Tonya Harding. Il nome di una delle pattinatrici più famose di sempre è, da qualche mese, un po’ più familiare al grande pubblico.
E’ scesa infatti per la prima volta dal ghiaccio, per entrare nelle sale cinematografiche, la fama della sportiva di cui non se ne ricorda solo il talento ma anche un curioso intrigo da registro poliziesco. Oltre ad essere la prima statunitense della storia ad aver eseguito il triplo Axel, ovvero un salto con 3 giri e mezzo, la campionessa americana fu sospettata di essere la mandante di un attentato, naturalmente a sfondo agonistico, seppure non ci siano prove certe a dimostrarlo. Lo scandalo vide come vittima la diretta rivale e connazionale della Harding: Nancy Kerrigan. Il misfatto fu opera di un esecutore assoldato da Jeff Gillooly, marito di Tonya ed interpretato nel film da Sebastian Stan.
Nel film di Gillespie – in passato al cinema con Lars e una ragazza tutta sua e L’ultima tempesta – la storia viene raccontata attraverso l’utilizzo del flashback. Saltando indietro nel tempo i protagonisti, invecchiati col make-up, parlano degli eventi che avvennero tra gli anni ’70 e i primi anni ’90. A differenza di quanto ci si poteva aspettare, il regista statunitense non cade comunque nella tentazione di concentrare gran parte del film nello scandalo in cui la pattinatrice fu coinvolta. Al centro resta la vita di una sportiva vincente e tenace, in un vissuto travagliato, dall’infanzia alle accuse riguardo lo scandalo.
Un ruolo fondamentale lo ricopre non a caso il rapporto con la madre, LaVona, interpretata nel film da una sontuosa Allison Janney. Viene mostrato il lato più severo e cinico della madre che crebbe Tonya a pugni e grida con un unico obiettivo: farla diventare una campionessa, a qualunque costo. La scena simbolo di questo è quella in cui si vede un uomo insultare Tonya prima di una gara, pagato dalla stessa LaVona con lo scopo di tirar fuori dalla figlia il suo lato più competitivo.
Nella drammaticità del film, portata anche dal violento e burrascoso rapporto tra Tonya e il marito, Craig Gillespie caratterizza la vicenda con la rottura della quarta parete, che sdrammatizza, ma allo stesso tempo coinvolge ancor di più lo spettatore nella vicenda. Sbattendo in primo piano una realtà provata che dal 29 marzo, nelle sale italiane, torna a raccontarci la magia del cinema, che quella verità ha il potere di poetizzarla per il proprio pubblico.