E’ stata l’edizione del “dissenso comune” portato avanti dalle donne in concorso. Parecchio variegati i generi proposti, in una cerimonia impreziosita da premi alla carriera a grandi star del cinema del bel paese prima che a quelle del cinema straniero. E dal grande riconoscimento ad una delle città simbolo del nostro cinema: Napoli.
I David Di Donatello, giunti alla 62esima edizione, hanno dunque dato prova dell’evoluzione che pian piano sta avvenendo all’interno del nostro panorama cinematografico. E’ nuova brezza quella che soffia nelle nostre sale. La quale non è spinta soltanto dall’attivismo delle donne vittime di abusi con il movimento #MeToo, a cui è andato il tributo di Paola Cortellesi nel suo monologo iniziale, ma anche, e forse soprattutto, dal nuovo odore che emanano i film premiati (e non) in concorso.
Simbolo di questa evoluzione positiva può così essere Jonas Carpignano. Questi è un regista nato a New York da padre italiano e madre afroamericana, giunto alla vittoria del premio alla miglior regia per il suo secondo lungometraggio: A Ciambra. Film questo particolarmente sensibile ai temi dell’integrazione e della diversità, di cui è produttore esecutivo Martin Scorsese e che per un soffio non ha rappresentato l’Italia agli Oscar.
Hanno sicuramente inciso ancor di più nel segno della “diversità” di questi David anche i generi dell’animazione e del musical. Questi sono stati rappresentati da Gatta Cenerentola e Ammore e Malavita. Il primo vincitore della miglior produzione e dei migliori effetti digitali, nonchè prova di cosa l’animazione può dare al grande schermo. Il secondo è vincitore, fra gli altri premi, anche di quello per il miglior film. Produzioni che inoltre, insieme a Napoli Velata e La tenerezza, celebrano Napoli, città da sempre sposata alla settima arte.
Commovente dunque la vittoria da parte di Giuliano Montaldo della statuetta per il miglior attore non protagonista in Tutto quello che vuoi di Francesco Bruni, facendo il paio col David già ricevuto alla carriera. L’atmosfera partenopea porta fortuna anche a Renato Carpentieri, premiato come miglior attore protagonista ne La tenerezza di Gianni Amelio.
Entrambi gli interpreti sono stati premiati dalle due dive che hanno ritirato il premio alla carriera. Da una parte Stefania Sandrelli, veterana del cinema italiano con tre David vinti su ben undici candidature. Dall’altra Diane Keaton, vista di recente in The Young Pope di Paolo Sorrentino, e vincitrice nel 1978 dell’Oscar alla miglior attrice protagonista nel film Annie Hall, per il quale nel suo discorso ha voluto pubblicamente ringraziare l’amico Woody Allen, affermando che senza quel ruolo non si sarebbe trovata dov’è oggi.
Emozionante anche il discorso di ringraziamento di un gigante del cinema come Steven Spielberg. Questi ha ricordato quando, dopo il suo primo lungometraggio, Duel , nel 1971, trovandosi a Roma incontrò per la prima volta Federico Fellini, che gli regalò complimenti e consigli ancora oggi presi alla lettera. Il momento però più importante per il regista americano è quello della consegna della statuetta al miglior regista esordiente: Donato Carrisi. Scrittore, questo, che ha debuttato in sala con La ragazza nella nebbia, tratto dal suo stesso romanzo.
Da segnalare le 4 vittorie di Nico, 1988 di Susanna Nicchiarelli. Tra queste spicca quella per la miglior sceneggiatura originale. Per quanto riguarda l’estero sono rimarcabili il David al miglior film europeo per The Square, dello svedese Ruben Ostlund, e il David al miglior film straniero per Dunkirk di Christopher Nolan.
Commemorativo (e meritato) il premio alla miglior sceneggiatura non originale andato ad Antonio Piazza e Fabio Grassadonia per Sicilian ghost story. Film in memoria di Giuseppe di Matteo, figlio di un collaboratore di giustizia ucciso da Cosa Nostra negli anni ’90.
David di Donatello, insomma, che di certo non hanno deluso le attese. Che ci regalano tanto ottimismo in vista dei prossimi anni. Che hanno dimostrato come il cinema italiano non si giri i pollici, ma sia anzi in continua evoluzione. Insomma: se poi dicono che il cinema italiano è in crisi…