, Blo/B in Giovanni Spadolini, Nigga Dium in Antonio Di Pietro, Lil’ Pin in Yasser Arafat.
Una storia lunga poco più di mezz’ora che si addentra nel clima della fine della Prima Repubblica, intrecciandosi con la vita contemporanea della musica e della società italiana. L’effetto di questo disco è come quando si riapre un baule di foto e oggetti chiuso da decenni, e alla sua riapertura l’odore del passato ti arriva fino al cervello e al cuore, regalandoti una sensazione di nostalgia sia storica che musicale. Grazie Matteo, grazie Gioielli.