E’ difficile ripercorrere una carriera di grandi successi. Nonostante ciò il maestro Pino Donaggio ci ha provato venerdì scorso qui alla IULM. Con la guida di Andrea Natale e Gianni Canova, il cantautore si è infatti raccontato insieme agli altri ospiti dal mondo del cinema e della musica.
Dagli esordi nel conservatorio di Venezia, sino al salto tra i grandi della musica italiana, la vita di Donaggio si è svolta all’insegna dell’arte. Appare dunque naturale che la carriera del cantautore sia continuata tra le melodie cinematografiche.
Brian De Palma e Dario Argento sono alcune tra le numerose eccellenze registiche con cui Donaggio ha collaborato negli ultimi anni, sia in produzioni italiane che estere.
Ma in che modo il cantautore è approdato nel mondo delle pellicole? Donaggio racconta di aver conosciuto il produttore di “Don’t look now”, suo primo film da compositore, percorrendo il Canal Grande, nella sua città natale, Venezia. Quella stessa Venezia delle quali ha restituito le atmosfere recondite con la nota colonna sonora di quel film. Pur non disponendo di una grande orchestra, il cantautore ha provato a descrivere “le calle strette, il rumore di passi, il verso dei gatti”. Suo grande alleato in questa ricercata impresa, come nelle seguenti, è stato senza dubbio il violino.
D’altra parte, l’approccio di Donaggio alla musica è avvenuto proprio attraverso questo strumento. Tramandatagli dal padre, la passione per gli archi è diventato un elemento distintivo delle sue armonie.
Certo, ammette il cantautore in seguito a una suggestione del Prof. Canova, talvolta è necessario indulgere ai clichè. Le musiche di suspense, ad esempio, sono estremamente codificate con i bassi. Devono avvertire il pubblico e dare degli appuntamenti della trama.
La maggiore libertà artistica si sperimenta nei temi, suggeriti dalle immagini dei film e dalle emozioni comunicate dai registi. A questo proposito, Donaggio ha raccontato dei sodalizi artistici con vari autori. “Con De Palma è stato facile lavorare, ci conosciamo ormai e ci capiamo subito” ha dichiarato il cantautore.“E’ un regista che sa quello che vuole. Inoltre i film che abbiamo realizzato insieme hanno poche parole; dunque la musica ha maggiore spazio”. Ricordiamo, ad esempio, la memorabile scena del museo del film “Vestito per uccidere”. Qui, alle voci dei protagonisti, si sostituisce l’emozionante dialogo tra il pubblico e la musica.
Anche per Dario Argento Donaggio ha parole lusinghiere: “Ha una grande conoscenza musicale, dai temi di suspance, al jazz, al rock ‘n roll”.
A collaborare con Donaggio in uno dei suoi migliori lavori è stato però il regista Paolo Franchi, presente anch’egli all’incontro. Con tanto umorismo ed una punta di nostalgia, i due artisti hanno raccontato delle ore passate al telefono per la composizione dei temi del film “ Dove non ho mai abitato”. “È uno dei migliori lavori di Pino Donaggio” dichiara soddisfatto Franchi. “Quello di “Dove non ho mai abitato” è un Donaggio diverso dal solito. Ha composto un tema sentimentale, senza essere sentimentalista, con le note graffiate tipiche dei suoi lavori”.
I ricordi del cantautore si sono poi spostati agli anni della gioventù e della musica classica, per poi abbracciare quelli della grande canzone italiana. Dalla fortunata presentazione alla Curci, sino alle partecipazioni Sanremesi, la carriera del cantautore è stata ricca di successi. Tuttavia, il culmine è stato raggiunto senza dubbio con “Io che non vivo”. Questo pezzo del ’65 è stato infatti tradotto in moltissime lingue e ricantato dai più grandi nel panorama della musica italiana.
Da buona veneziana la madre amava consigliare al cantautore: “Buttati sul mar grande”. Ebbene, si può dire che sia nella musica, sia nel cinema Pino Donaggio ci sia riuscito.