C’era anche Achille Cignani, speaker di Radio IULM, tra gli studenti che hanno preso parte alla simulazione di organi internazionali CW MUN 2018. Ed anche lui, come quanti hanno vestito i panni degli esponenti della diplomazia internazionale,
ha fatto ingresso nella sede del ministero degli Esteri per incontrare il responsabile del dicastero, Angelino Alfano. Scopri cosa è successo nel loro incontro e cosa ha detto il ministro all’interno del servizio.
In omaggio alla settima edizione del CW MUN Roma 2018 (Change the World Models United Nations), la prestigiosa simulazione dei principali organi delle Nazioni Unite tenutasi nella capitale dall’1 al 3 febbraio, il ministro degli Esteri, Angelino Alfano, ha avuto l’occasione di incontrare gli studenti ospiti di questa iniziativa.
In tutta la sua imponenza, la Farnesina ha così accolto gli aderenti a questa edizione capitolina che dopo qualche anno, si conferma nuovamente in quanto a numero di iscritti e multiculturalità dei componenti. Oltre trecentocinquanta, infatti, i giovani provenienti da quasi sessanta paesi diversi. Una fusione di culture, amalgamate per un obiettivo comune: mettersi nei panni dell’ONU nell’affrontare le impervie vicissitudini che ostacolano l’equilibrio del nostro pianeta. Intesa, che sembrerebbe essersi materializzata al meglio, secondo quanto dichiarato dall’Executive Manager dell’evento, Alessandro Dimaiuta.
Partendo da questo assunto, il Ministro Alfano ha preso visione degli organi rappresentativi della simulazione, quali, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati e l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura. Ha espresso un pensiero a riguardo, in qualità di membro dell’istituzioni dal lontano 2001. Anno in cui iniziò l’esperienza da parlamentare, come Deputato di Forza Italia, sotto la XIV legislatura, interamente percorsa dal terzo governo di Silvio Berlusconi.
“Sono lieto di ospitarvi qui, dove solitamente siedono uomini delle istituzioni, ambasciatori che – ha detto Alfano agli studenti di CW MUN – rappresentano vari Paesi del mondo e che, per ruolo o per funzione, hanno una certa età. E vedere questa sala piena di ragazzi mi riempie di gioia, e fa sentire questa Farnesina ancora più forte, ancora più viva”.
L’esponente del governo ha poi sottolineato l’importanza dei succitati organi, in materia di pace e sicurezza internazionale.
“Vorrei dirvi alcune cose su queste istituzioni. Il Consiglio di Sicurezza – afferma – è una grande lezione della storia, costituito per mantenere la pace tra i diversi popoli. Questa grande lezione, l’abbiamo vissuta nello scorso 2017, durante il quale l’Italia ha partecipato al SC in qualità di membro non-permanente”.
C’è una marcata distinzione tra i P-5, ovvero i 5 membri permanenti nonché vincitori del secondo conflitto mondiale e dunque, Stati Uniti d’America, Regno Unito, Federazione Russa, Francia, Repubblica Popolare Cinese e i membri non-permanenti, vale a dire quelli eletti con un mandato biennale in base a precisi criteri.
“Il primo grande insegnamento che ci ha portato lo scorso anno di consiglio, diviso con gli amici olandesi, con i quali abbiamo spartito il biennio 2017-2018, è che la guerra persa porta ancora cicatrici sulla pelle delle nostre istituzioni. Un grande Paese, una grande democrazia, una grande potenza industriale come l’Italia – racconta – non è membro del Consiglio di Sicurezza per l’errore di una guerra sbagliata ed infame, dal nostro punto di vista. Dico infame perché per noi il 2018 è l’ottantesimo anniversario della promulgazione delle leggi razziali in Italia. Il fascismo fu una fase storica in cui la mente umana finì per annebbiarsi. Non solo le proclamò, ma portò in guerra un Paese pacifico come l’Italia. E ancora ne risentiamo. Risulta, dunque, indispensabile parlarne, perché nessuno, mai più, possa dire di non averne sentito parlare”.
L’inquilino della Farnesina ha allora ritenuto imprescindibile richiamare alla mente di tutti i presenti l’ottantesimo anniversario dell’abrogazione delle leggi razziali in Italia, ricordate lo scorso 27 gennaio, congiuntamente alla Giornata della Memoria. Ha poi proseguito citando l’importanza dell’ONHCR e della FAO.
“Al momento, circa 800 milioni di persone al mondo non riescono a sfamarsi, non arrivano ad un euro al giorno. 1 su 9. Rispetto agli anni ’90 – dice Alfano – la situazione è cambiata, perché ora 216 milioni di persone in meno soffrono la fame. Ma persistono ancora una profonda disuguaglianza e discriminazione. Chi pianta oggi il seme della discriminazione, raccoglierà poi il frutto della violenza”.
Per comprendere il mondo di oggi è infatti doveroso fare riferimento ad alcuni dati sui rifugiati. Al mondo ci sono 65 milioni di persone che fuggono dal proprio paese natale, con lo stato di rifugiati. 22 milioni dei quali minorenni. Sono più di 10 i milioni di ragazzi costretti a fuggire da una guerra, a fuggire dalla propria patria, a fuggire e rinnegare le proprie radici.
“Intrecciare questi tre fili è necessario – afferma il ministro degli Esteri – per carpire il mondo di oggi, siccome noi siamo parte di quelle generazioni di europei che, dalla nascita, hanno sempre e solo vissuto nella pace. Anch’io sono figlio di questa generazione. La mia idea di guerra l’ho sviluppata anche attraverso il mio viaggio nella regione del Donbass, qualche giorno fa, dove sono morte più di diecimila persone. Quindi anche in Europa, dove l’idea della pace è quanto di più scontato possa esistere, sussistono tutt’ora alcuni checkpoint a qualche ora di volo da Roma”.
Niente di più vero. Non sempre ci fermiamo a riflettere. Anzi, quasi mai lo facciamo. Ma è indispensabile, con i tempi che corrono, essere consapevoli che anche nel nostro continente ci sono questi problemi. Occorre forse essere un po’ meno individualisti e un po’ più altruisti. Meno miopi.
In conclusione, Alfano ha rivolto un invito ed un buon auspicio a tutti i presenti: “Dovete perseguire i vostri sogni con grande entusiasmo, con spirito di curiosità e tanta voglia di fare. Ma questa spinta ideale – dice – deve essere coniugata con la responsabilità di fare del bene e quindi cambiare le cose in meglio. Nello Stato e in ogni organizzazione, anche quelle internazionali, oltre ad una responsabilità istituzionale c’è sempre una forte responsabilità individuale e personale”.
Enfatizzando la potenza della rivoluzione digitale, che ha marcato la storiografia moderna, Alfano ha concluso l’intervento sottolineando l’impegno che i giovani devono investire nello sfruttare i potenti mezzi comunicativi a disposizione. Far sì che venga ridotta il più possibile la condizione per la quale un numero considerevole di individui è costretto, tutt’ora, a convivere con il presentimento di essere sgradito. E augurando a tutti gli studenti la più brillante e intraprendente carriera diplomatica a servizio delle istituzioni italiane. E, perché no, europee.