Femminismo. La parola è tanto densa di significato quanto spesso equivocata. E l’argomento, che sta sicuramente a cuore a tutte le donne, è stato il tema dell’ultima puntata di Le Donne Lo Sanno, in onda mercoledì 9 maggio (sotto il podcast da ascoltare).
Noi di Radio IULM abbiamo infatti trovato doveroso fare un passo indietro al 2017. In questo anno possiamo dire di aver osservato un risveglio degli animi nell’ambito della parità sessuale. A partire dal caso Weinstein, fino alla controversa elezione di Donald Trump, che soprattutto in America è stato sinonimo di continui attacchi all’universo femminile ancora oggi pubblicamente spogliato dei suoi valori.
Le Donne Lo Sanno, puntata di mercoledì 9 maggio. Tutti i podcast sono disponibili QUI
La storia del movimento femminista nasce alla fine del diciannovesimo secolo grazie alle battaglie delle Suffragette per dare alle donne della classe media diritto di voto. Con il passare dei decenni, una seconda ondata femminista si sviluppa intorno agli anni ’60, quando il discorso si evolve intorno a questioni come l’istruzione e il diritto ad un salario più equo. Possiamo facilmente dire che dagli anni 80 in poi la discussione non è stata mai del tutto messa da parte. Tutt’ora stiamo cavalcando la terza ondata di femminismo. Questa volta la contestazione, dopo essersi interessata ad ogni ambito della vita sociale, viene anche estesa, talvolta a torto, ad un discorso di tipo sessuale
Proprio questo punto sembra essere l’origine dei fraintendimenti intorno al significato del termine. Per definizione, il femminismo è un movimento di rivendicazione dei diritti economici, politici e civili delle donne. E’ allo stesso tempo un insieme di teorie che criticano la condizione tradizionale della donna, auspicandone un futuro migliore. In nessun dizionario troverete il femminismo indicato come sinonimo di estremismo. Accostato all’odio verso gli uomini (intesi come genere maschile), al disprezzo verso coloro che pur sostenendo l’eguaglianza tra i sessi non si schierano obbligatoriamente a favore dell’aborto o di pratiche come l’utero in affitto. Non vogliamo infatti in nessun modo associare le due cose.
Come l’attrice Emma Watson ha ricordato dopo essere stata nominata “ambasciatrice di buona volontà” dall’Onu, in un bellissimo discorso tenuto in occasione della presentazione del progetto “Heforshe”, “non è questione di essere migliori dell’altro sesso”, così come non è una gara a chi possiede più libertà sessuale.
Nel suo discorso ci sono riferimenti al suo passato. Dichiara di essersi accorta di essere femminista fin da piccola, quando il suo atteggiamento autoritario e deciso non veniva ben visto, mentre al contrario era giustificato nei suoi amici maschi. Negli anni di Harry Potter spesso il suo corpo è stato sessualizzato dai media. Ricorda di aver visto sue amiche lasciare la squadra di cui facevano parte, perché lo sport le avrebbe rese troppo mascoline fisicamente e agli occhi degli altri. Nonostante ciò si definisce estremamente fortunata.
Inevitabile quindi, una parentesi sulla fortuna che Io e Noemi, insieme a molte delle nostre coetanee, possiamo dire di avere, in un mondo che con tutte le sue storture è molto cambiato e riconosce maggiori possibilità e diritti alle donne. Certo è che tanto altro ancora sarebbe da fare. Estendere l’invito a parlare dell’argomento a Marco, in quanto amico ma soprattutto ragazzo, è stato per esempio un piccolo passo avanti. L’obiettivo è stato quello di estendere il dibattito al “sesso forte”, che erroneamente non si sente chiamato in causa a riguardo, ma dovrebbe essere il perno di una società che si muove nella giusta direzione.
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Parlare con Marco è stata un’occasione per ripercorrere la storia di Beyonce, una donna che oltre al suo indiscutibile talento musicale, ha anche il merito di spendersi totalmente per la causa. Scoprire che un ragazzo possa vedere nella cantante un modello da seguire anche e soprattutto per i suoi valori è stata una bella scoperta, tanto quanto sentirlo definirsi un “femminista”.
Abbiamo avuto modo di discutere con lui riguardo il femminismo su più livelli: l’educazione di un figlio, il lavoro, il futuro, le possibilità e le responsabilità che essere donna comporta. Siamo arrivati alla conclusione che il femminismo deve essere dimostrato tramite azioni quotidiane, mai professato e sbandierato, pretendendo l’ottenimento di una parità sulla base del disprezzo dell’altro.
Quello che ci premeva sottolineare è che essere una donna, credere nel femminismo, non ci impedirà un giorno di stirare le camice alla nostra metà, di preparare la cena, di compiere quelle azioni quotidiane che esprimono solo amore verso l’altro, e mai sottomissione, se reciproche. Mai questi piccoli gesti d’attenzione verso l’altro, scompariranno in nome di un ideale.
L’ultimo appello va fatto a te, uomo, che in questo momento stai leggendo questo articolo. Molto probabilmente non smetteremo mai di dirti che non sei capace di fare più cose contemporaneamente, che russi, che noi invece abbiamo mille qualità. Tu va oltre tutte queste parole e frasi fatte, ricorda che hai un compito importante: capire il vero valore di una donna dietro al suo abbigliamento, il suo corpo e il bel visino.
Dopo averlo fatto, riconosci anche a te la libertà di non essere sempre come la società ti impone, e insegnalo ai tuoi figli, di’ alle persone che ti circondano che piangere è lecito, essere fragili è normale e nessun atteggiamento dovrebbe mai identificarti come meno “maschio” di quanto tu non ti senta di essere.
Se gli uomini non devono essere aggressivi per poter essere accettati, le donne non si sentano in dovere di essere sottomesse. Se gli uomini non devono controllare, le donne non dovranno essere controllate.
Ammettendo ciò potremmo un giorno sperare che la parola femminismo non abbia più motivo di essere usata, e che al di là di ogni stereotipo di genere, potremmo definire noi stessi non più come ciò che non siamo, ma come l’insieme delle cose che realmente ci identificano.
Liberi di essere finalmente la versione più vera e completa di noi stessi.