Con Unsane, ultimo film del regista dopo Logan Lucky, è posta sullo schermo la questione esistenziale che molti si pongono. Questo è ciò che si chiede la protagonista, Sawyer, interpretata dall’attrice inglese Claire Foy (protagonista anche della serie Netflix The Crown): “E’ tutto vero o è frutto della nostra immaginazione?”
Nel film la protagonista si è appena trasferita in una nuova città per lavoro, lontano da sua madre e dai suoi amici. Il motivo? Uno stalker, di nome David Strine (nel film interpretato dall’attore statunitense Joshua Leonard), che portava suo padre affetto da Alzheimer a farsi visitare da Sawyer. Durante questi incontri se ne invaghisce, ma l’infatuazione degenera in stalking: continui sms, pedinamenti a casa e a lavoro che la costringono a cambiare vita.
A Boston però, dove Sawyer ha trovato un nuovo lavoro, la pace trovata avrà vita breve. Dopo essere stata costretta alla permanenza forzata in un istituto psichiatrico, è attanagliata da una lunga serie di vicissitudini che la porteranno a chiedersi se tutto sia frutto della sua immaginazione o no, se sia lei pazza o siano gli altri a ingannarla.
Il film, presentato fuori concorso al festival di Berlino dell’anno scorso, porta una novità vista prima d’ora solo in Tangerine di Sean Baker (regista anche di The Florida Project): l’utilizzo dell’Iphone al posto di qualunque cinepresa. Sonderbergh, dopo essere rimasto colpito dall’impatto ottenuto dal collega, si cimenta in quella che si può definire come la conferma del progresso tecnologico che porterà le telecamere dei cellulari ad una chiarezza degna delle migliori cineprese, come in parte è già stato dimostrato in questo film.
Il film esce nelle sale giovedì 5 luglio ed è l’ennesima prova del grande eclettismo dimostrato dal regista nel sapersi muovere fra i generi più disparati, arrivando con quest’ultima creazione a dare un’ultima, definitiva, conferma della sua poliedricità.