L’edizione 2018 dei premi David di Donatello va in scena stasera, mercoledì 21 marzo. Il pubblico del cinema si riverserà infatti sulle frequenze di Rai Uno, alle 21.25, per assistere alla cerimonia di consegna delle ambite statuette diretta da Carlo Conti.
In questa intervista Fredo Valla, giurato del festival, ne ha parlato con Radio IULM. Regista, sceneggiatore, nonché celebre uomo di montagna piemontese, è conosciuto nel mondo dell’audiovisivo per i numerosi documentari e lungometraggi. Due le opere che lo hanno consegnato al grande pubblico: Il vento fa il suo giro e Un giorno devi andare, scritti e diretti con il collega Giorgio Diritti.
E la domanda d’esordio a Valla è, date le sue origini sabaude, su cosa ne pensi di Una questione privata, il film nominato e liberamente tratto del romanzo di Beppe Fenoglio. “Sono molto affezionato a Fenoglio, ma penso che il film si sia preso troppe libertà. L’accento romano di Luca Marinelli – spiega il giurato – era un po’ troppo accentuato e talune scene sono girate in montagna, quando il romanzo era invece ambientato nell’alta Langa piemontese”.
Mi dico d’accordo. Riconosco sia, questo, il rischio che corrono i film di ambientazione storica. Gli ricordo come qualche anno fa, per lo stesso motivo, fosse stato criticato anche Il Giovane favoloso. “Ho apprezzato però quel film. La ricostruzione storica di Martone era accurata, si addiceva al clima “melodrammatico” dell’epoca”.
Cambio argomento. Gli chiedo più di preciso chi pensa si meriterebbe il miglior film. “Ho apprezzato molto La guerra dei cafoni. Anche se – commenta Valla – purtroppo non è entrato nella cinquina finalista. E’ un film ben scritto, gli interpreti sono quasi tutti giovani e nonostante la poca esperienza molto capaci.” Colgo allora la palla al balzo: gli domando quale interpretazione ha preferito. “Mi è piaciuta Jasmine Trinca in Fortunata. Penso abbia buone possibilità di vincere il David.” Fredo da’ inoltre impressioni positive su Easy – Un viaggio facile facile, A ciambra e Nico 1988, usando parole incoraggianti soprattutto per quest’ultimo. “E’ un film che ha suscitato molto interesse nell’ambiente. Descrive un personaggio con una storia affascinante.”
Mi sposto poi oltreoceano e gli chiedo cosa pensi di The shape of water, il film che ha fatto guadagnare a Guillermo del Toro l’oscar alla miglior regia. “Mi è piaciuto molto. E’ un film – dice – che ci riporta alle origini di questa arte, quando le storie sullo schermo riuscivano a farci credere che “gli asini potessero volare”, come si suol dire. E’ una storia surreale, ma capace di farci sognare.”
Cambiando di nuovo argomento gli chiedo che idea abbia del rapporto dei giovani con il cinema. Le nuove piattaforme come Netflix li stanno allontanando dalla sua purezza?
“Non lo penso. Nella mia scuola di cinema – racconta – vedo molti giovani appassionati a questa piattaforma. Certo, è diventato tutto più semplice: i mezzi di produzione sono meno costosi e le vie di diffusione più brevi. Questo però non vuol dire che il lungometraggio di un emergente abbia oggi vita più facile. Può anzi perdersi con maggiore facilità nel mare di internet.”
Riservo l’ultima domanda al suo futuro. Valla sta lavorando a nuovi progetti? “Attualmente sto sponsorizzando il mio nuovo documentario sulla prima guerra mondiale: Non ne parliamo di questa guerra. Sto in oltre lavorando ad un prossimo, Bogre, che tratta della dell’eresia Catara e la Crociata contro gli Albigesi nel basso medioevo”.
Grazie, Fredo. E buon lavoro. Anche se, almeno per il David, il più è fatto. A stasera con i verdetti del festival.