Nonsense. Frase o testo che esprime un umorismo paradossale e fantastico mediante strani giochi di parole, accostamenti grotteschi, surreali, assurdi. Questo è, almeno secondo il dizionario.
Se mai c’è stata una figura in grado di rispettare pienamente questa descrizione, nella realtà, quella è però Nino Frassica. Come ci ricorda un evento della ricca programmazione di Tempo di Libri. Da comico, quanto da attore, l’uomo di spettacolo messinese ha infatti portato alla massima espressione, anche nella comicità, quel nonsense che prima ritenuto esclusivamente letterario.
Scoperto da Renzo Arbore, con cui formerà una coppia storica della televisione italiana, Frassica muove i suoi primi passi in TV nel 1985 a Quelli della notte e riscuote un immediato successo che segnerà l’inizio di una brillante carriera. Il comico crea la sua popolarità con personaggi assurdi ma verosimili, tratti dall’immaginario collettivo italiano, riuscendo quindi ad ironizzare e farsi beffa delle figure spesso presenti nella TV di allora: una sorta di meta-televisione. Uno dei suoi ruoli più riusciti è senz’altro il “bravo presentatore” di Indietro tutta, parodia del presentatore tipico di quegli anni, all’interno di un programma che a sua volta voleva ironizzare e criticare una televisione ormai commerciale, priva di contenuti culturali e votata solo al guadagno.
E Frassica realizza tutto questo giocando con frasi e parole totalmente surreali, legate fra loro in un discorso fluido e omogeneo, grazie all’uso di termini in assonanza fra loro. Da questo punto di vista il nonsense di Frassica si può definire un’evoluzione della cosiddetta “supercazzola” portata in auge da Ugo Tognazzi nei panni del Conte Mascetti del celebre Amici miei – ma prima, in parte, da alcune commedie di Totò -. Discorsi privi di senso, allo scopo di confondere l’interlocutore, quelli in cui si esibisce l’atipico conte del cinema italiano.
Di cui Frassica non può non parlare a Tempo di libri: “I personaggi di provincia e la golardia dei protagonisti di Amici miei sono tipici dell’umorismo di Arbore. E mio”. Frassica fa propria questa tecnica e inventa discorsi più verosimili, usando termini esistenti nella lingua italiana, ma parzialmente, o del tutto, fuori contesto. Questa sua peculiarità si ritrova nei suoi personaggi successivi, come il mago Acirfass, parodia dell’oroscopo, le cui predizioni sono al limite dell’assurdo e spesso inconcludenti, e Anno Ghiotti, direttore della rivista Antiprimi, che ironizza sul modo di fare gossip e commentare il mondo dello spettacolo.
Quest’ultimo personaggio è stato in parte ripreso e portato a Che tempo che fa, dove Frassica è oggi ospite fisso nei panni del direttore e vicedirettore del settimanale Novella Bella. Ma la “superstar” tra le interpretazioni di Frassica è Frate Antonino da Scasazza, suo personaggio d’esordio nel 1985, noto per gli aneddoti su Sani Gesualdi. E’ lui il goliardico santo protettore dei nanetti, a cui è stato dedicato anche un libro, Sani Gesualdi superstar, di fresca ristampa.
Proprio nel creare questo personaggio Frassica gioca con la lingua italiana, storpiandola a suo piacimento, creando una antologia del nonsense e, a suo modo, una lingua a sé stante, ancora oggi innovativa e fonte di ispirazione per una nuova generazione di comici. Maccio Capatonda e Massimo Bagnato su tutti.
Il suo lessico fuori contesto e spesso azzardato, diventa oggi un cult, per merito di intuizioni di Frassica che consacrano definitivamente il nonsense come registro comico. Forse non da tutti compreso e apprezzato, seppure, come ricorda lo stesso Frate Antonino, “non è bello ciò che è bello, ma che bello, che bello, che bello”.