Il Diritto per immagini. Dialogo su arte e giustizia nel workshop ospitato da IULM

Può la giustizia passare attraverso rappresentazioni grafiche? Questa è la domanda che ha animato il workshop di mercoledì scorso all’Università IULM, dal titolo Il diritto per immagini.

Da sinistra: Giuseppe Rosati, Sidia Fiorato, Luca Pellegrini, Paolo Heritier, Federico Regaldo

Il dibattito ha infatti abbracciato varie forme d’arte, coinvolgendo numerosi docenti e giuristi. D’altra parte, alla percezione della giustizia, è inevitabilmente legato anche il suo operato. Dunque, il tema non è secondario. Per questo l’avvocato Federico Regaldo ha inaugurato gli interventi confrontando l’architettura delle case della magistratura in Italia a quella del Belgio.

Il palais De Justice di Bruxelles costruito da Joseph Poelaert nel 1861

Se nel nord Europa la giustizia pare aver conservato un’aura sacrale, in Italia si preferisce un’impressione di semplicità ed efficienza. Così, con il tempo, ad apparenze maestose, tribunali e corti supreme hanno sostituito aspetti ordinari. “La sensazione è che si tenda a rendere la giustizia un servizio tra i tanti” ha osservato, in proposito, il professor Giuseppe Rosini.

Ciò non si riflette però sulla rapidità e sull’efficienza del sistema italiano. Il nostro paese occupa infatti uno degli ultimi posti della classifica del Word Economic Forum per le cause civili.

Sebbene la posizione del Belgio sia più elevata, tempistiche e costi non differiscono troppo da quelli del bel paese. Tuttavia, nello stato francofono si avverte maggiormente la necessità di preservare gli antichi templi dell’equità. A testimonianza di ciò, in collegamento dal Belgio, Pierre Buyle, presidente dell’ordine degli avvocati del suo paese, ha raccontato la strenua lotta che sta conducendo in favore dello storico Palais de Justice di Bruxelles.Costruito negli ultimi anni dell’800, il palazzo illustra gli straordinari risultati raggiunti dall’arte al fianco della giustizia. Due aspetti, questi, che a parere del giurista sono complementari.

La dea giustizia bendata. La cecità inizialmente ne comunicava la mala amministrazione. Tuttavia, nel tempo, il significato è cambiato. Oggi la benda è simbolo di equità rispetto alle parti

Di tale avviso è anche il professor Paolo Heritier, docente di filosofia del diritto all’Università del Piemonte Orientale. Le icone si sono, d’altra parte, sposate per anni al testo scritto per descrivere la legge ed i suoi organi. Tuttavia, con l’avvento dei secoli della contemporaneità questi aspetti si sono svincolati nell’immaginario comune.

Il legame tra giustizia e arte però persiste ancora in molte forme di rappresentazione moderna: per esempio il balletto. In particolare, la professoressa Sidia Fiorato ha individuato nel “Romeo e Giulietta” coreografato da Mcmillan numerose raffigurazioni del potere e della giustizia. Riprendendo i canoni del masque rinascimentale, per esempio, la celebre “Danza dei cavalieri” funge da manifestazione del potere di Lord Capuleti e dei suoi alleati.

Se l’arte può rappresentare la giustizia del potere, può però abbracciare anche la trasgressione. Così, nel “Romeo e Giulietta” i corpi dei protagonisti esprimono, di volta in volta mediante la danza, l’adesione o la repulsione verso il sistema di valori loro propugnato.

La celebre “Banda bassotti”, punita con la divisa carceraria ancor prima di commettere il delitto

Questa stessa dualità si ravvisa anche in un’altra popolare arte, quella del fumetto. Dagli universi preordinati delle storie Disney, passando per i supereroi, sino alle accese satire di Maxmagnus e ai beniamini di Alan Moore. Il viaggio tra le vignette condotto dal professor Rosini ha raffigurato differenti percezioni di giustizia e diritto. In tutte è evidente la volontà, se non di recuperare, di irridere la sacralità ormai smarrita dalla giustizia.

Del resto, la funzione dell’arte consiste nel segnalare l’esigenza di un cambiamento. Lo stesso che appare  urgente consultando le statistiche relative al nostro sistema giudiziario.

Dunque, se l’arte non riesce più a rappresentare la giustizia, l’ipotesi azzardata è che possa aiutarci a comprendere come migliorarla.

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